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I buoni uffici della Svizzera per la pace in Sudan

Grazie all'accordo del Bürgenstock, forse un futuro meno terribile anche per questi tre piccoli profughi in Sudan Keystone Archive

Accordo raggiunto sulle alture del Bürgenstock, nel Cantone di Nidwaldo, tra il governo del Sudan e i ribelli della regione dei Monti Nuba. Successo per la politica elvetica dei buoni uffici.

I rappresentanti del governo sudanese e i ribelli dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (SPLA), riuniti sulle alture del Bürgenstock (NW), hanno firmato sabato un cessate il fuoco nella regione dei Monti Nuba, al centro del paese africano. Tutti i combattimenti dovrebbero interrompersi nelle prossime 72 ore, hanno precisato le due parti in una conferenza stampa congiunta.

Il rispetto dell’accordo raggiunto sabato, che dovrà costituire una base per futuri negoziati di pace in altre regioni del paese, sarà verificato da una Commissione militare congiunta (Joint military Commission, JMC). Inoltre, nella regione dei Monti Nuba sarà inviata una missione internazionale d’osservazione (International Monitoring Unit, IMU) composta di militari e civili provenienti da paesi accettati dai due contendenti.

I negoziati del Bürgenstock sono stati condotti sotto l’egida della Confederazione e degli USA – che sono i promotori dell’iniziativa di pace – e vi hanno partecipato undici delegati del governo e sette dello SPLA.

Un importante primo passo

È un giorno importante per il Sudan e la sua popolazione, ha detto nella conferenza stampa Josef Bucher, «ambasciatore nell’ambito della risoluzione dei conflitti» della Confederazione. Si tratta di un primo passo che potrebbe portare a una pace globale, ha aggiunto. Gli stessi propositi sono stati manifestati anche dal capo della delegazione del governo sudanese Mutrif Siddig e dal comandante dello SPLA Abdulaziz A Elhilu

Tuttavia, Bucher ha ammesso che il raggiungimento di un accordo è stato difficile e ha espresso timori riguardo alla sua applicazione.

La tregua prevede tra l’altro il libero accesso alla regione dei civili e delle organizzazioni umanitarie. In particolare, i belligeranti devono garantire da subito al CICR la possibilità di visitare i rispettivi prigionieri di guerra. Le due parti si impegnano inoltre a interrompere la posa delle mine e a procedere alla bonifica dei terreni e delle arterie minate.

Lotta al terrorismo

L’amministrazione Bush, che l’anno scorso si è impegnata per porre fine al conflitto, ha accresciuto la propria pressione dopo gli attentati dell’11 settembre. Il governo sudanese – che aveva tutto l’interesse a cancellare l’immagine di un paese sostenitore del terrorismo – ne ha approfittato. La cattiva reputazione del paese africano va fatta risalire agli anni 1991-1996, quando Osama bin Laden visse nel paese.

Il principio di un cessate il fuoco era stato accolto già alla metà di novembre dell’anno scorso, in occasione della visita in Sudan dell’emissario statunitense John Danforth. Tuttavia, all’inizio di dicembre, i ribelli avevano accusato il governo di avere violato la tregua.

Il paese africano è sconvolto da una guerra civile dal 1983. In diverse regioni, ribelli del sud del paese a maggioranza animista e cristiana hanno combattuto i successivi governi del nord in cui prevalgono esponenti arabo-musulmani. Nella regione dei Monti Nuba il conflitto è stato particolarmente violento.

swissinfo e agenzie

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