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Appoggio statunitense alla mediazione svizzera in Colombia

Sette deputati USA hanno inviato un messaggio alla Svizzera, alla Francia e alla Spagna. Offrono il loro aiuto per il processo di pace tra i ribelli delle FARC e il governo di Bogotà.

Il Dipartimento svizzero degli affari esteri – impegnato da anni in Colombia – saluta con favore la proposta di sostegno dei parlamentari statunitensi.

Sette parlamentari statunitensi – tutti democratici – hanno scritto ai governi di Berna, Parigi e Madrid per segnalare il loro appoggio alla mediazione tra i ribelli marxisti delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) e Bogotà.

La Svizzera, la Francia e la Spagna guidano le trattative per il rilascio di 57 ostaggi delle FARC – tra i quali si trovano Ingrid Betancourt e tre agenti antidroga statunitensi – in cambio della liberazione di 500 guerriglieri incarcerati in Colombia.

Già nel 2005, i tre paesi hanno proposto di tenere i negoziati in una zona demilitarizzata di 480 km2. Sia le FARC che il governo colombiano hanno salutato con favore questa proposta, ma hanno posto delle condizioni che di fatto hanno reso impossibile il dialogo.

IL 16 febbraio 2007, il terzetto dei mediatori ha rivolto alle parti in causa l’invito ad accordarsi al più presto sulla creazione di una zona demilitarizzata per i negoziati. Agli sforzi di Svizzera, Spagna e Francia si associano ora alcuni parlamentari statunitensi.

«Se le FARC e il governo l’accettano [la proposta di scambio dei detenuti, ndr.], allora noi ci impegniamo a sostenere il processo e ad essere presenti nel luogo in cui si svolgeranno i negoziati», hanno scritto Jim McGovern, Janice Schakowsky, Sam Farr, Raul Grijalva, Peter Welch, Maurice Hinchey e William Delahunt nella loro lettera, datata 12 marzo 2007. Critici nei confronti del presidente colombiano Alvaro Uribe, i firmatari affermano che «si è perso troppo tempo e che lo statu quo è inaccettabile».

Berna apprezza il sostegno

Dal canto suo, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha confermato di aver ricevuto la lettera dei deputati statunitensi. «La Svizzera è felice del sostegno dato da personalità straniere» al processo di pace in Colombia, ha dichiarato il portavoce del DFAE Johann Aeschlimann.

Il caso della Colombia è tornato di attualità qualche settimana fa, quando le famiglie degli ostaggi hanno chiesto alla Commissione interamericana dei diritti umani d’intervenire per evitare che il presidente Uribe moltiplichi le operazioni che puntano a liberare gli ostaggi con la forza.

Ufficialmente, il governo di Bogotà rende omaggio «all’impegno profuso dalla Svizzera, dalla Spagna e dalla Francia per il raggiungimento di un accordo umanitario». Ma non tutti i messaggi che arrivano dalla Colombia hanno il tenore di quest’ultimo, reso pubblico mercoledì dall’Alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo.

Poco tempo prima, il vicepresidente Francisco Santos aveva rimproverato alla Svizzera di tollerare sul suo territorio un rappresentante delle FARC. La persona in questione ha affermato di avere un ruolo «diplomatico», ma Berna ha seccamente risposto che l’uomo «non è ufficialmente riconosciuto come rappresentante delle FARC».

swissinfo e agenzie

Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) costituiscono il principale gruppo guerrigliero del paese.

Reclamano la liberazione di più di 500 ribelli imprigionati dal governo colombiano, in cambio di 57 ostaggi «politici», su un totale di 1100 ostaggi.

Tra questi vi è la franco-colombiana Ingrid Betancourt, ex candidata alla presidenza.

La Svizzera, insieme alla Francia e alla Spagna, ha assunto il ruolo di «facilitatrice» tra Bogotà e la guerriglia.

Il 16 febbraio i tre paesi hanno fatto appello alle autorità colombiane e alle FARC affinché si accordino rapidamente sulla creazione di una «zona di sicurezza» in vista di uno scambio di ostaggi.

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