Difficoltà per il piano di rimpatrio dei rifugiati kossovari
Almeno 20’000 profughi del Kossovo non si sono annunciati per il secondo programma di rimpatri volontari. L’ufficio federale dei rifugiati prevede il rimpatrio forzato di circa 10’000 persone, mentre altre 15’000 si daranno alla clandestinità.
Finora 21’000 rifugiati sono ritornati volontariamente nel Kossovo, in buona parte partecipando al primo programma di assistenza al rimpatrio offerto dalla Confederazione. Alla scadenza del termine di iscrizione per il secondo programma (domenica 30 aprile), l’Ufficio federale dei rifugiati stima che almeno 20’000 profughi non si sono annunciati. E questo benché sia notevolmente aumentato negli ultimi giorni il numero di coloro che si sono registrati volontariamente.
Il delegato della Confederazione per il Kossovo, Urs Hadorn, ritiene che a partire dal prossimo 31 maggio (termine previsto per la conclusione dei rimpatri volontari) verranno rimpatriate con la forza circa 10’000 persone. Altri 15’000 rifugiati kossovari spariranno invece dalla circolazione: tenteranno di rimanere in Svizzera clandestinamente, cercheranno di andare in un altro paese oppure ritorneranno da soli in patria.
Per circa 500 casi i rimpatri forzati saranno problematici, prevede Hadorn. Il delegato considera comunque un successo il programma di rimpatri volontari realizzato finora dalla Confederazione. «La Svizzera, in proporzione, ha saputo motivare un numero maggiore di rifugiati a lasciare volontariamente il territorio, rispetto ad altri Stati». Per il programma di ritorno la Confederazione ha previsto un budget di 37 milioni di franchi che comprende anche gli aiuti sul posto.
Sempre secondo Hadorn, tutti i kossovari di etnia albanese, che devono ritornare in patria, lasceranno effettivamente la Svizzera entro un anno. «Fra un anno la mia carica non sarà più necessaria», ha concluso il delegato. Da notare che i dati forniti in relazione al programma di rimpatri volontari non comprendono i circa 9’000 kossovari giunti in Svizzera dopo la fine della guerra.
swissinfo e agenzie

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