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Diritti umani: le priorità della Svizzera

L'alta commissaria Onu per i diritti umani, Louise Arbour, vista attraverso l'occhio di una telecamera Keystone

Si apre lunedì a Ginevra la seconda sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani. In agenda, lo studio dei rapporti stilati dagli esperti, in particolare quelli riguardanti il Libano.

La Svizzera continua a lavorare ai dettagli dell’esame periodico sul rispetto dei diritti umani, esame al quale, in futuro, dovrebbero essere sottoposti tutti gli stati.

Sarà Louise Arbour, alta commissaria Onu per i diritti umani, a dare ufficialmente il via alla seconda sessione del Consiglio dei diritti umani. La delegazione svizzera attende con particolare impazienza il rapporto che verrà presentato dalla signora Arbour.

«È un momento importante, che può influire sull’andamento della sessione e sui temi che tratterà. Inoltre, questa riunione dovrebbe permettere di migliorare lo scambio tra Louise Arbour e i rappresentanti degli stati membri del Consiglio, degli stati osservatori e delle organizzazioni non governative (Ong)», sottolinea Blaise Godet, ambasciatore svizzero all’Onu di Ginevra.

Libano, Cuba, Cambogia

La sessione rappresenta una vera e propria prova di resistenza per l’ancora giovane Consiglio dei diritti umani. È solo dal 15 marzo che il Consiglio ha sostituito la vecchia e discreditata Commissione dei diritti umani e già sono in programma dei temi sensibili e lo studio dei rapporti stilati dagli esperti.

In questo quadro, i quattro incaricati speciali che si sono recati in Libano – tra di loro lo svizzero Walter Kälin – presenteranno i risultati del loro viaggio. Sono attese anche le considerazioni di un altro svizzero, il relatore Onu per il diritto all’alimentazione Jean Ziegler, che proprio in questi giorni si trova a Beirut.

Il Consiglio dei diritti umani esaminerà, inoltre, dei rapporti concernenti paesi come Cuba, la Cambogia, la Birmania, la Somalia, il Congo e i Territori palestinesi occupati. Da un punto di vista tematico si discuterà di razzismo, migrazioni, sparizioni, libertà di religione e di credo, libertà d’espressione, prodotti tossici o pericolosi.

Dialogare

«Sarà l’occasione per dialogare con gli autori dei rapporti. Le discussioni saranno molto più interattive, approfondite e aperte di quelle che si verificavano all’interno della vecchia Commissione dei diritti umani», sostiene Blaise Godet, che è uno dei vicedirettori del Consiglio.

La Svizzera rivolgerà particolare attenzione alle questioni seguenti: tortura, esecuzioni extra giudiziarie, bambini nei conflitti armati, difensori dei diritti umani, giustizia nei paesi in transizione, rispetto dei diritti umani nella lotta al terrorismo e diritto all’alimentazione.

C’è ancora da fare

«Nel limite del possibile, ci piacerebbe che questi dibattiti potessero concludersi con una dichiarazione del Consiglio, frutto dell’accordo tra i suoi membri. L’idea è di lavorare gli uni con gli altri, non gli uni contro gli altri», puntualizza Godet.

Ma per il momento, si tratta di una scommessa ancora da vincere. In estate, due riunioni straordinarie sulla Palestina e sul Libano, convocate dai paesi arabi, sono sfociate in testi definiti «inquietanti» da Mark Lagon, sottosegretario di Stato americano incaricato delle questioni inerenti alle organizzazioni internazionali.

Dal canto suo, Blaise Godet non vuole pronunciare dei giudizi affrettati. «Il Consiglio dei diritti umani è ancora giovane. La Svizzera farà un bilancio dopo il 18 giugno 2007». È questa, infatti, la data entro la quale il Consiglio deve diventare completamente operativo.

Bollettino sullo stato di salute dei diritti umani nel mondo

Anche la Svizzera sta dando il suo contributo per fornire al Consiglio dei diritti umani tutti gli strumenti di cui ha bisogno. La Confederazione è particolarmente impegnata nell’elaborazione dell’esame periodico universale. Si tratta di un meccanismo che dovrebbe permettere di pubblicare una specie di bollettino sullo stato di salute dei diritti umani nei vari paesi del mondo.

«Tutti gli stati saranno sottoposti a questo esame», spiega Blaise Godet. «L’idea che privilegiamo è quella di collaborare con lo stato in questione affinché possa migliorare il suo grado di protezione dei diritti umani».

Per conciliare le posizioni dei vari paesi in merito a questo strumento chiave, la Svizzera ha organizzato, a fine agosto, una riunione a Losanna.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione, Doris Lucini)

La seconda sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani durerà tre settimane.

Il Consiglio, composto di 47 paesi tra i quali la Svizzera, si era riunito per la prima volta a Ginevra dal 19 al 30 giugno del 2006.

In seguito si sono tenute due riunioni straordinarie concernenti la Striscia di Gaza e il Libano.

Il Consiglio è stato istituito il 15 marzo dall’Assemblea generale delle Nazioni unite. Sostituisce la discreditata – in quanto politicizzata – Commissione dei diritti umani.

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