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Un voto di sfiducia da parte del popolo

Una sconfitta per il governo e per la maggioranza del parlamento, nei commenti della stampa swissinfo.ch

Per la stampa svizzera, i tre “no” espressi nelle votazioni federali di questa fine settimana sconfessano le pretese eccessive della maggioranza borghese del parlamento.

Lo scrutinio evidenzia inoltre la mancanza di chiarezza del nuovo governo.

“Gli svizzeri schiaffeggiano le autorità”, titola la Tribune de Genève, per la quale la destra ha peccato di arroganza, decidendo di cancellare i fondi previsti per il pensionamento flessibile dell’AVS e volendo favorire anche i proprietari immobiliari nell’elaborazione del pacchetto fiscale.

“Il messaggio di questo voto è chiaro”, afferma il quotidiano ginevrino, “il popolo svizzero non ama i progetti non equilibrati, prodotti da un processo politico in cui un campo sbaraglia l’altro. La maggioranza degli svizzeri vuole sostenere soluzioni di compromesso”.

Ossa rotte per la destra

“Uno schiaffo alla politica antisociale della destra”, fa eco il Corriere del Ticino, secondo il quale il popolo ha imposto un no esplicito “a chi pensava fosse finita l’epoca della concertazione e degli equilibri federalisti”.

“Tutti i cantoni hanno bocciato le fughe in avanti, la politica di una destra convinta che, dopo risultati dello scorso autunno, tutto sarebbe stato più facile. A soli 7 mesi dalle elezioni federali, la destra esce con le ossa rotte su tutti i fronti”, aggiunge il giornale ticinese.

Giustizia sociale

È stato uno schiaffo anche per la Berner Zeitung, che parla addirittura di uno “schiaffo pungente”. I partiti borghesi hanno voluto trasformare questo voto in una vera e propria decisione sulla direzione da seguire in futuro.

“Ora hanno ricevuto la loro risposta”, afferma il quotidiano di Berna. “La politica non deve fare propaganda, ma piuttosto spiegare”. E, soprattutto, bisogna rinunciare in futuro a “proporre dei pacchetti fabbricati da lobby che vogliono avvantaggiare solo la loro clientela”.

“Il popolo è sensibile alla giustizia sociale. E i politici farebbero meglio a tenerne conto in futuro”, conclude la Berner Zeitung.

Vittoria della saggezza

Secondo 24 heures è stata soprattutto una vittoria della “saggezza”. Rifiutando in blocco le proposte avanzate dal governo e dalla maggioranza del parlamento, il popolo svizzero non ha manifestato il suo “immobilismo” o la sua “paura dell’ignoto”, come spesso viene accusato di fare.

Questa volta, reputa il giornale di Losanna, il popolo non si è rivelato immobile, ma “piuttosto molto saggio”.

La rivolta del centro

Titolando “Nein, Non, No”, per evidenziare il voto compatto espresso dal popolo svizzero in tutte le regioni del paese, il Bund interpreta questo scrutinio come una “rivolta del centro” che esprime la sua sfiducia all’élite dei partiti borghesi.

Per il foglio bernese, “i sostenitori del centro hanno sfruttato appieno la possibilità di mettere in imbarazzo il nuovo governo di destra”. Un voto di protesta, in particolare, contro l’UDC che da 4 anni “avanza con un passo duro attraverso la politica”.

Congestione delle riforme

Per la Neue Zürcher Zeitung, da questo voto “traspare comunque un’evidente congestione delle riforme nei settori centrali della politica svizzera”.

In altri paesi, un “voto di sfiducia così massiccio in materia di politica economica e sociale provocherebbe un cambiamento di governo”. Ma in Svizzera, con un sistema che si basa sulla democrazia diretta e su un governo di concordanza, “ciò non apporterebbe nessun miglioramento”, ritiene la NZZ.

A suo avviso, in realtà, “tutti sono stati sconfitti dal veto imposto dal popolo: governo, parlamento, partiti e rappresentanti di interessi settoriali”.

Neppure la sinistra può “considerare il risultato di questo scrutinio come una vittoria storica”. Altrimenti dimentica che, esattamente un anno fa, il popolo ha respinto ben sette proposte avanzate dal suo campo.

In futuro, per quanto riguarda il sistema sociale, bisognerà quindi tener conto che il popolo non vuole chiaramente né uno smantellamento, né un ampliamento eccessivo.

Colpa del parlamento

Anche Le Temps cerca di analizzare la portata di questo risultato, ricordando dapprima che “il nuovo governo ha perso su tutti i sei oggetti sottoposti nelle due consultazioni federali tenute in questa legislatura”. In quella precedente, il Consiglio federale era stato sostenuto dal popolo in ben 33 temi su 34.

Ma, secondo il quotidiano romando, più che il governo, questo voto chiama in causa il parlamento. “È al parlamento che si deve questo pacchetto messo assieme all’ultimo minuto, disprezzando dei compromessi negoziati a lungo”.

La Confederazione si trova ormai in uno “stato di crisi”, ritiene le Temps. “La Svizzera ha raggiunto i suoi vicini, la Germania, la Francia e l’Italia, dove vengono elette delle maggioranze, subito dopo contestate dalla piazza o dalle urne”.

“Come i suoi vicini, la Svizzera si trova in panne di progetti e di metodi. Delle riforme potranno aver luogo solo nel rispetto della democrazia diretta e delle sue leggi: chiarezza, dialogo e compromesso. Altrimenti bisognerà cambiare tutto il sistema”, conclude il quotidiano romando.

Svizzera senza guida

“La Svizzera rischia di ritrovarsi senza guida e incapace di procedere a delle riforme in una delle fasi più difficili dalla Seconda guerra mondiale”, avverte addirittura il Tages Anzeiger.

“La capacità di guidare la politica e l’economia consiste nell’arte di comunicare chiaramente delle idee. Se valutiamo il nuovo governo da questo profilo, allora si può solo dire che ha cominciato con un passo falso”, aggiunge il quotidiano zurighese.

“I politici che seguono solo delle ideologie conquistano dei voti, ma non riescono a strappare soluzioni sostenute dalla maggioranza”. Per questo motivo e per evitare di rimanere senza una guida, “la Svizzera ha bisogno di politici che sanno costruire dei ponti”, conclude il Tages Anzeiger.

swissinfo, Armando Mombelli

11° revisione AVS: 32,1% sì – 67,9% no
Aumento IVA: 31,4% sì – 68,6% no
Pacchetto fiscale: 34,1% sì – 65,9% no
Partecipazione al voto: 50,3%

No al pacchetto fiscale per la Confederazione e i Cantoni; avrebbe provocato perdite per 4 miliardi di franchi.

No ai risparmi per l’AVS proposti dall’11esima revisione; prevedeva 925 milioni di uscite in meno l’anno.

No all’aumento dell’IVA per finanziare le assicurazioni sociali; l’AI dovrà fare a meno 2,3 miliardi di franchi di entrate supplementari dal 2005, mentre l’AVS dovrà rinunciare a 2,9 miliardi dal 2009.

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