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Iniziativa “per la regolamentazione dell’immigrazione”

Numerosi partiti e associazioni condannano l'iniziativa, ma il dibattito nella società è acceso. I profughi (nella foto d'archivio un centro di raccolta) sono presi di mira dall'iniziativa Keystone

Un'iniziativa condannata in coro dagli ambienti economici e dai principali partiti, ad eccezione dell'Unione democratica di centro. È però il tema in votazione che suscita il dibattito più acceso, a causa della sua portata emotiva.

L’iniziativa “Per una regolamentazione dell’immigrazione”, lanciata nel 1994 da un comitato formato da personalità di destra provenienti dal canton Argovia, intende ridurre il tasso di stranieri in Svizzera dal 19,2 percento attuale al 18 percento della popolazione. L’iniziativa ha raccolto 121 mila firme, di cui circa 4000 nella Svizzera romanda e 1000 in Ticino.

Iniziative di questo tipo non sono nuove in Svizzera: fra il 1969 e il 1970, il numero di stranieri in Svizzera è raddoppiato, in seguito ad un periodo di espansione economica senza precedenti. E proprio in questo periodo che sono apparse le prime iniziative per regolare il numero di stranieri. L’iniziativa “Per una regolamentazione dell’immigrazione” è la settima di questo tipo.

I partigiani dell’iniziativa, Democratici Svizzeri (ex Azione Nazionale), il Partito della Libertà (ex Automobilisti) e qualche radicale svizzero tedesco insistono sulla “forte” proporzione di stranieri in Svizzera: 1,35 milioni attuali contro i 900 mila di 20 anni fa, senza contare i frontalieri, gli stagionali né i funzionari internazionali.

Secondo i promotori dell’iniziativa, ad eccezione del Lussemburgo, nessun altro paese in Europa ha una proporzione di stranieri così elevata.

Iniziativa disumana? Secondo gli iniziativisti no, poiché nessuno verrà espulso dalla Svizzera; semplicemente le partenze non verranno sostituite finché il tasso non sarà fissato al 18 percento.

Che cosa propone questa iniziativa?
L’iniziativa popolare per una regolamentazione dell’immigrazione vuole limitare al 18 percento la proporzione di cittadini stranieri rispetto alla popolazione residente. Contrariamente a quanto accade ora, i ricercatori, i quadri specializzati, gli artisti e gli studenti non rientrerebbero più nel calcolo della popolazione residente permanente di nazionalità straniera. Sarebbero compresi nel calcolo invece gli stranieri domiciliati, gli annuali, i rifugiati riconosciuti e gli stranieri con permesso umanitario.

Se al momento dell’entrata in vigore della nuova regolamentazione, il limite del 18 per cento fosse superato, l’iniziativa prevede una rapida riduzione della popolazione residente straniera mediante l’emigrazione volontaria. Se l’eccedenza di nascite fra la popolazione residente straniera superasse il numero di emigrati volontari, non potrebbero essere rilasciati nuovi permessi di dimora.

Oltre a questo scopo principale, ossia la riduzione e limitazione della popolazione straniera al livello del 1993, l’iniziativa chiede una regolamentazione più severa per richiedenti l’asilo, profughi di guerra, stranieri alla ricerca di protezione, persone accolte provvisoriamente e stranieri senza dimora fissa. Per queste categorie, il soggiorno in Svizzera non dovrebbe essere attrattivo. Inoltre, l’iniziativa propone una carcerazione per stranieri espulsi in vista dell’esecuzione della misura d’espulsione. Durante la detenzione inoltre, queste persone non possono beneficiare di una situazione finanziaria migliore di quanto sarebbe il caso nel loro paese d’origine.

Soffermiamoci ora sul tasso di stranieri presenti in Svizzera. Secondo un rapporto dell’ufficio federale di statistica gli stranieri nel 1999 rappresentavano il 19,2 per cento della popolazione. Sempre secondo l’Ufficio federale di statistica, sul 19,2 per cento di stranieri il 75 per cento è titolare di un permesso di domicilio e il 25 per cento di un permesso annuale.

Da anni la proporzione di cittadini di Stati dell’unione europea e dell’Associazione europea di libero scambio residenti stabilmente in Svizzera è in regresso. La maggior parte degli stranieri proviene come sempre dall’Italia il (23,9 per cento) seguita dalla repubblica federale di Jugoslavia con il 13,8 per cento e dal Portogallo con il 9,9 per cento.

L’ex Consigliere federale Arnold Koller, ministro della Giustizia al momento della discussione in Parlamento del messaggio sul questa iniziativa, aveva da parte sua sottolineato che sul totale di 1,3 milioni di stranieri che vivono in Svizzera 310 mila sono nati qui e altri 150 mila vivono nel nostro paese da oltre 30 anni, sono perfettamente integrati e avrebbero, con una procedura di naturalizzazione più semplice, già da tempo ottenuto la cittadinanza svizzera.

Koller aveva all’epoca posto l’accento sulle difficoltà d’applicazione dell’iniziativa: il testo non dice infatti né quando né come si potrebbe raggiungere l’obiettivo del 18 per cento. Forzare la gente a partire andrebbe contro lo Stato di diritto.

Secondo il parere del Consiglio federale, accettando l’iniziativa potrebbero sorgere gravi difficoltà soprattutto in relazione con trattati internazionali, sia nell’economia sia nel settore del diritto internazionale pubblico.

Un inasprimento delle disposizioni di ammissione potrebbe inoltre causare misure di ritorsione contro cittadini svizzeri residenti all’estero. Per questi motivi il Consiglio federale respinge l’iniziativa. Per quanto riguarda le Camere, il Consiglio nazionale l’ha bocciata con 130 voti contro 19. Il Consiglio degli Stati l’ha respinta all’unanimità.

Claudia Iseli

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