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Il Grande Fratello abita a Schengen?

L'uso dell'informatica a fini di controllo preoccupa i difensori dei diritti civili Keystone

Gli accordi di Schengen e Dublino si basano su due grandi sistemi elettronici di gestione delle informazioni. E c'è chi teme un eccesso di controlli.

L’incaricato federale per la protezione dei dati assicura che gli accordi offrono sufficienti garanzie, ma a sinistra è ancora vivo il ricordo dello «scandalo delle schedature».

Nell’autunno del 1989, mentre a Berlino cadeva il muro, anche la Svizzera si confrontava con gli scheletri riaffiorati dagli armadi della Guerra fredda.

Un’inchiesta sul Dipartimento federale di giustizia e polizia rivelò l’esistenza di 900’000 schede della polizia politica federale, su persone e organizzazioni sospettate di mettere in pericolo la sicurezza interna della Svizzera. La scoperta suscitò un’ondata di proteste.

Nel frattempo il clima è cambiato, fenomeni quali la criminalità organizzata e il terrorismo hanno ridato priorità al tema della sicurezza. Agli approcci più garantisti nella gestione dei dati personali si contrappone la volontà di una lotta efficace alla criminalità.

In alcuni ambienti di sinistra, la prospettiva di un’adesione della Svizzera ad accordi internazionali sulla sicurezza fa però risorgere vecchie diffidenze, combinate ai timori per la gestione informatica dei dati. Gli accordi di Schengen e Dublino si basano in effetti su due grandi banche dati informatiche.

Il Sistema d’informazione di Schengen (SIS) ed Eurodac

Il Sistema d’informazione di Schengen (SIS) è una rete di banche dati nazionali gestite dai paesi membri, che contiene informazioni su persone (p. es. ricercati, immigrati clandestini, persone scomparse o sottoposte a «sorveglianza discreta») e su oggetti (p. es. automobili, documenti o armi rubate, banconote).

I dati sono immessi nel SIS dagli uffici nazionali competenti (in Svizzera sarebbe l’Ufficio federale di polizia). Nel caso delle persone, questi dati comprendono nome, età, nazionalità, sesso, motivo dell’iscrizione, indicazione sull’eventuale pericolosità.

Sono queste le informazioni che gli organi di polizia possono ottenere consultando il SIS. Informazioni supplementari devono essere richieste all’autorità competente del paese che ha effettuato l’iscrizione.

Attualmente il SIS contiene oltre 11 milioni di dati. Le iscrizioni riferite a persone sono un milione, di cui oltre 800’000 relative ad un decreto di espulsione dallo spazio di Schengen o a un divieto d’ingresso. Le persone ricercate per reati penali registrate nel sistema sono circa 15’000.

Nel 2003 è entrata in funzione anche la banca dati Eurodac, in cui vengono registrate le impronte digitali di tutte le persone sopra i 14 anni che hanno inoltrato una domanda d’asilo in uno dei paesi aderenti all’accordo di Dublino. La banca dati serve a realizzare uno degli obiettivi principali dell’accordo: impedire che una persona depositi più di una richiesta d’asilo.

Il problema della protezione dei dati

La convenzione di applicazione dell’accordo di Schengen contiene una serie di articoli a garanzia della protezione dei dati (articoli 102-118). In linea di principio, i dati delle persone devono essere verificati dopo tre anni dall’inserimento nel SIS.

Esiste, per le persone registrate, il diritto di consultare i propri dati e di far correggere o cancellare informazioni errate. La convenzione prevede l’istituzione di autorità di controllo nazionali e internazionali. E se dati errati comportano dei danni per la persona registrata, c’è un diritto al risarcimento.

Per Hanspeter Thür, incaricato della Confederazione per la protezione dei dati, le norme di Schengen offrono garanzie sufficienti. «Si tratta di un consolidamento della nostra legislazione», ha dichiarato al quotidiano Le Temps. «L’accordo fissa regole rigide per lo scambio di informazioni».

L’opinione nel complesso positiva di Thür è servita a fugare i dubbi di buona parte della sinistra, interessata soprattutto ad un avvicinamento all’Europa. «Schengen non è un accordo per la sorveglianza dei popoli europei, ma per la lotta alla criminalità organizzata», ha sottolineato il presidente del Partito socialista Hans-Jürg Fehr sulle colonne del settimanale Wochezeitung.

Dissenso a sinistra

Qualcuno però a sinistra non ci sta. E se ha rinunciato a lanciare un referendum parallelo a quello della destra antieuropeista, non desiste dal denunciare i rischi di Schengen e Dublino.

«Thür guarda alle garanzie legali dell’accordo di Schengen», osserva Heiner Busch, dell’organizzazione Solidarités sans frontières. «Ma in pratica, ottenere accesso ai propri dati è molto difficile. Tanto più che le regole variano da un paese all’altro».

Per chi è colpito da un divieto d’ingresso, nota Busch, ottenere una rettifica dei dati risulta praticamente impossibile senza l’aiuto di un avvocato nel paese che ha preso la decisione. «E la categoria delle persone sottoposte a sorveglianza discreta – già di per sé problematica – è totalmente esclusa dall’accesso ai dati».

Quanto ad Eurodac, il problema secondo Busch non risiede tanto nella protezione dei dati, quanto nell’idea stessa alla base del sistema. «Eurodac non contiene nomi. Ma ci si può chiedere se sia legittimo registrare tutti i richiedenti l’asilo sopra i 14 anni in una banca dati centralizzata solo per evitare che chiedano due volte asilo».

swissinfo, Andrea Tognina

Il Sistema d’informazione di Schengen (SIS) contiene un milione di iscrizioni riferite a persone.
800’000 iscrizioni riguardano persone a cui è negato l’ingresso o il soggiorno nello spazio di Schengen.
15’000 iscrizioni riguardano persone ricercate per reati penali.
Nel 2003 è entrata in funzione Eurodac.
Eurodac registra le impronte digitali di tutti i richiedenti l’asilo sopra i 14 anni.

Ideato in origine per otto stati e utilizzato oggi da 15 stati, il Sistema d’informazione di Schengen (SIS) ha ormai raggiunto i suoi limiti di capacità. Nel 2001 sono stati avviati i lavori per una nuova versione del sistema (SIS II), in vista dell’allargamento dell’Unione europea. SIS II dovrebbe entrare in funzione nel 2007 e anche la Svizzera, in caso di adesione all’accordo di Schengen, dovrà attendere quella data. La nuova versione del SIS non comporta solo un aggiornamento tecnico. In discussione c’è anche l’allargamento a nuove categorie di persone (in particolare persone violente a cui deve essere impedita la partecipazione a manifestazioni sportive o politiche) e l’aggiunta alle schede elettroniche di dati biometrici.

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