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Il caso Norvegia, la sicurezza a frontiere aperte

Odd Einar Dørum a una conferenza nel 2002 a Lucerna Keystone

Dopo avere aderito agli accordi di Schengen/Dublino nel 2001, la Norvegia è diventata più sicura, malgrado abbia dovuto aprire le frontiere agli Stati dell'UE.

Odd Einar Dørum, ministro di giustizia e polizia, racconta a swissinfo come il suo paese si sia dotato di strumenti adeguati a combattere la presenza della criminalità organizzata internazionale.

La Norvegia è uno dei pochi paesi che pur non facendo parte dell’UE è entrato nello spazio Schengen sulla libera circolazione delle persone e ha sottoscritto l’accordo di Dublino sulla collaborazione in tema di asilo politico.

Il paese confina a est con Svezia e Finlandia ­ con le quali oltre quarant’anni fa ha sottoscritto uno speciale accordo, il Nordic Passport Union (ovvero, lega per il passaporto nordico). La frontiera norvegese con la Russia è un territorio di duecento chilometri quadrati nel Circolo polare artico: è il confine settentrionale del continente europeo.

Odd Einar Dørum, esponente del partito liberale Venstre, è stato ministro dei trasporti e delle comunicazioni. Ha assunto il dicastero di giustizia e polizia una prima volta nel 1999 e di nuovo a partire dall¹ottobre 2001.

swissinfo: La Norvegia è diventata più sicura dopo avere sottoscritto gli accordi di Schengen e di Dublino?


Odd Einar Dørum: È diventata più sicura grazie ad una collaborazione molto efficace con altri paesi europei nella lotta alla criminalità internazionale organizzata.

Inoltre, oggi siamo in grado di sapere molto velocemente se una persona che chiede l’asilo politico in Norvegia l’abbia fatto precedentemente in un’altra nazione che fa parte dello spazio Schengen.

swissinfo: In concreto, che impatto hanno avuto gli accordi di Schengen/Dublino sulle statistiche criminali e sul numero di persone arrestate ­ e in che modo hanno influito sui dati dell¹asilo?


O.E.D.: Abbiamo effettivamente registrato una generale diminuzione nei dati che riguardano la criminalità. Ma se il nostro paese è toccato dal fenomeno del crimine organizzato, è anche vero che da anni ormai le nostre forze di polizia sono formate e mobilitate per combatterlo adeguatamente.

La Norvegia ha una lunga tradizione liberale in materia di asilo, che tuttora sentiamo nostra. Recentemente abbiamo introdotto regole più restrittive per quanto riguarda la concessione dell’aiuto sociale e questi provvedimenti hanno fatto diminuire il numero dei richiedenti.

In generale, diamo il benvenuto a persone che provengono dallo spazio economico europeo ­ e abbiamo accolto molta gente dall’Europa orientale. Credo sia giusto guardare allo spazio Schengen/Dublino come ad una sorta di confine condiviso, una forma di protezione collettiva contro la criminalità organizzata internazionale.

Per quanto ci riguarda, in materia d’asilo rappresenta inoltre uno sforzo per portare avanti una politica condivisa con l’Islanda e l’Unione Europea.

swissinfo: In Svizzera, gli oppositori alla firma degli accordi di Schengen e di Dublino sostengono che se il paese aprisse le frontiere all’UE la disoccupazione salirebbe alle stelle.In Norvegia è successo?


O.E.D: No, non è successo. La nostra economia ha bisogno di forza lavoro ed era nostra volontà accogliere lavoratori di altri paesi.

Credo che in generale l’impatto sul mercato del lavoro dipenda dalle politiche nazionali per l’occupazione e in materia di immigrazione.

swissinfo: A quattro anni dall’adesione, Schengen/Dublino è ancora una tema caldo in Norvegia?


O.E.D: L’accordo è stato ormai universalmente accettato ­ direi che non è più un tema di discussione. Il mio partito era inizialmente contrario all’adesione allo spazio Schengen/Dublino, perché temevamo potesse tradursi per il paese in una perdita di sovranità nazionale.

Ma entrando nella coalizione di governo, dopo le elezioni del 1997, abbiamo trovato con gli altri partiti l’accordo per una più stretta collaborazione con l’Unione Europea sui temi dell’asilo e della sicurezza.

swissinfo: Lo scorso anno in Norvegia ci sono stati due casi decisamente eclatanti: una rapina a mano armata e il furto di opere del celebre artista Edvard Munch. C’è un legame col fatto che oggi i confini norvegesi sono aperti?


O.E.D: No, lo escludo assolutamente. Piuttosto, la questione è che in un mondo sempre più globalizzato ­ grazie ad Internet e ad altre nuove forme di comunicazione – anche il crimine è un fenomeno internazionale.

L’abolizione delle frontiere interne con l’Europa non ha portato più criminalità, al contrario ci ha dato la possibilità di una più stretta collaborazione con gli altri paesi europei – pur non essendo membri UE.

swissinfo: Come vede il suo paese la possibilità che la Svizzera diventi un nuovo membro di Schengen/Dublino?


O.E.D: La Norvegia e la Svizzera hanno condiviso la nascita dell’AELS ­ l’Associazione europea di libero scambio – e percorso molta strada insieme.
In comune abbiamo, d’altronde, un forte spirito di indipendenza e anche un alto livello di benessere ­e sappiamo bene quanto impegno ci voglia per conquistarli e conservarli.

Personalmente, nutro una grande stima per il sistema politico elvetico, con la democrazia diretta e i referendum. E certo non sta a me dire ai cittadini svizzeri come devono votare. Anche perché lo sanno benissimo da soli!

Posso testimoniare, però, che per molti aspetti estremamente concreti che riguardano la lotta alla criminalità organizzata e la cooperazione in materia di asilo, la Norvegia sta traendo beneficio dagli accordi di Schengen e Dublino.

swissinfo, Urs Geiser, Oslo
(traduzione di Serena Tinari)

La Norvegia è entrata nello spazio Schengen nel 2001, nonostante per due volte il popolo abbia rifiutato l’adesione all’UE.
I controlli d’identità sistematici alle frontiere con Svezia e Finlandia, paesi membri dell’UE, sono soppressi. Ma le autorità doganali possono tuttora effettuare perquisizioni.
Già dal 1954, grazie alla lega per il passaporto nordico i cittadini di Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda possono entrare ed uscire liberamente dal paese.
Per 200km2 confina con la Russia: è il confine più settentrionale del continente europeo.
Fa parte dell’AELS, l’Associazione europea di libero scambio,­ insieme a Islanda, Liechtenstein e Svizzera.

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