Prospettive svizzere in 10 lingue

La Svizzera entra nel mondo

Presto la bandiera svizzera andrà ad aggiungersi alle altre 191 davanti alla sede principale dell'ONU. ONU

È giunto il momento: il 10 settembre la Svizzera diventa membro a pieno titolo delle Nazioni Unite (ONU). Uscita storica dall'isolamento.

Fino al voto di marzo, la Svizzera era praticamente l’ultimo paese al mondo a non far parte dell’ONU.

La situazione in cui si trovava, stava diventando più dannosa che utile per il paese. Sul piano internazionale, il suo isolamento era sempre meno capito.

Questa visione è stata apparentemente condivisa dalla maggioranza degli elettori, che seppure di stretta misura hanno accettato l’adesione. Ma ci è voluto un ripensamento, soprattutto per quanto concerne il principio della neutralità.

Nel 1986, un’iniziativa per l’adesione all’ONU era nettamente fallita, non da ultimo per le paure suscitate dalla perdita della neutralità.

A casa nel mondo

Per l’ambasciatore Erwin Hofer, responsabile del dipartimento degli esteri per le relazioni tra la Svizzera e l’ONU, c’è stato un cambiamento di mentalità.

“Il messaggio è che oggigiorno gli svizzeri si sentono bene anche in un’organizzazione mondiale”, ha dichiarato Hofer a swissinfo, “e sono pronti a condividere problemi e speranze con altre nazioni”.

Secondo Victor-Yves Ghebali, professore all’Istituto di studi internazionali di Ginevra, l’accettazione della Svizzera (e di Timor orientale, subito dopo) nella comunità mondiale riveste un significato simbolico per l’ONU: “Così, le Nazioni Unite diventano veramente universali”.

Nella pratica, però, il fatto che la Svizzera sia membro dell’ONU non creerà nessuno sconvolgimento nella politica internazionale. Anche se, nel concerto delle nazioni, un’ulteriore voce neutrale è sempre benvenuta.

Amicizie e coalizioni

Gli osservatori ritengono però – e il ministro degli esteri ci spera – che la Svizzera diventerà più visibile sulla scena internazionale. Il suo impegno dovrebbe manifestarsi soprattutto nei campi che Berna ha sempre considerato importanti, come l’aiuto umanitario, l’ambiente, la lotta alla povertà, i diritti umani, quelli dei popoli e il commercio.

“La popolazione svizzera ha capito che l’isolamento non aveva più senso. E che oggi la neutralità è da intender come un’apertura sul mondo e non per richiudersi su se stessa come nazione”, ritiene Ghebali.

La Svizzera sarà soltanto uno dei 192 membri dell’ONU. Ma la sua adesione al club delle nazioni apre alla diplomazia elvetica nuove prospettive e l’accesso a nuove relazioni.

Anche Curt Gasteyger, esperto di strategia politica, intravede nuove chance: “Finora, la Svizzera aveva poca esperienza nell’ambito della diplomazia multilaterale. Ora avrà la possibilità di stringere nuove amicizie e nuove coalizioni”.

La Svizzera accede ora a una nuova piattaforma, dove può diventare attiva più direttamente e, altrettanto direttamente, trattare con i propri partner. “Per ottenere qualcosa nei settori che le interessano, può aderire a nuove alleanze”, dice Gasteyger. “È decisamente meglio partecipare che rimanere esclusi”.

Una lunga storia

Con l’adesione all’ONU si conclude ufficialmente la lunga storia dell’avvicinamento. In quanto la Svizzera non ospita soltanto la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, ma era già membro di molte organizzazioni, come l’OMS (organizzazione mondiale della salute) e l’OIL (organizzazione internazionale del lavoro). E per di più, versa importanti contributi finanziari.

Fino al 3 marzo di quest’anno, il popolo svizzero non aveva ancora voluto aderire agli organi politici dell’ONU: il consiglio di sicurezza e l’assemblea generale.

Ora, in qualità dio membro a tutti gli effetti, anche la Svizzera dovrà esprimersi su importanti problemi. E ciò sembra preoccupare soprattutto gli ambienti politici di destra, che vedono minacciata la tradizionale neutralità del paese.

Ma per l’ambasciatore Hofer, si tratta di argomentazioni che non reggono: “Il concetto della neutralità non è minacciato dall’appartenenza all’ONU”.

“Essere neutrali”, sostiene l’ambasciatore, “significa tenersi fuori dai conflitti armati fra stati. L’ONU è ideale per essere neutrali, visto che è proprio il compito delle Nazioni Unite, quello di evitare i conflitti e di favorire l’instaurazione dello stato di diritto”.

Per rafforzare la neutralità del paese, insieme alla domanda di adesione il governo svizzero aveva sottoposto all’ONU anche una dichiarazione in tal senso. Cioè che la neutralità è parte integrante della politica del paese nei confronti dell’ONU.

Disponibilità al compromesso

Le organizzazioni non governative svizzere avevano chiesto, in vista dell’adesione, di scegliere un comportamento indipendente e di concentrarsi su quelle tematiche per le quali la Svizzera dispone di esperienze e competenze proprie, come per esempio il settore dei diritti dell’uomo o dello sviluppo sostenibile.

Dal canto suo, anche Joseph Deiss, ha più volte sostenuto che la Svizzera, pur percorrendo la sua propria strada in seno alle Nazioni Unite, non lo farà da sola.

“Dobbiamo anche essere pronti al compromesso”, ritiene il ministro degli esteri. Perché in futuro bisognerà collaborare maggiormente con paesi che la pensano come la Svizzera.

“Buoni servizi” in aumento?

Secondo alcuni osservatori politici, il fatto di essere membro a tutti gli effetti dell’ONU permetterà alla Svizzera di assumere nuovamente un ruolo di spicco nella soluzione di conflitti su scala internazionale. Un ruolo che oggi viene piuttosto svolto dai paesi scandinavi.

Ma ora che la Svizzera, con l’adesione all’ONU, esce dall’isolamento che aveva scelto, si può ritenere che i suoi “buoni servizi” vengano richiesti maggiormente.

Non più alle stesse condizioni che vigevano al tempo della guerra fredda. Ora è richiesta una politica attiva, orientata alla pace e alla soluzione dei conflitti. E in questo ambito, come già nel caso dei negoziati sulla tregua nel Sudan, lo statuto di neutralità della Svizzera e il fatto che non sia mai stata una potenza coloniale rappresenterebbero dei vantaggi.

swissinfo, Rita Emch e Roy Probert

Il 10 settembre 2002 è una giornata storica: la Svizzera aderisce alle Nazioni Unite. Ma se la Confederazione è praticamente l’ultima ad entrare all’ONU, è la prima volta che un stato vi aderisce in seguito a una decisione popolare.

Sebbene Ginevra ospitasse già la Società delle nazioni, l’organizzazione antecedente all’ONU, la Svizzera non divenne mai membro delle Nazioni Unite, ma soltanto di singole organizzazioni dell’ONU.

Ancora nel 1986, gli svizzeri respinsero con il 75 percento dei voti l’adesione all’ONU. 12 anni più tardi venne lanciata un’iniziativa per l’adesione, che venne poi accettata in votazione popolare il 3 marzo 2002.

1945: fondazione delle Nazioni Unite a San Francisco. La Svizzera non era invitata.
1946: scioglimento della Società delle nazioni – il suo palazzo a Ginevra diventa la sede europea dell’ONU.
1986: rifiuto degli svizzeri di aderire all’ONU. Tutti i cantoni e il 75% dei votanti dicono no alla proposta.
1998: lancio di una nuova iniziativa per l’adesione.
2002: accettazione (di misura) dell’adesione all’ONU, nella votazione federale del 3 marzo.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR