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Una svizzera rivoluziona i tassì a New York

Frutto di un compromesso, il nuovo logo abbina "NYC" della città al "TAXI" disegnato da Claudia Christen.

Claudia Christen, giovane grafica bernese, ha concepito il nuovo logo che spicca sui famosi taxi gialli della metropoli americana.

La trasformazione – obbligatoria, sotto pena di multa – dei 13mila veicoli è stata conclusa la settimana scorsa.

Claudia Christen ha 34 anni. È cresciuta a Toffen, vicino a Berna, ed ha studiato alla Scuola di arti visive a Bienne. Da dodici anni lavora a New York come grafica e fotografa. Firmando il nuovo logo dei taxi della città di New York è assurta alla notorietà.

Tutto è iniziato un po’ più di un anno fa, quando la celebre agenzia di arti grafiche Smart Design, dove lavora (con uffici a New York, San Francisco e Barcellona) ha ricevuto il mandato dal municipio di New York di rifare l’interno dei famosi taxi gialli («yellow cabs»). Questi sono gli unici che possono prendere a bordo i clienti direttamente per strada. Gli altri, sovente più lussuosi, trasportano clienti unicamente su prenotazione telefonica.

«Taxi driver»

La prima constatazione fatta da Claudia Christen è che l’interno di queste vetture lascia effettivamente a desiderare, ma in priorità occorre migliorare l’esterno. La grafica svizzera giudica che quello creato negli anni 70 non è un vero logo e in ogni caso è privo di carattere.

Con il suo datore di lavoro, la bernese propone dunque alla città di New York di creare gratis un nuovo logo. Le autorità accettano. La Smart Design si mette all’opera e Claudia Christen è nominata responsabile del gruppo di lavoro. Vengono analizzati modelli stranieri, consultate foto d’archivio e visionati due celebri film di riferimento per i taxi: «Taxi Driver» di Martin Scorsese e «Night on Earth» di Jim Jarmush.

Ma il compito è arduo perché anche le autorità cittadine hanno le loro opinioni in merito. C’è dunque un continuo viavai fra la Smart Design e il sindaco Michael Bloomberg.

Soluzione di compromesso

Infine, dopo 25 progetti, viene raggiunto un compromesso. Sulle porte anteriori delle vetture, la città impone il suo logo NYC, che vuole imprimere su tutti i suoi «prodotti». L’elvetica riesce a fare accettare la scritta «TAXI» con la T su sfondo nero.

Sulle porte posteriori viene disegnato un ometto che fa cenno a un taxi di fermarsi, Accanto vi sono informazioni sulle tariffe. Sul retro è riprodotta una scacchiera, allusione ai taxi degli anni 50 che portavano questo simbolo.

Iniziata in ottobre, la trasformazione delle 13mila auto è terminata la settimana scorsa.

La soluzione di compromesso – un ibrido, come i motori di cui dovranno essere obbligatoriamente dotati tutti i taxi di New York entro il 2012 – soddisfa solo parzialmente Claudia Christen.

Per la gloria

La grafica bernese è comunque contenta di aver potuto partecipare all’avventura, che finanziariamente non le ha fruttato un centesimo, ma in compenso le ha portato notorietà. La diverte e la lusinga l’idea che in futuro milioni di spettatori vedranno in molti film dei taxi a cui anche lei ha dato un tocco grafico.

Claudia Christen è anche fotografa. Alla Smart Design è lei che attualmente dirige lo studio fotografico. Ma le piacerebbe diventare indipendente. Insieme al famoso fotografo Christopher Morris ha già pubblicato un libro («My America») dedicato al presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Un’opera che Morris definisce «il mio viaggio personale nell’America repubblicana».

swissinfo, Michel Walter
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)

I caratteri disegnati da Claudia Christen per i tassì gialli non sono le prime lettere «made in Swistzerland» che fanno parte della vita quotidiana nella Grande Mela.

Tutta la segnaletica cella metropolitana di New york (come molti cartelli in numerose città nel mondo) sono infatti scritti in Helvetica, il prodotto di esportazione della grafica svizzera più diffuso.

Inventato nel 1957 dal grafico e tipografo Max Miedinger (1910–1980), questo carattere chiaro e semplice ha riscosso un successo planetario negli anni ’60 e ’70. Oggi l’Arial, che gli assomiglia a tal punto che solo gli specialisti lo distinguono dall’Helvetica, è diventato il carattere di base di miliardi di computer che funzionano con i programmi della Microsoft.

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