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Le nuove sfide della criminalità urbana

Spesso anche la polizia è impotente di fronte alla crescente criminalità Keystone

Concentrazione dei delitti in alcuni quartieri, complessità dei problemi: la criminalità mette a dura prova le città.

Venerdì, a Zurigo, i direttori delle polizie municipali si sono espressi in favore di un rafforzamento delle loro competenze.

“Non esiste un delitto tipicamente urbano, a parte il vandalismo nei tram!”

Per Esther Maurer, municipale zurighese e capo della polizia di Zurigo, che fa questa battuta, i problemi che le città devono affrontare nel campo della criminalità sono di altra natura.

Attuale presidente della Conferenza dei direttori delle polizie municipali, la socialista ha convocato i suoi colleghi a Zurigo per dibattere sulla “sicurezza urbana nel 21esimo secolo”.

Un’ottantina di persone hanno risposto all’invito.

La rivendicazione principale dei vari partecipanti: per garantire la sicurezza le città devono poter conservare il loro potere decisionale sul corpo di polizia.

Competenze rimesse in questione

Proprio queste competenze sono rimesse in questione da molti cantoni che vogliono integrare le polizie municipali nei corpi cantonali.

“Queste riforme vanno a colpo sicuro nella direzione sbagliata”, dichiara Hans Hollenstein, direttore della polizia di Winterthur.

I municipali affermano che per poter essere efficace la polizia deve conoscere le specificità locali: un sapere che manca alla polizia cantonale, attiva nei centri urbani.

Trasferimento delle competenze

Tuttavia, la distribuzione dei compiti di polizia fra Confederazione, cantoni e comuni segna una tendenza inversa, rileva Esther Maurer.

I cantoni si sarebbero arrogati numerosi diritti un tempo di competenza dei comuni.

Un’altra sfida per le città è data dal fatto che la sicurezza non si misura solo in termini di assenza di criminalità e di violenza, come hanno sottolineato numerosi oratori.

La sicurezza ingloba campi come i trasporti, il benessere sociale, la qualità dei servizi fino alla qualità dell’aria.

Cooperare fra partner

“La polizia non può più lavorare ignorando le altre istituzioni”, afferma Kuno Schedler, professore di economia all’Università di San Gallo.

Se ad esempio ci fosse una panne di elettricità in una città come San Gallo, chi sarebbe responsabile? La polizia o i servizi tecnici?

“Per rispondere ai bisogni della società contemporanea bisogna creare nuove forme di collaborazione fra i servizi pubblici. Poi è importante avere un centro di comando ben definito”, ritiene Schedler.

Aumento costante della criminalità

I direttori di polizia sono confrontati dagli anni sessanta con un aumento costante della criminalità.

“Il numero di delitti commessi in Svizzera aumenta in media dello 0,3% ogni anno”, ricorda Esther Maurer.

Negli ultimi due anni l’incremento ha tuttavia toccato il 6,5% e il 9%.

Le statistiche variano ovviamente molto da città a città. Winterthur, ad esempio, registra nettamente meno casi di borseggi o di lesioni corporee di San Gallo che ha quasi lo stesso numero di abitanti.

Ciò si spiega con il fatto che Winterthur è a 20 km da Zurigo ed è la grande città sulla Limmat ad attirare i visitatori e i comportamenti illegali.

Nella Svizzera orientale questa funzione viene assunta da San Gallo.

Il criminologo Martin Killias insiste sul fatto che le città – intese come centri di attività umane – hanno sempre avuto un tasso di criminalità superiore.

“Era così già ai tempi del Medioevo”, ricorda lo specialista, “il furto è impossibile dove non c’è una società del consumo e dell’intrattenimento”.

Ambienti sociali troppo omogenei

“L’evoluzione riscontrata negli ultimi decenni è legata alla concentrazione dei delitti in alcuni quartieri. Questa concentrazione si accentua un po’ dappertutto”, dichiara Killias.

Per il professore dell’Università di Losanna il fatto che i quartieri si differenzino sempre più dal punto di vista sociale ed etnico è un fattore aggravante.

“Alcuni quartieri, come quelli delle periferie francesi, non riescono più a socializzare i giovani. Questo sfocia nella delinquenza che oggi viene chiamata inciviltà per paura di dire pane al pane e vino al vino”, s’indigna Martin Killias.

Il criminologo si oppone alla strategia della “tolleranza zero”, che mette in pericolo alcune libertà individuali, ma non alla repressione.

“La repressione è necessaria”, afferma, “ma non deve essere l’unica strategia. La prevenzione è efficace se viene affidata a poliziotti di quartiere che non hanno paura di impegnarsi e di mostrarsi sul terreno”.

Per quanto concerne la creazione di nuove leggi o di nuovi divieti, Killias ritiene che non sia la strada giusta.

“Bisogna disporre di strumenti che permettano di applicare le regole che già esistono”.

Un appello che nessuno dei direttori di polizia presenti al convegno ha osato contraddire.

swissinfo, Ariane Gigon Bormann, Zurigo
(Traduzione: Elena Altenburger)

In Svizzera il settore della polizia è di competenza dei cantoni. Ogni cantone dispone infatti di una polizia.

Anche le città più grandi hanno un proprio corpo di polizia. Lo stesso vale per alcuni comuni.

Determinati delitti sono invece di competenza della Confederazione.

Il lavoro di polizia e le azioni giudiziarie variano da cantone a cantone.

Anche gli standard, la formazione e l’equipaggiamento usati nei vari cantoni non sono gli stessi. A volte sono perfino incompatibili.

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