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Vaccino anti-Aids: la parola d’ordine è pazienza

Per il professor Pantaleo dei test promettenti non significano automaticamente un vaccino Keystone

Giuseppe Pantaleo, ricercatore all'ospedale universitario di Losanna, ricorda che il vaccino contro il virus dell'HIV non è ancora alle porte.

Pantaleo pensa che l’Europa dovrebbe fare più sforzi per la ricerca e seguire l’esempio degli Stati Uniti.

Il professor Pantaleo, uno dei luminari della ricerca, è reduce dalla conferenza mondiale di Montreal.

Gli ultimi dati rilasciati dal Programma delle Nazioni Unite per l’Aids (UNAids) indicano che il numero delle persone che convivono con il virus HIV ha raggiunto l’apice.

Lo scorso anno si sono registrati quasi 5 milioni di nuovi casi e sono oggi circa 40 milioni gli individui infetti. In luglio, UNAids ha ribadito la necessità di una soluzione a lungo termine quale, ad esempio, un vaccino.

swissinfo: Pensa che ci siano stati degli sviluppi nella ricerca di un vaccino anti-Aids?

G.P. Non penso che si dovrebbe limitare la ricerca ad un quadro temporale preciso. Il problema va affrontato in un altro modo. Abbiamo due o tre prodotti che sembrano promettenti e che saranno sottoposti a test clinici per valutarne il potenziale. Ci sono due vaccini che stanno per essere sperimentati in modo più approfondito, ma i risultati definitivi sulla loro efficacia potrebbero arrivare solo tra sette o otto anni.

swissinfo: quali sono i problemi maggiori nello sviluppo di un vaccino?

G.P.: Ci sono ancora degli ostacoli maggiori. Dobbiamo trovare un modo di stimolare la produzione di anticorpi, che attaccheranno il virus neutralizzandolo. Non abbiamo ancora un’idea precisa del modo in cui bisogna procedere. Questa è la sfida più grande. Il vaccino che stiamo testando ora attacca le cellule malate, ma non può bloccare l’infezione da HIV.

swissinfo: Gli investimenti per la ricerca di un vaccino sono sufficienti?

G.P.: C’è una differenza enorme tra i fondi per la ricerca negli Stati Uniti e in Europa. Il governo americano mette a disposizione circa 650 milioni di dollari (809 milioni di franchi) all’anno per la ricerca di un vaccino e la Fondazione di Bill Gates (Microsoft) sta per dare altri 400 milioni per i prossimi cinque anni. Le Nazioni Unite recentemente hanno calcolato che gli Stati Uniti forniscono l’86% di tutti i fondi per la ricerca contro l’Aids. L’Europa copre solo il 12%, praticamente è assente.

I ricercatori negli Stati Uniti hanno visto aumentare notevolmente i mezzi a loro disposizione, mentre gli europei hanno sottovalutato il problema, dato che non hanno un programma a lungo termine.

swissinfo: Ma i ricercatori si scambiano le scoperte? Si sa che sono tradizionalmente gelosi di quello che trovano.

G.P.: Negli ultimi due anni hanno cominciato a collaborare di più. La Fondazione di Bill Gates ha lanciato un programma per dar vita ad un’agenzia globale di ricerca per il vaccino contro l’Aids. La Fondazione richiede una stretta coordinazione tra i membri dei vari centri.

L’idea è di evitare dei doppioni e rinforzare le sinergie. C’è molta più coordinazione ora, e la Fondazione vuole creare una serie di centri virtuali in tutto il mondo.

È sicuramente necessario per i ricercatori dirigersi verso una cooperazione migliore, perché i problemi che dobbiamo affrontare sono molto complessi e richiedono parecchie risorse. Dunque la collaborazione e la coordinazione sono essenziali. Non si può lavorare tutti soli nel proprio laboratorio.

intervista swissinfo: Scott Capper
traduzione: Raffaella Rossello

Secondo UNAids il maggior aumento di infenzioni da HIV si riscontrano in Estremo Oriente, nell’Asia orientale, nell’Asia centrale e nell’Europa dell’Est.

L’Africa sub-sahariana resta in assoluto la regione più colpita. Più del 60% delle persone infettate dal virus dell’HIV, tre quarti donne, vivono in Africa.

Giuseppe Pantaleo è responsabile del reparto di immunologia e allergia all’ospedale universitario di Losanna.

Ha già condotto dei test preliminari di un vaccino anti-Aids, con risultati incoraggianti, sponsorizzati dal consorzio EuroVacc.

Il vaccino ha dimostrato di essere ben tollerato e ha provocato una risposta immunologica in quasi 45% dei volontari che hanno preso parte alla sperimentazione, a Losanna e a Londra.

Un test più esteso è stato lanciato di nuovo in febbraio.

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