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La Svizzera non è stata invasa

Dallo scorso 1. giugno, le frontiere tra Svizzera e Ue hanno un altro significato Keystone

Gli accordi bilaterali con l'Ue non hanno provocato nessun arrivo in massa di cittadini dell'Unione europea in Svizzera.

Dal 1. giugno al 31 ottobre, il loro numero è aumentato di 5’005 unità, contro un aumento di 3’371 per lo stesso periodo del 2001.

Siamo giunti al momento dei primi bilanci, 5 mesi dopo l’entrata in vigore dei bilaterali. Dei 1’445 milioni di stranieri che vivevano permanentemente in Svizzera alla fine di ottobre, 813’708 erano cittadini europei.

I più numerosi a raggiungere la Confederazione da giugno a ottobre sono stati i Germanici (+4’174) e i Portoghesi (+2’346), mentre il numero degli Italiani (- 1’915) e di Spagnoli (-1’148) è diminuito. Lo ha reso noto martedì l’Ufficio federale degli stranieri (UST).

Contingenti fino al 2007

L’immigrazione di lavoratori provenienti da Stati membri dell’UE o dell’AELS resterà contingentata fino al 2007 a 15’000 unità annue per dimoranti annuali e 115’500 per dimoranti temporanei.

Com’era da prevedere, durante i primi cinque mesi del 2002 i contingenti per permessi annuali sono stati fortemente sollecitati: 8’378 pari al 55% del contingente annuo. Il loro numero dovrebbe stabilizzarsi nel 2003.

Molti Europei hanno atteso l’entrata in vigore degli accordi bilaterali prima di inoltrare la domanda. Si è pure dovuto procedere ad adattamenti dei permessi, come la trasformazione di quelli dei frontalieri in autorizzazioni di soggiorno.

I permessi di breve durata sono stati 17’200 (15% del contingente annuo). Sinora questi permessi sono stati poco richiesti, ma la domanda potrebbe aumentare con la stagione invernale, osserva ancora l’UST.

Svizzeri interessati all’estero

Mancano dati statistici in merito agli Svizzeri emigrati dopo l’entrata in vigore degli accordi bilaterali.

Sulla base della consulenza offerta dall’UST è comunque lecito affermare che l’interesse per un soggiorno lavorativo nell’UE/AELS è aumentato in modo discontinuo, ma pronunciato. Al primo posto vi è la Francia, seguita da Germania, Austria e Inghilterra.

Un lungo percorso

Gli accordi bilaterali sono nati dalla necessità di rompere l’isolamento elvetico dopo la votazione del 6 dicembre 1992 in cui gli elettori rifiutarono l’adesione allo Spazio economico europeo (SEE).

L’obiettivo era di ottenere un migliore accesso al mercato dell’UE, il principale partner economico della Svizzera, senza restrizioni della sovranità nazionale e senza trasferimenti di competenze politiche verso Bruxelles.

Dopo quattro anni di intensi negoziati, gli accordi furono firmati a Lussemburgo il 21 giugno del 1999.

Il 21 maggio del 2000 il popolo svizzero li approvò a larga maggioranza (67.7%). Il processo di ratifica ha poi coinvolto i parlamenti degli Stati membri dell’Unione, ciò che ha ritardato l’entrata in vigore degli accordi fino 1 giugno del 2002.

I trattati concernono sette settori: circolazione delle persone, trasporti aerei e terrestri, ricerca, agricoltura, appalti pubblici e commercio. In alcuni ambiti vengono ampliati in parte i campi di applicazione dell’accordo di libero scambio concluso tra la Svizzera e l’UE nel 1972.

swissinfo e agenzie

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