Prospettive svizzere in 10 lingue

Critiche svizzere dopo gli arresti in Nepal

I dimostranti sono scesi nelle strade della capitale nepalese nonostante il coprifuoco swissinfo.ch

Il rappresentante della cooperazione elvetica in Nepal critica i recenti arresti effettuati dalle autorità durante una manifestazione pacifica antigovernativa.

Dal canto suo, la Svizzera ha invitato i delegati del regime e della società civile ad un incontro, il 18 aprile a Ginevra, per discutere della situazione sul fronte dei diritti umani.

Contattato da swissinfo, il coordinatore regionale del programma della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) in Nepal ha espresso opinioni negative in merito all’operato del governo di Kathmandu.

«Il governo mette in atto un vasto sistema di repressione che ora nega i diritti democratici e viola la libertà di movimento», ha indicato Jörg Frieden.

Da sabato, nella capitale e nei suoi dintorni è in vigore un coprifuoco, proclamato dal re nepalese Gyanedra per contrastare le manifestazioni antigovernative.

Le dimostrazioni – durante le quali decine di persone sono state arrestate in modo arbitrario – sono state promosse dai sette partiti di opposizione, in alleanza con i ribelli maoisti. Giovedì scorso, avevano indetto uno sciopero nazionale di quattro giorni.

Alcuni attivisti sono stati uccisi dalla polizia, che aveva ricevuto l’ordine di sparare contro chiunque avesse violato il coprifuoco.

Miglioramenti

Agli occhi di Jörg Frieden, la situazione generale nello Stato himalayano, sebbene non ideale, è tuttavia evoluta in modo positivo.

«Non dico certo che la situazione sul fronte dei diritti umani sia buona, ma devo dire che gli sforzi della comunità internazionale hanno limitato gli abusi ed hanno ridotto il livello di impunità».

Nel febbraio 2005, re Gyanedra aveva sciolto il governo, assumendosi i pieni poteri e proclamando lo stato di emergenza. La mossa era stata aspramente criticata, sia dagli oppositori sia dalla comunità internazionale.

Negoziati di pace

Lo sciopero era iniziato pochi giorni dopo la proposta della Svizzera di invitare, a Ginevra, i rappresentanti del governo e della società civile per un round di discussioni sulla situazione dei diritti umani.

Durante l’incontro, previsto per il 18 aprile, il responsabile dell’Alto commissariato ONU per i diritti dell’uomo in Nepal, Ian Martin, e gli esponenti di varie organizzazioni per i diritti fondamentali, avranno la possibilità di esporre le proprie considerazioni su ciò che sta succedendo nello Stato himalayano.

Convivere con il conflitto

Nonostante gli scontri quotidiani tra le forze dell’ordine e i manifestanti che sfidano il divieto imposto dal governo di partecipare a raduni politici, Frieden afferma che la popolazione ha bene o male imparato a convivere con il conflitto. Uno scontro che ha causato tuttavia la morte di 13’000 persone in un decennio.

«Sembra impossibile che questa gente, così gentile ed amichevole, non sia in grado di trovare un compromesso ai suoi problemi politici», ci dice Frieden.

Una possibile soluzione – prosegue il collaboratore della DSC – potrebbe essere quella di integrare i ribelli maoisti nella vita politica, ridurre i poteri in mano al re e stabilire un regime democratico formato da rappresentanti eletti.

swissinfo, Billi Bierling a Kathmandu
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Il Nepal conta 26,3 milioni di abitanti.
È uno dei Paesi più poveri del mondo, con un reddito medio annuo di 274 franchi per abitante (2002).
I ribelli maoisti lottano dal 1996 contro la monarchia costituzionale in un conflitto che ha fatto altre 13’000 morti.
Nel febbraio 2005, re Gyanedra ha sciolto il governo e ha dichiarato lo stato d’emergenza.

Il Nepal è uno dei paesi prioritari dell’intervento della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

La Svizzera è attiva da oltre 40 anni nel regno himalayano. Concentra il suo aiuto nelle aree rurali, dove sono attivi i ribelli maoisti, e nella valle di Kathmandu.

I progetti – finanziati con un budget annuo di 20 milioni di franchi – prevedono soprattutto lo sviluppo delle infrastrutture rurali e la costruzione di strade e ponti.

La DSC è pure attiva sul fronte dei diritti umani. In questo ambito promuove varie iniziative locali e internazionali.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR