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Affare del fax segreto: giornalisti prosciolti

Fuori dal tribunale dei manifestanti hanno invocato la libertà di stampa Keystone

La giustizia militare ha prosciolto martedì i tre giornalisti del SonntagsBlick che avevano rivelato l'esistenza del fax segreto nel quale si riferiva delle prigioni della CIA in Europa.

I tre erano accusati di violazione del segreto militare. Malgrado la clemenza dimostrata dalla corte, l’affare ha risollevato i dubbi riguardo la legittimità delle procedure militari avviate contro civili.

Contrariamente a quanto accade nei paesi limitrofi, in Svizzera i civili possono essere condannati a talune condizioni da un tribunale dell’esercito. “Si tratta di una legislazione assai singolare in Europa”, ha ricordato in un’intervista alla radio svizzero tedesca DRS Peter Studer, presidente del Consiglio svizzero della stampa.

Nel caso specifico, i tre giornalisti coinvolti nella vicenda del fax egiziano intercettato dai servizi segreti elvetici e in seguito pubblicato dal giornale SonntagsBlick, erano accusati di avere violato il segreto militare.

Critiche

L’affare ha fatto spargere fiumi d’inchiostro: “In un’epoca in cui il controllo democratico sulle forze armate ha assunto un’importanza sempre maggiore, le procedure di giustizia militare avviate nei confronti di civili non lasciano una buona impressione”, affermava un editorialista del quotidiano Neue Zürcher Zeitung lo scorso 16 aprile.

Persino l’ex-giudice militare ed ex-senatore liberale radicale Otto Schoch, aveva chiesto nel 1991 l’abolizione di questo sistema. Ma la sua richiesta si era rivelata vana.

Il fatto che dei civili continuino a dover rispondere dei loro atti davanti a corti militari può spiegarsi con la constatazione che si tratta di una giustizia “specializzata e moderna”, afferma Stefan Flachsmann, insegnante di diritto militare all’Università di Zurigo. Secondo lui le specifiche conoscenze del giudice militare possono permettere di evitare errori di giudizio e garantire una certa indipendenza.

Indipendenza che però è messa in dubbio. Gli esperti più critici accusano la giustizia militare di favorire gli aspetti militari alla stessa Costituzione, soprattutto in caso di “violazione di segreti dell’esercito” da parte dei media.

Al servizio del pubblico, non dello Stato

Secondo l’accusa i giornalisti del SonntagsBlick avevano contattato le autorità militari competenti per verificare l’autenticità del fax. Il capo dell’esercito Christophe Keckeis aveva allora chiaramente chiesto al settimanale di non pubblicare il documento, poiché classificato “top secret”.

Per l’uditore capo dell’esercito (accusa) la pubblicazione di documenti segreti ha indebolito i servizi di informazione elvetici e la sicurezza del paese. Al contempo ha rischiato di minacciare il buon esito degli atti compiuti dall’esercito e di conseguenza la protezione della popolazione.

Una tesi contestata dalla difesa: “Com’è possibile che la pubblicazione di un simile documento possa mettere in pericolo la missione dell’esercito o il paese?”, si è chiesto il legale dei tre imputati. “Non sono stati pubblicati i piani di un bunker o di un rifugio”. A detta della difesa non è quindi stato divulgato alcun segreto vitale.

Dal canto loro i tre giornalisti implicati hanno ricordato che, nell’esercizio della loro funzione, non sono al servizio dello Stato, bensì del pubblico.

Altri processi in vista?

La corte del tribunale militare 6 di San Gallo ha dato ragione ai tre imputati, assolvendoli. Ma la vicenda potrebbe non finire qui. In effetti il giudice d’istruzione ha chiuso l’inchiesa riguardante funzionari della Confederazione sospettati di avere trasmesso il fax ai collaboratori del domenicale.

Stando al responsabile per i media della giustizia militare, Martin Immenhauser, diverse persone sono nel mirino della giustizia. Bisognerà tuttavia aspettare fino all’estate per sapere se l’uditore militare promuoverà o meno l’accusa.

swissinfo, Alexander Künzle e agenzie
Traduzione e adattamento, Anna Passera

Il 15 novembre del 2005 il Ministero degli esteri egiziano invia alla sua ambasciata a Londra un fax nel quale conferma l’esistenza di prigioni segrete statunitensi in Europa.

I servizi segreti elvetici intercettano il fax e lo classificano come “documento militare top secret”.

La notizia dell’esistenza di queste carceri era già trapelata mesi prima in alcuni media statunitensi.

L’8 gennaio del 2006 il giornale SonntagsBlick pubblica questo rapporto di intercettazione.

La giustizia militare decide quindi di avviare un’inchiesta per “violazione del segreto militare”. L’inchiesta si conclude con il proscioglimento dei tre imputati.

La giustizia militare è da tempo oggetto di aspre critiche.

Già nel 1917 è stata depositata un’iniziativa che ne chiedeva la soppressione.

L’iniziativa è però stata respinta in votazione popolare quattro anni dopo.

Lo stesso destino è in seguito toccato ad altre proposte simili.

Il codice penale militare risale al 1927.

Si applica normalmente a membri dell’esercito. In taluni casi tuttavia – ad esempio per le violazioni di segreti militari – questa legislazione speciale può essere applicata anche ai civili.

In Francia e in Italia ai tribunali militari sottostanno solo membri dell’esercito.

Germania e Austria hanno rinunciato alla giustizia militare, accontentandosi di quella civile.

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