Il torrentismo alla ricerca di una cultura basata sulla sicurezza

Riflettori puntati sul Canton Ticino dove da sabato è in programma un incontro internazionale di canyoning che si concluderà domenica 26 agosto. La manifestazione prende avvio sulla scia delle polemiche scaturite dopo un incidente mortale avvenuto in Val d'Osogna e costato la vita a due appassionati di questa pratica sportiva cosiddetta estrema.
La disgrazia mortale di martedì scorso nel torrente Nala in Val d’Osogna, che è costata la vita ad un lucernese di 42 anni ed alla figlia di 16, ha nuovamente fatto divampare le polemiche sulla pericolosità di questo sport e riportato alla memoria la tragedia avvenuta il 27 luglio di due anni fa nel fiume Saxetbach, a Wilderswil nell’Oberland bernese. In quella fatale circostanza persero la vita 21 appassionati di canyoning, quasi tutti turisti australiani e neozelandesi di età compresa fra i 19 ed i 32 anni e molte voci si levarono per proibire questa pratica sportiva lungo i fiumi ed i torrenti della Confederazione.
Le conseguenze di queste disgrazie sono rappresentate da una diminuzione tangibile della domanda complessiva di sport estremi, come ha confermato a swissinfo Daniel Chézière, vice presidente della Federazione svizzera di sport d’avventura e proprietario di Swissraft, una società che dal 1982 propone sport acquatici ed invernali, bike, trekking, rafting, hydrospeed e, da dodici anni a questa parte, anche torrentismo.
Mercato svizzero in caduta
“Dopo la tragedia di Saxetbach – ha precisato Daniel Chézière – abbiamo avuto una diminuzione della domanda per sport estremi all’incirca del 60 percento. Ad essere completamente distrutto è il mercato svizzero, perché ad Interlaken, dove la clientela è straniera, non hanno quasi risentito alcuna diminuzione. Anche in Ticino stiamo assistendo ad una forte ripresa della domanda di canyoning da parte di persone interessate che si rivolgono a società competenti. L’incidente di Osogna rappresenta però un colpo supplementare, che avrà ripercussioni soprattutto sulla clientela svizzero tedesca. La diminuzione dipenderà molto dalle ripercussioni mediatiche della tragedia pubblicate dai quotidiani. Per questo sono quindi quasi certo che fino alla fine dell’anno non avrò più richieste dalla Svizzera Interna per escursioni di canyoning in Ticino.”
Per ristabilire la fiducia nel torrentismo, nell’ultimo anno le due associazioni elvetiche di canyoning e cioè Federazione svizzera di sport d’avventura e la Swiss outdoor association hanno effettuato un intenso per rendere maggiormente trasparente e sicura questa disciplina sportiva. In collaborazione con l’Ufficio federale dello sport sono state emanate direttive precise per massimizzare la sicurezza, elaborate tecniche all’avanguardia, si è migliorato il livello formativo degli istruttori e delle guide e si è uniformata la didattica e la tutela dell’ambiente.
Un marchio di qualità
Presto, inoltre, per operare sul mercato degli sport estremi, gli operatori dovranno essere in possesso di uno specifico marchio di qualità denominato “safety in adventures”. Basato sul modello bernese di certificazione, introdotto dopo la tragedia di Saxetbach, il marchio questo marchio di q ualità è stato finora rilasciato a tre società che hanno superato gli esami lo scorso mese di giugno, mentre un’altra decina di operatori del settore si sono iscritti per la prossima sessione d’esami. Sulla necessità di disciplinare il mercato degli sport estremi si dovrebbe occupare anche il Consiglio federale prima della sessione autunnale delle Camere.
Nell’attesa di una legislazione che disciplini il settore, operatori di sport estremi ed appassionati di torrentismo e rafting si confronteranno per i prossimi quindici giorni in Ticino lungo i fiumi ed i torrenti della Leventina, della Val di Blenio, della Riviera, della Val Maggia e del Piano di Magadino. L’obiettivo dichiarato dagli organizzatori dell’Incontro internazionale di canyoning in Ticino, oltre alla scoperta di quella che viene definita come la nuova mecca del torrentismo, è appunto quello di uno scambio di esperienze e tecniche per rendere sempre più sicura questa disciplina sportiva. Una disciplina sportiva che richiede a priori una buona preparazione fisica e che offre all’appassionato una fusione pressoché totale con l’ambiente, consentendo al torrentista di godere scorci insoliti e spettacolari.
Il canyoning dunque, vissuto come uno svago totale, fisico e spirituale, un taglio netto con la quotidianità. Un’avventura da vivere però nel rispetto delle regole tecniche, per renderla meno rischiosa -come ci ha spiegato Daniel Chézière- di tante altre nostre attività quotidiane.
Sergio Regazzoni

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