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Un lavoratore su due è vittima di molestie sessuali

Le vittime di molestie sessuali sul posto di lavoro sono soprattutto donne vario images

Secondo uno studio della SECO le vittime di molestie sessuali sul posto di lavoro sono soprattutto donne, impiegate a tempo parziale, di doppia cittadinanza o persone appena inserite nell'azienda.

Patricia Schulz, direttrice dell’Ufficio federale dell’uguaglianza fra donna e uomo, si dice sorpresa dall’elevato numero di casi di molestia registrati in Svizzera.

Le molestie sessuali sul posto di lavoro sono più diffuse di quanto si pensi. Secondo uno studio presentato martedì a Berna dall’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU) e dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), un salariato su due costituisce un caso a rischio. Le vittime sono prima di tutto donne, impiegate a tempo parziale, di doppia cittadinanza o persone appena inserite nell’azienda.

L’aggressione sessuale o lo stupro, molto rari, costituiscono i peggior casi di molestie sessuali, precisa l’inchiesta – la prima del genere a livello nazionale – svolta su un campione di 2020 persone. Le molestie sessuali includono però anche osservazioni scabrose sull’aspetto fisico, rimproveri sessisti, presentazione di materiale pornografico o tentativi di avvicinamento accompagnati da promesse di ricompensa o minacce di rappresaglia.

Conseguenze pesanti

Le conseguenze possono rivelarsi molto pesanti. Come sottolineato in una conferenza stampa a Berna dal presidente della Confederazione Pascal Couchepin, le molestie sessuali avvelenano la vita di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici: “È nell’interesse di tutti lottare contro queste azioni”, ha detto.

“Spesso la vittima sente il bisogno di dimettersi, perché il clima è diventato insopportabile”, ha spiegato a swissinfo Patricia Schulz. “La persona che ha subito una molestia si sente lesa nella sua dignità, umiliata al punto che in molti casi questo dolore sfocia in una depressione”, ha aggiunto la direttrice dell’UFU.

Dal canto loro le aziende devono pagarne le conseguenze: la vittima di molestia è meno motivata a lavorare, la sua produttività diminuisce, l’assenteismo aumenta. Se la vittima rassegna le dimissioni, poi la ditta deve assumersi i costi di una nuova assunzione.

Il datore di lavoro ha tutto l’interesse ad agire anche perché può essere condannato a versare al salariato vittima di molestie un indennizzo che può ammontare fino a sei mensilità, se non ha preso adeguati provvedimenti.

Soprattutto donne

Sull’arco della vita professionale, il 28% delle lavoratrici e il 10% dei lavoratori sono stati vittima di molestie sessuali (rispettivamente il 10% e il 4% negli ultimi 12 mesi). “Sono molto sorpresa dall’elevato numero di persone confrontate con comportamenti che potenzialmente possono rivelarsi delle molestie. Sono sorpresa anche dalla proporzione di uomini toccati dal fenomeno”, ha detto Patricia Schulz.

Tra i casi più sovente citati sia dalle donne che dagli uomini figurano i commenti e battute umilianti. Seguono poi, per le lavoratrici, gli sguardi insistenti, le osservazioni sconvenienti e i contatti ravvicinati indesiderati. Dal canto loro, i salariati sono piuttosto confrontati con telefonate, lettere o messaggi indesiderati, nonché con gesti osceni o insinuazioni di natura sessuale.

Nel 64% dei casi, gli autori sono uomini, singolarmente o in gruppo, mentre la proporzione delle donne raggiunge il 15%. Nel circa il 20% rimanente, gli autori sono gruppi di persone di entrambi i sessi.

In più della metà dei casi, il comportamento inopportuno è opera di colleghi. A maggiore distanza seguono i clienti e i pazienti. I superiori sono più sovente chiamati in causa dalle donne (in quasi il 15% dei casi) che non dagli uomini (circa il 5%).

Settori implicati

Il fenomeno interessa maggiormente taluni settori, quali editoria/stampa, alberghi e ristoranti, industria alimentare e chimica. Le donne citano più sovente i settori delle banche/assicurazioni, delle poste/telecomunicazioni, dei servizi personali, nonché delle industrie tessile, edile e del commercio al minuto.

Dal canto loro, gli uomini sono più sovente confrontati con un comportamento inopportuno nei settori della salute e del sociale. Il fenomeno delle molestie sessuali concerne maggiormente le imprese con più di 50 dipendenti e quelle molto piccole. Tuttavia, vi sono anche sempre più grosse ditte (oltre 500 dipendenti) che adottano misure di prevenzione.

Quasi sempre, le vittime si difendono direttamente o ne parlano con i colleghi di lavoro. Il ricorso a un servizio interno o a un aiuto esterno sono molto rari. Quasi 100 casi sono finiti davanti a un ufficio di conciliazione o in tribunale. Quasi sempre il o la dipendente hanno già dato le dimissioni, visto che il clima di lavoro si era fatto insopportabile.

swissinfo e agenzie

Per comportamento discriminante si intende qualsiasi comportamento molesto di natura sessuale o qualsivoglia altro comportamento connesso con il sesso, che leda la dignità della persona sul posto di lavoro.

In particolare è considerato una molestia il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressioni di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo sessuale.

Attraverso un sito Internet e opuscoli, l’Ufficio federale dell’uguaglianza fra donna e uomo e la Segreteria di Stato dell’economia incitano i datori di lavoro ad assumere le loro responsabilità.

Per il momento, soltanto un terzo delle aziende ha adottato misure preventive.

Il ventaglio è ampio: informazione sulle molestie sessuali, dichiarazione di principio della direzione che esige tolleranza zero, indicazioni sulle persone o servizi cui rivolgersi, chiare minacce di sanzioni contro i molestatori.

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