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Villiger e Deiss, un sì e due no per il 2 dicembre

Kaspar Villiger (a destra) e Joseph Deiss hanno illustrato vantaggi e svantaggi di tre dei cinque oggetti in votazione il 2 dicembre Keystone

Con un sì al freno all'indebitamento e due no alle iniziative di sindacati ed ecologisti, i due ministri hanno aperto la campagna sui tre "progetti finanziari".

Dei cinque oggetti su cui i cittadini dovranno esprimersi, ben tre toccano, direttamente o indirettamente, i conti pubblici dello Stato: da un lato, un meccanismo per tenere sotto controllo le uscite e le entrate della Confederazione, dall’altro, due proposte di nuove imposte.

Fortemente voluto dal ministro delle finanze, Kaspar Villiger, il progetto denominato “freno all’indebitamento” intende fissare nella costituzione il principio di una politica finanziaria stabile: sull’arco di un ciclo congiunturale, e fatta salva la possibilità di intervenire in situazioni eccezionali, lo Stato non dovrà spendere più di quanto incassa. In questo modo, il debito della Confederazione, raddoppiato nel corso della crisi economica degli anni ’90 e attualmente a quota 100 miliardi, potrà essere stabilizzato a lungo termine.

Un articolo costituzionale per una politica finanziaria sostenibile

“Si tratta dello strumento adeguato per evitare di ricadere nella spirale dei debiti”, ha sottolineato Villiger, ricordando che proprio grazie all'”Obiettivo di bilancio 2001″, norma costituzionale transitoria approvata dal popolo nel 1997, è stato possibile in questi ultimi anni ristabilire l’equilibrio delle finanze federali.

Il successo conseguito avrebbe però indotto recentemente il parlamento ad allentare la disciplina, sia sul fronte delle spese sia su quello degli sgravi fiscali. Il freno all’indebitamento, ha spiegato Villiger, permetterebbe una politica finanziaria sostenibile e a beneficio di tutti, in particolare delle future generazioni sulle quali si vuole evitare che pesi un fardello di interessi passivi troppo carico.

Un’iniziativa buona ma con troppi difetti…

A dar man forte a Villiger è intervenuto anche Joseph Deiss. Secondo il ministro degli esteri e già professore di economia all’Università di Friburgo, l’iniziativa popolare “per garantire l’AVS – tassare l’energia e non il lavoro!” lanciata dal Partito ecologista avanza una buona idea, ma presenta troppi difetti.

La proposta dei Verdi non fissa un limite massimo alla futura imposta; per di più, non colpisce solo le fonti non rinnovabili e “sporche” (carbone, petrolio, gas, uranio), ma anche l’energia “pulita” prodotta dalle centrali idroelettriche, centrali già sotto pressione a causa della liberalizzazione del mercato dell’elettricità.

I cittadini hanno inoltre respinto un progetto analogo nel settembre del 2000, ha rammentato Deiss, ragion per cui il governo intende lasciare trascorrere qualche tempo prima di rilanciare la discussione su una riforma fiscale ecologica.

… e l’altra troppo dispendiosa e poco affidabile

Per Deiss, ancor più problematica risulta l’iniziativa popolare “per un’imposta sugli utili da capitale” lanciata dall’Unione sindacale, che chiede un prelievo fiscale a livello federale di almeno il 20% sugli utili conseguiti in borsa con divise, titoli e partecipazioni. Questa nuova imposta, ha spiegato il ministro, provocherebbe un gran dispendio amministrativo e risulterebbe poco affidabile dal profilo fiscale, dato che il suo gettito dipende dall’andamento dei mercati.

Sommandosi all’attuale imposta cantonale sulla sostanza, il nuovo balzello metterebbe inoltre in pericolo l’esistenza di quest’ultima, che costituisce una fonte importante per i cantoni.

Luca Hoderas

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