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Un’ottima credenziale anche per i collaboratori

Il prestigio del premio Nobel ricade anche su Luigi Calzolai swissinfo.ch

Luigi Calzolai, chimico italiano, è impegnato al Poli di Zurigo in ricerche sui prioni di varie specie animali e sulle proteine di membrana.

Il premio Nobel al professor Wüthrich sarà un’ottima credenziale per la sua futura carriera.

Laurea in chimica a Firenze, dottorato a Siena e post-dottorato in California, Luigi Calzolai lavora con il professor Wüthrich da cinque anni.

Si erano incontrati per caso, in occasione di una conferenza, e il professor gli aveva proposto di entrare a far parte del suo gruppo di ricerca, al laboratorio del Politecnico di Zurigo. E Luigi Calzolai, intenzionato a tornare dall’America, ha subito accettato.

Allora, Wüthrich era già famoso nel mondo della ricerca scientifica e il suo laboratorio era già conosciuto come uno dei migliori al mondo. Negli anni ’80, il professore del Poli di Zurigo aveva infatti messo a punto la sua tecnica di risonanza magnetica (NMR), che da allora viene correntemente impiegata per la ricerca sulla struttura delle proteine in soluzione.

“E il premio Nobel per il professore”, dice Luigi Calzolai, “era già atteso uno o due anni fa, allorché se ne parlava molto nell’ambiente della comunità scientifica. Quest’anno invece non ce l’aspettavamo nemmeno noi, all’interno del gruppo. È stata veramente una grossa sorpresa per tutti”.

“La tecnica di Wüthrich”, continua il chimico italiano, “sfrutta lo stesso principio usato per l’imaging, la risonanza magnetica applicata in campo clinico, in particolare per la diagnostica relativa alla testa”. Solo che invece del cervello, permette di vedere la struttura tridimensionale delle proteine.

Importantissime ricerche sui prioni

Ma il gruppo di ricerca del professor Wüthrich non si è limitato ad affinare la tecnica dell’MNR. “Negli ultimi anni”, ci dice Luigi Calzolai, “sono uscite due o tre cose importanti da questo gruppo: una è stata l’applicazione di questa tecnica per risolvere la struttura della proteina del prione umano e di mucca”. Il che ha permesso di iniziare ricerche biologiche interessanti, per capire la malattia della mucca pazza e la sua variante umana, il cosiddetto morbo di Creutzfeld-Jakob.

“E d’altro canto”, continua il ricercatore, “queste nuove sequenze di impulsi permettono di studiare proteine molto più grandi”. Mentre prima la risonanza magnetica nucleare era limitata alle ricerche su proteine di 200-300 aminoacidi, con questa tecnica si riescono a studiare proteine molto più grandi.

“Uno dei nostri attuali grandi progetti”, conferma Luigi Calzolai, “consiste nella ricerca sulle proteine prioniche – che d’altronde abbiamo esteso ad altre specie animali, come il pollo, le tartarughe, i pesci. Anche perché si vorrebbe capire quale sia la funzione di questi prioni, che rimane tuttora sconosciuta”.

Prossima sfida: le proteine di membrana

Tra i vari progetti del gruppo del professor Wüthrich figura una ricerca, attualmente in fase di lancio, sulle cosiddette proteine di membrana. Si tratta di molecole molto grosse, che sono molto difficili da studiare, “perché fondamentalmente non stanno in soluzione e tendono ad aggregare”, sottolinea Luigi Calzolai.

“Ma potenzialmente hanno degli utilizzi enormi, perché tutti i ricettori cellulari, che permettono l’interazione di un farmaco con i processi della cellula, sono mediati da proteine di membrana”, spiega il chimico. Purtroppo però, fino ad oggi non si conoscono molte strutture di queste proteine “e questo per la risonanza magnetica nucleare è un campo nuovissimo”.

Anche dopo un eventuale ritiro del professor Wüthrich, il futuro del gruppo di ricerca all’istituto di biologia molecolare del Poli sembra assicurato. E altrettanto dicasi per la carriera personale dei vari membri del gruppo: “Il fatto di aver lavorato con il professor Wüthrich è sempre stato considerato molto positivamente”, ci confida Luigi Calzolai. “E ora, con l’attribuzione del premio Nobel, diventa ovviamente un’ottima credenziale”.

Fabio Mariani, swissinfo

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