Le incredibili emozioni del “rettangolo verde”

Roberto Morinini vive l'Euro 08 nelle vesti di consulente per la Televisione svizzera di lingua italiana. Innamorato del calcio? Sì e... no. Nostra intervista.
Ex attaccante del Bellinzona, club ritornato qualche settimana fa nell’élite del calcio elvetico, Roberto Morinini ha deciso all’età di 22 anni di lasciar perdere il calcio, per dedicarsi a studi di scienze economiche e sociali all’Università di Ginevra.
Dopo la laurea, si è occupato di bambini autisti in Ticino e ha aderito al Partito socialista autonomo. A 32 anni il virus del calcio lo ha però colpito di nuovo. Dopo essere diventato allenatore del Bellinzona nel 1983, Morinini ha diretto diverse squadre elvetiche ed italiane, conducendo in particolare il Lugano alla conquista di un secondo posto nel campionato svizzero.
swissinfo: Come sta vivendo le fasi iniziali di questi Europei?
Roberto Morinini: Sono un privilegiato, poiché vivo questo Euro dall’interno senza però avere quasi nessuna responsabilità. È l’ideale. Trovo che il tanto atteso fervore popolare sia ben presente, sia negli stadi che all’esterno.
Questo avvenimento deve dare un’immagine positiva della Svizzera e attenuare un po’ lo stereotipo degli svizzeri freddi. So che gli elvetici sanno divertirsi e mostrarsi degni di un evento di questa importanza.
In generale, lo sport, la musica o l’arte sono molto importanti per la società e i giovani. Questi settori rappresentano la creatività e l’apertura di spirito. Nella vita bisogna essere curiosi. Se il calcio può dare un contributo, tanto meglio. Poi, se anche la nazionale riesce a brillare…
swissinfo: La Svizzera, appunto, ha perso la prima partita. Qual è la sua analisi?
R.M.: Bisogna ammettere che sabato i rossocrociati sono stati particolarmente sfortunati. Un pareggio sarebbe stato un risultato più equo. Anche se la Svizzera ha compiuto enormi progressi in questi ultimi anni, vi è ancora una differenza di livello con le migliori squadre europee.
Queste ultime annoverano sempre nei loro ranghi giocatori capaci di trasformare il ‘molto bene’ in ‘straordinario’. Penso ad esempio a Zidane o a Del Piero. Mi dispiace molto che gente come Petric o Rakitic abbiano scelto di giocare per la Croazia piuttosto che per la Svizzera. Con Frei avrebbero formato un trio formidabile.
swissinfo: Il capitano Alexander Frei si è ferito e non potrà più giocare durante questi Europei. La Svizzera può riprendersi da questa perdita prima dell’incontro capitale contro la Turchia?
R.M.: Gli elvetici hanno già dato una risposta a questa domanda nel secondo tempo contro la Cechia, giocando con tenacia e coraggio. I giocatori rossocrociati ci credono e sono abbastanza sicuro che mercoledì contro i turchi vinceranno.
swissinfo: Lei ha abbandonato il mondo del pallone per una decina d’anni. Ha un rapporto di amore-odio con il calcio?
R.M.: Bisogna contestualizzare. Sono della generazione ’68. In quegli anni il calcio era visto come un elemento che il capitalismo aveva creato per mettere in secondo piano i veri problemi della società. Per questo ho lasciato il calcio.
Grazie a questo sport ho però conosciuto persone straordinarie, come Lucio Bizzini, Daniel Jeandupeux, Claude Ryf o Marc Duvillard. La loro passione per il calcio mi ha invogliato a ritornare in questo ambiente. Inoltre, il ‘rettangolo verde’ dà emozioni incredibili. Sono molto felice di questa scelta.
swissinfo: Il calcio attuale esclude però sempre più i tifosi e dà ampio spazio agli sponsor e a tutti coloro per i quali questo sport è solo un ‘business’…
R.M.: È vero. I giocatori e gli allenatori dovrebbero dar prova di un po’ più di coraggio per difendere i valori dello sport. Il prezzo dei biglietti è aumentato ed è quasi impossibile procurarsene uno per assistere alle partite dell’Euro.
Attualmente, i grandi perdenti sono i tifosi. Bisogna fare estremamente attenzione a non rompere il bel ‘giocattolo’ calcio… o perlomeno non troppo.
swissinfo, Mathias Froidevaux, Feusisberg
(traduzione di Daniele Mariani)
Roberto Morinini è nato a Bellinzona nel 1951. Ha ottenuto il diploma di educatore specializzato all’ “École d’Études sociales” a Ginevra e un certificato in Politica sociale all’Università di Ginevra.
Prima di diventare allenatore ha giocato nel Bellinzona, nel Locarno e nella Nazionale svizzera under 21.
Nel 1983 ha ottenuto il diploma di istruttore e allenatore di Lega Nazionale a Macolin e nel 1999 il Diploma di allenatore – Licenza Pro dell’UEFA.
Nella sua carriera di allenatore professionista, iniziata nel 1983, ha allenato diverse squadre ticinesi (Bellinzona, Lugano, Locarno) e numerose squadre svizzere (Chenois, Sion, Servette, Yverdon, Monthey)
Morinini ha lavorato anche in Italia come allenatore dell’Atletico Catania (Lega C1), dell’Avellino (Lega C1), e del Fidelis Andria (Lega B). In Francia ha allenato la squadra di Angers.
Nel 1995 Morinini e il suo Lugano sono riusciti ad eliminare l’Inter nel secondo turno di Coppa Uefa.

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