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Il CICR esorta a combattere la tortura

Jakob Kellenberger è stato molto risoluto nel condannare la tortura. Keystone

Per il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), il divieto della tortura è assoluto. Il suo presidente lo ha ricordato in un vigoroso discorso.

Jakob Kellenberger stima che nulla giustifica simili pratiche, neanche ragioni di sicurezza.

«Nessuno è al di sopra delle leggi», ha esclamato il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, Jakob Kellenberger, rivolgendosi alla Commissione dei diritti dell’uomo dell’ONU, riunita a Ginevra.

Kellenberger ha ricordato che non vi è giustificazione alcuna, neppure per ragioni di sicurezza, ad eccezioni nel rispettare il diritto umanitario nel trattamento dei prigionieri: «Il divieto della tortura e di tutte le forme di maltrattamento è assoluto».

Una pratica che ha un effetto boomerang

I maltrattamenti nei confronti dei detenuti non solo violano il diritto umanitario e il diritto internazionale, ma i principi stessi d’umanità. «Non sono mai moralmente giustificati», ha insistito il presidente del CICR.

«Da più parti si dice che certi individui non meritano di essere trattati con umanità a causa degli atti orribili che hanno commesso; si tratta di un ragionamento da respingere con fermezza».

Dall’esperienza del CICR -ha proseguito- si è potuto notare che molto spesso questo tipo di pratiche hanno un effetto boomerang, che si traduce in un’escalation della violenza.

«Quando una delle parti in conflitto ricorre a dei maltrattamenti, l’avversario fa altrettanto», ha deplorato Kellenberger, costatando un deterioramento delle condizioni di prigionia negli ultimi anni.

Il CICR non modificherà la sua prassi

Il presidente del CICR ha inoltre insistito sul fatto che i detenuti non devono essere trasferiti in paesi dove rischiano di essere maltrattati e sull’importanza che vengano registrati, affinché «non diventino degli scomparsi».

Kellenberger ha pure abbordato la questione della confidenzialità. Il Comitato internazionale della Croce Rossa, infatti, non rende pubbliche le sue raccomandazioni ma le trasmette unicamente alle autorità responsabili.

Una situazione che non cambierà: «Solo in circostanze eccezionali, quando tutte le altre possibilità di dialogo sono state esaurite e nei casi in cui la situazione umanitaria rimane grave, il CICR può rendere pubbliche le sue osservazioni», ha affermato Kellenberger.

swissinfo e agenzie

Nel 2004 il CICR ha visitato più di 570’000 detenuti.
Le ispezioni sono avvenute in 2’400 carceri in 80 paesi.

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