Contrabbando: la Svizzera cerca i sistemi per perseguirlo

In Svizzera il contrabbando di sigarette non viene considerato reato e non è quindi perseguibile. Per questa ragione e per l'efficacia della rete dei servizi bancari e di telecomunicazione, boss del contrabbando internazionale come Gerardo Cuomo hanno istallato le basi del loro business nella Confederazione. Ma a premere sul governo di Berna per rendere punibile il contrabbando di sigarette è ora l'Unione europea (UE) nel quadro dei nuovi accordi bilaterali che verranno discussi.
Che per Bruxelles la lotta al contrabbando sia una preoccupazione lo si può capire. Le accise, le imposte di consumo che colpiscono prodotti come le sigarette, i sigari, il tabacco da fumo, sono infatti una fonte importante di introiti. Per i quindici Stati membri rappresentano variabilmente tra lo 0,32 e l’1,90 percento del Prodotto interno lordo. Capitali, somme che per il bilancio europeo si cifrano in alcune centinaia di milioni di euro (400 milioni nel 1997) di mancate entrate, quindi di mancate risorse proprie dell’UE, oltre che di ognuno dei 15 Stati membri. Questo consente di capire perché la Commissione europea ha inserito la lotta alle frodi tra i temi oggetto del prossimo ciclo di negoziati bilaterali con la Svizzera, previsti al termine delle vacanze estive, nel mese di settembre.
L’UE cerca con la Svizzera una cooperazione rafforzata nella lotta contro quei delitti che nuocciono ai suoi interessi finanziari, auspicando di ampliare le possibilità di assistenza amministrativa e giudiziaria. Benché la legislazione in materia di contrabbando non sia stata ancora modificata, la Svizzera non chiede altro: leggi l’acquis di Schengen e l’Accordo di Dublino sul primo asilo. Lo stesso Consiglio federale ha ribadito di essere consapevole che “occorre impedire il contrabbando organizzato di sigarette, in parte commesso anche a partire dalla Svizzera, a scapito del fisco comunitario”.
Per la ripresa delle trattative con l’UE concernenti la lotta contro la frode non sembrano quindi esserci ostacoli insormontabili, come accertato dai colloqui esplorativi tra le due parti. La lotta alla criminalità organizzata internazionale fa d’altro canto già parte dei compiti istituzionali della Svizzera nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, firmata il 12 dicembre scorso alla Conferenza dell’Onu di Palermo dalla ministra di giustizia e polizia Ruth Metzler. Ora si tratta di legiferare il contrabbando tra le attività delle organizzazioni criminali internazionali e di perseguirlo legalmente.
Per quanto concerne il prossimo round negoziale dei bilaterali, tra i dieci temi in agenda, che spaziano della tassazione dei redditi del risparmio all’adesione ai trattati di Schengen e Dublino, quello della lotta alle frodi appare tra i più avanzati: manca solo la consegna del mandato negoziale da parte del governo. L’UE dispone già di mandati negoziali nel settore della lotta alle frodi ed in quello specifico del contrabbando di sigarette. Specifica, in quest’ultimo caso, l’esperienza del Principato di Andorra, identificato nel 1996 come una delle principali fonti del contrabbando di sigarette verso l’Unione europea. Due anni dopo, nel ’96 il governo del Principato apino pirenaico ha introdotto una normativa di contrasto del contrabbando e di mutua assistenza giudiziaria con l’Unione europea: il risultato sono stati un guadagno di 75 milioni di euro per il bilancio europeo e di 300 milioni per quelli degli Stati membri interessati.
Lottare contro il contrabbando significherà per la Svizzera non solo il perseguimento dei boss del contrabbando come Gerardo Cuomo (a Lugano alla sbarra ma non per reati di contrabbando), ma anche altre attività delittuose quali, per esempio, la frode fiscale ai sensi della normativa svizzera, il contrabbando organizzato oppure, eventualmente, altri comportamenti che ledono il sentimento di giustizia connesso al traffico internazionale di merci. Problemi che riguardano l’Europa intera e per i quali la Confederazione non ha alcun interesse a tollerare che organizzazioni criminali operino sul o dal suo territorio.
Sergio Regazzoni

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