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Una coltre ricca di incognite

Neve artificiale, una vera provvidenza per il turismo. E per la natura? Keystone Archive

Una ricerca triennale nei Grigioni e in Vallese dimostra: sotto la neve artificiale dei "cannoni" cambia la vegetazione, rimangono ignoti gli effetti sull'ecosistema.

A causa dello spessore della coltre sparata sulle piste da sci, la neve artificiale rimane sul terreno in media tre settimane più di quella naturale. Alcune piante lo sopportano, altre meno e così “migrano” in aree diverse, con conseguenze tutte da valutare per l’intero ecosistema alpino.

Questo lo scenario delineato da un gruppo di biologi dell’Istituto federale per la ricerca su neve e valanghe di Davos, impegnati da tre anni a esaminare piste e terreni innevati artificialmente in Vallese e nei Grigioni, comparandoli con aree lasciate al naturale. Tra i committenti dello studio anche la Confederazione, a una quindicina d’anni dalla comparsa in Svizzera dei primi cannoni da neve.

Fauna e flora in fuga

I risultati mostrano che la coltre artificiale influisce in maniera rilevante sull’ambiente: “Molte piante di per sé abituate a stare sotto la neve non resistono a tre settimane supplementari – spiega la biologa Veronika Stöckli – si assiste così a uno spostamento delle specie, o addirittura alla sparizione di certi tipi vegetali da vaste zone”. Partendo dal fatto che in un ecosistema è tutto collegato, si può ipotizzare anche una diminuzione degli animali che di queste piante si nutrono, con quali conseguenze ancora non si sa.

Additivi sotto la lente

Gli effetti della neve artificiale non sono comunque solo fisici, ma anche chimici. Qui entra in causa soprattutto l’additivo “Snowmax”, una sostanza a base di batteri impiegata per favorire la cristallizzazione dell’acqua, anche a temperature che di norma non la consentirebbero.

“Lo Snowmax ha effetti contrastanti – continua un altro responsabile della ricerca, Christian Rixen – in certi casi addirittura migliora la crescita delle piante, ma in altri la rallenta o la inibisce, probabilmente perché innesca un effetto di tipo tossico”. Danni di una certa entità si sono registrati soprattutto in terreni paludosi poveri di sostanze nutritive.

I ricercatori di Davos non vogliono comunque parlare di una pericolosità generalizzata della neve artificiale. Preferiscono insistere sulla necessità di proseguire le ricerche, per capire fino a che punto la natura può tollerare questi nuovi esperimenti umani senza esserne, una volta di più, pericolosamente stravolta.

Alessandra Zumthor

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