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Caccia aperta agli abusi nel settore dell’assistenza sociale

Nel 2005, circa 237'000 persone beneficiavano di aiuti sociali imagepoint

La questione degli abusi nei confronti dell'assistenza sociale è salito alla ribalta nel corso dell'estate, in margine alla campagna per le elezioni federali di ottobre.

Le opinioni sulla portata di questo fenomeno divergono, ma da ogni parte si sostiene la necessita di una maggiore trasparenza sui dati del sistema sociale.

Denunciato dalla televisione svizzero-tedesca SF DRS, il “caso BMW” ha suscitato un’ondata di reazioni questa estate. Al centro della vicenda, un iraniano arrestato a Berna per traffico di droga: riceveva 2’660 franchi al mese dall’assistenza sociale, pur possedendo due fiammanti automobili BMW.

Nel corso delle ultime settimane, casi analoghi sono spuntati in diversi cantoni, soprattutto nei centri cittadini, dove risiedono la maggior parte dei beneficiari di prestazioni dell’assistenza pubblica. Messe sotto pressione, le autorità di diverse città hanno deciso di pubblicare dei dati sull’entità delle frodi perpetrate ai danni dell’assistenza sociale.

Zurigo ha segnalato di aver scoperto, tra gennaio e luglio di quest’anno, 207 casi di abuso per una somma complessiva di 2,1 milioni di franchi. Il comune di Berna ha indicato, per lo stesso periodo, un importo di 163’000 franchi, corrispondente però soltanto ad abusi perseguiti penalmente.

Le autorità di Ginevra hanno invece reso noto di aver condotto 139 indagini per determinare eventuali frodi ai danni dell’assistenza sociale.

Concetto difficile da definire

“Da un profilo strettamente legale, possiamo stimare che il 2% dei beneficiari di rendite abusano dell’assistenza sociale. In termini più larghi, questa quota raggiunge probabilmente il 5%”, dichiara Walter Schmid, presidente della Conferenza svizzera dell’istituzioni dell’aiuto sociale (COSAS).

Le stime del presidente della COSAS sono condivise da Michel Cornut, capo del servizio sociale della municipalità di Losanna, secondo il quale si può parlare di un 1-2% di abusi gravi. La nozione di abuso rimane tuttavia difficile da definire.

“Una persona che falsifica un documento o non dichiara un reddito percepito rischia di essere oggetto di una procedura amministrativa o penale. Non possiamo invece parlare di frode per una donna, con figli a carico, che non vuole abitare con il suo amico, anche se ciò ci permetterebbe di versarle una rendita più bassa”, spiega Walter Schmid.

L’UDC denuncia i “falsi assistiti”

Rimane altrettanto difficile determinare le ragioni dell’aumento delle denunce per frode all’assistenza sociale. Questo aumento rispecchia effettivamente una crescita degli abusi o risulta soltanto da un rafforzamento dei controlli?

Secondo Verena Keller, docente presso l’Alta scuola delle professioni sociali di Losanna, l’assistenza pubblica è uno dei settori di competenza dello Stato che vengono sottoposti a maggiori controlli. A suo avviso, “le frodi sono minime e gli importi trascurabili dal profilo economico”.

Un’opinione tutt’altro che condivisa dall’Unione democratica di centro (destra nazionalista), che da mesi ha imposto sulla scena politica il concetto di “falsi assistiti”. La sua iniziativa popolare “Per un rinvio degli stranieri criminali”, lanciata nel luglio scorso, prevede di espellere dalla Svizzera anche gli immigrati che abusano dell’assistenza sociale.

“I socialisti e i verdi hanno sempre detto che i casi di abuso sono isolati. Costatiamo invece oggi che questi casi sono molto frequenti”, dichiara Roman Jäggi. A detta del portavoce dell’UDC, tra i beneficiari delle prestazioni sociali vi è una percentuale molto alta di stranieri.

Per Verena Keller, il partito di governo mira semplicemente a cercare un capro espiatorio. L’esperta respinge la proposta di sopprimere la protezione dei dati per combattere più efficacemente gli abusi, lanciata dall’UDC a Zurigo e Berna. A suo avviso, non è concepibile di “trattare i beneficiari di aiuti sociali in modo diverso rispetto agli altri membri della comunità”.

Lacune nella trasparenza

Nonostante le posizioni divergenti, da una parte come dall’altra, si condivide la necessità di migliorare la trasparenza sui dati relativi al sistema sociale svizzero.

Oggi, in teoria, il beneficiario di una rendita di disoccupazione potrebbe percepire nel contempo prestazioni dell’assistenza sociale. Sussistono inoltre non pochi ostacoli nella circolazione delle informazioni tra istituzioni sociali, autorità fiscali e organi di polizia.

“Non conosco nessun paese, in cui la mano destra dello Stato ignora ciò che fa la mano sinistra”, afferma Michel Cornut.

“Per noi il dibattito politico attuale rappresenta una buona occasione per chiedere una maggiore trasparenza. Non solo allo scopo di evitare gli abusi, ma anche di facilitare il nostro lavoro quotidiano”, osserva Walter Schmid.

swissinfo, Carole Walti
(traduzione e adattamento di Armando Mombelli)

In Svizzera il principio dell’aiuto sociale è ancorato nella Costituzione federale (articoli 12 e 115). La responsabilità dell’organizzazione e dell’intervento in quest’ambito è però di competenza dei cantoni.

Prestazioni dell’assistenza sociale sono concesse alle persone che non riescono a sovvenire ai loro bisogni o a quelli della loro famiglia.

Scopo degli aiuti sociali è di garantire un minimo vitale, incoraggiare la responsabilità individuale, promuovere l’integrazione sociale e il reinserimento professionale.

Nel 2005, circa 237’000 persone hanno beneficiato di contributi dell’assistenza sociale in Svizzera.
L’importo complessivo delle prestazioni ha raggiunto 1,3 miliardi di franchi.
Rispetto all’anno precedente si è registrato un aumento dell’8%.
Tra i beneficiari delle rendite figurano in particolare adolescenti, giovani adulti e famiglie monoparentali.
La proporzione degli stranieri supera quella dei cittadini svizzeri.
Per il 2006, è prevista una stabilizzazione dei dati, se non un leggero calo, in seguito al miglioramento della situazione sul fronte economico.

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