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Un nuovo codice mondiale per lottare contro il doping

Il direttore della Wada Dick Pound cederà presto il posto al suo successore John Fahey Keystone

Durante la terza conferenza mondiale sul doping è stata approvata la revisione del codice volto a lottare contro l'utilizzo di sostanze illecite nello sport. Principale novità: la flessibilità delle sanzioni.

Un esperto svizzero ritiene che l’adozione di nuove direttive fosse necessaria. Secondo lui le regole in vigore finora erano troppo rigide e il sistema di prevenzione andava potenziato.

Adottato sabato a Madrid, il testo è stato discusso dai 1500 delegati di 152 paesi che hanno preso parte alla terza conferenza mondiale sul doping.

Tutti i membri salvo la FIFA (Federazione internazionale delle associazioni di football) si sono espressi in favore della nuova regolamentazione, che entrerà in vigore il 1. gennaio del 2009.

“Nessuno pensa che il codice adottato sabato sia il punto d’arrivo della lotta antidoping. È però un grande passo avanti in questo settore”, ha dichiarato Dick Pound, direttore dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada), che dal prossimo primo gennaio cederà il posto all’australiano John Fahey.

Sanzioni flessibili

La revisione del documento di quasi ottanta pagine ha richiesto oltre 18 mesi di contrattazioni fra il gruppo di lavoro della Wada – incaricato della sua redazione – e i suoi partner: governi, federazioni, comitati olimpici, agenzie nazionali antidoping, atleti, ecc.

Fra le principali modifiche introdotte dalla nuova normativa vi è l’introduzione del principio della flessibilità delle sanzioni, con la possibilità di tenere conto di circostanze attenuanti e aggravanti nell’ambito dell’imputazione della pena.

Se è provata l’esistenza di circostanze aggravanti, il periodo di sospensione dell’atleta per la prima violazione del codice passa da due a quattro anni. È il caso ad esempio per l’uso di sostanze che accrescono la possibilità di migliorare la prestazione e le cui tracce rimangono nel corpo dell’atleta per più di due anni, inclusi taluni steroidi.

D’altro canto, la pena può essere ridotta se gli sportivi riescono a provare che le sostanze non sono state assunte allo scopo di migliorare la prestazione, se ammettono di essersi dopati o se collaborano con le autorità durante la procedura.

Sistema troppo rigido

Mathias Kamber, capo del settore prevenzione del doping presso l’Ufficio federale dello sport, ritiene che la revisione fosse necessaria. Secondo lui, il sistema di sanzioni previsto nel codice in vigore finora – adottato nel 2003 – si è dimostrato nella realtà dei fatti troppo rigido.

“Se ad esempio un atleta assume inavvertitamente un farmaco, le sanzioni previste nel codice del 2003 sono troppo severe”, dice a swissinfo. “Capita però anche che ad atleti che si sono resi colpevoli di una truffa siano applicate pene troppo leggere”.

In Svizzera il problema del doping non assume le proporzioni registrate in altri paesi occidentali e la metà dei casi identificati riguardanti l’uso di droghe concerne il consumo di cannabis.

Recentemente tuttavia, l’ex numero uno del tennis mondiale Martina Hingis è risultata positiva al test della cocaina durante il torneo di Wimbledon.

Per combattere in modo più efficace il problema del doping, la Wada propone una maggiore cooperazione con la polizia e le autorità investigative. Gli approcci al problema sono molteplici: “Abbiamo bisogno di un sistema maggiormente integrato per combattere questo fenomeno”, afferma Kamber. “Ciò significa che non ci si può limitare ai controlli. Bisogna migliorare anche l’informazione, l’educazione e la ricerca nel settore”.

Network mondiale

Il rappresentante dell’Ufficio federale dello sport ritiene inoltre che occorra una rete di consulenza a livello internazionale. Questo perché lo sport è un fenomeno globale. “Gli atleti si spostano in tutto il mondo e dobbiamo potere effettuare i test ovunque”, sostiene Kamber.

Il sistema però costa. A corto di fondi, l’Agenzia mondiale antidoping sta seriamente prendendo in considerazione la possibilità di fare capo a degli sponsor. Ma Kamber non è convinto che si tratti di una buona idea, in particolare da quando gli atleti fanno uso di sostanze dopanti per rimpolpare i loro guadagni. “Se si paragonano le somme spese in ambito sportivo con quelle adibite alla lotta contro il doping si nota un enorme divario” sostiene.

kamber non esclude tuttavia la possibilità di collaborare con degli sponsor: “Essi potrebbero contribuire ad esempio a potenziare il settore della ricerca. Ma attribuire dei diritti sulle attività dell’agenzia a questi finanziatori sarebbe una mossa sbagliata perché in tal modo la Wada rischia di perdere la propria indipendenza”, conclude.

swissinfo, Scott Capper
traduzione e adattamento, Anna Passera

Oltre ad avere adottato un nuovo codice mondiale antidoping, l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha eletto un nuovo presidente. Si tratta di John Fahey, ex ministro australiano delle finanze, che prende il posto di Dick Pound.

È inoltre stato reso noto che l’ufficio principale della Wada rimarrà a Montreal almeno fino al 2021. Lo hanno annunciato le autorità canadesi, dissipando in tal modo ogni dubbio riguardo la possibilità di trasferimento dell’agenzia in un’altra città. In questo ambito era stato fatto il nome di Losanna.

Nel 2001 il consiglio di fondazione della Wada aveva preferito Montreal a Losanna per installarvi il proprio segretariato.

Si tratta dell’ufficio principale e non della sede della Wada. In quanto istituzione di diritto svizzero, la sede dell’agenzia è infatti a Losanna.

“Le Olimpiadi di Pechino del 2008 saranno un banco di prova per il futuro dello sport”, ha detto l’ex ministro elvetico e attuale consigliere speciale dell’Onu per lo sport, Adolf Ogi, nel suo intervento alla terza conferenza mondiale sul doping svoltasi a Madrid. “Dobbiamo risolvere i problemi della corruzione, della violenza e del doping nell’attività agonistica”, ha aggiunto.

A detta di Ogi, il doping minaccia la nostra società. I ministeri della salute, dell’educazione, della scienza e della giustizia dovrebbero quindi collaborare con il settore sportivo. Ciò permetterebbe ad esempio di migliorare il sistema di protezione contro i gruppi criminali, così come la salute dei giovani.

Nel suo discorso Adolf Ogi ha inoltre affermato che i controlli antidoping dovrebbero essere indipendenti, trasparenti e verificabili.

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