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Lo sci svizzero ritorna in vetta

Il trio delle meraviglie: Janka, Gut e Cuche (da sinistra a destra) Keystone

I mondiali di Val d'Isère si sono conclusi domenica con la vittoria in slalom dell'austriaco Manfred Pranger. Con sei medaglie, la squadra svizzera può sorridere. Didier Cuche e i giovani Lara Gut e Carlo Janka hanno fatto meraviglie.

L’austriaco Manfred Pranger è riuscito a regalare domenica la seconda medaglia d’oro al suo paese, dopo quella ottenuta da Kathrin Zettel nella supercombinata.

Già in testa dopo la prima manche, Pranger ha mantenuto i nervi saldi su una pista che ha provocato una vera e propria ecatombe. In seconda posizione è giunto il francese Julien Lizeroux, già argento nella supercombinata. Il bronzo è andato al canadese Michael Janyk, nono dopo la prima manche.

Per gli svizzeri, che nutrivano qualche speranza in particolare grazie a Silvan Zurbriggen, non c’è invece stato nulla da fare. Per Marc Gini e Marc Berthod, eliminati già nella prima manche, lo slalom è durato pochi secondi. Zurbriggen, dodicesimo dopo la prima prova ad oltre due secondi da Pranger, è invece uscito nella seconda manche. L’unico elvetico giunto al traguardo è stato Sandro Viletta, tredicesimo.

Rinascita confermata

Malgrado i risultati negativi in slalom, per la squadra elvetica questi Mondiali sono comunque da incorniciare. La Svizzera termina infatti al primo posto nel medagliere per nazioni, davanti all’Austria (due ori, un argento e due bronzi) e agli Stati Uniti (due ori e un bronzo). Per la prima volta dal 1997, l’Austria deve cedere la sua leadership.

Dopo anni di magra – a Bormio nel 2005 la Svizzera era rimasta a digiuno di medaglie – la squadra elvetica ha quindi confermato la rinascita iniziata due anni fa ai Mondiali di Are.

In Norvegia, il primattore della squadra svizzera era stato Daniel Albrecht, vincitore di due delle cinque medaglie individuali dei rossocrociati.

Dopo la terribile caduta di cui è stato vittima tre settimane fa a Kitzbühel, i mondiali di Val d’Isère hanno perso un probabile protagonista. Il vallesano – uscito dal coma artificiale venerdì – ha però potuto contare sui suoi compagni di squadra per far dimenticare la sua assenza.

Cuche mostra la strada

Tra gli uomini, Didier Cuche ha perfettamente indossato i panni del leader. Dominando il supergigante, prima prova maschile dei Mondiali, il neocastellano ha mostrato la strada da seguire agli altri rossocrociati. In discesa, Cuche è poi passato a un niente da una doppietta storica, concludendo a quattro centesimi dal vincitore, il canadese John Kucera.

Non ha tradito le attese neppure Carlo Janka. L’introverso grigionese, che era balzato agli onori della cronaca per la prima volta in dicembre proprio su questa pista, aggiudicandosi il gigante, ha concesso il bis, conquistando il titolo mondiale nella stessa disciplina.

In discesa, Janka ha pure sfiorato la vittoria, terminando al terzo posto. Se al momento di lanciarsi sulla pista di Bellevarde non fosse improvvisamente calata la nebbia, il grigionese avrebbe probabilmente colmato il ritardo di 17 centesimi che alla fine lo separava da Kucera.

In generale, in campo maschile la prestazione d’assieme dei rossocrociati è stata ottima. Con un pizzico di fortuna in più e un po’ più di convinzione, Silvan Zurbriggen avrebbe potuto conquistare una medaglia nella supercombinata, sfuggitagli per un solo centesimo.

Il solo da cui ci si aspettava di più era Didier Défago. Vincitore a Wengen e a Kitzbühel, il vallesano è uscito di pista in discesa.

Lara Gut, 17 anni e già star

La squadra femminile, a digiuno di medaglie durante gli ultimi due mondiali, deve ringraziare Lara Gut.

La “ragazzina” di Comano è stata probabilmente la più grande star di questi mondiali, aggiudicandosi a soli 17 anni due medaglie d’argento in discesa e in supercombinata.

Se non si fosse ammalata, la ticinese avrebbe forse potuto lottare per le prime posizioni anche in gigante.

Nella località francese, Lara Gut è stata costantemente sotto la luce dei riflettori: “Dal mio arrivo in Val d’Isère, le telecamere mi seguono dappertutto. A volte è un po’ fastidioso. Devo ancora imparare a gestire tutti gli aspetti secondari dei Mondiali”, ha dichiarato dopo l’eliminazione in gigante.

Le altre elvetiche, dal canto loro, non sono mai riuscite a rivaleggiare con le migliori. Molto attesa dopo le due vittorie consecutive in discesa in Coppa del Mondo, Dominique Gisin ha deluso, così come Fabienne Suter.

Anche se vi sono stati dei progressi, nelle discipline tecniche le ragazze svizzere dovranno ancora compiere degli sforzi enormi per arrivare al livello delle migliori.

Non sprecare i talenti

I risultati di Val d’Isère premiano anche gli sforzi intrapresi dai dirigenti della Federazione svizzera di sci (Swiss Ski), che hanno capito l’importanza di poter contare su uno staff stabile e su allenatori di qualità che lavorano sul lungo termine.

Questa continuità ha permesso a sciatori come Didier Cuche e Didier Défago di poter esprimere tutto il loro potenziale, grazie anche all’allenatore Patrice Morisod.

Tra i giovani, i due ‘purosangue’ Lara Gut e Carlo Janka promettono di far scintille nelle prossime stagioni.

Swiss Ski dovrà però fare attenzione a non ricadere negli errori del passato. Anche se sono stati fatti notevoli progressi, ad esempio favorendo le scuole dove si può conciliare sport e studi, i talenti si fanno rari e Swiss Ski dovrà vegliare affinché le promesse non si ‘brucino’ troppo rapidamente.

Finanziamento difficile

Il finanziamento rappresenta la seconda grande sfida. Negli ultimi anni i due responsabili dello sci alpino Martin Rufener e Hugues Ansermoz sono spesso riusciti a compiere dei miracoli, trovando degli sponsor per finanziare i campi d’allenamento estivi nell’emisfero sud. La crisi economica potrebbe tuttavia rendere le cose più difficili.

Il nuovo ministro dello sport Ueli Maurer ha del resto escluso un intervento più forte dello Stato: lo sport d’élite – ha dichiarato all’inizio dell’anno – deve restare un affare privato. Senza sostegno statale, lo sci deve quindi puntare sulla sua immagine per assicurarsi gli appoggi del settore privato.

L’ex campione del mondo di discesa Urs Lehmann, presidente di Swiss Ski dall’estate scorsa, avrà quindi molto lavoro nei prossimi anni. Grazie all’euforia della vittoria, però, tutto potrebbe essere più semplice.

swissinfo, Samuel Jaberg
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

Oro: Didier Cuche (supergigante), Carlo Janka (gigante)

Argento: Lara Gut (supercombinata e discesa), Didier Cuche (discesa)

Bronzo: Carlo Janka (discesa)

1. Svizzera 6 (2 ori, 3 argenti, 1 bronzo)
2. Austria 5 (2, 1, 2)
3. Stati Uniti 3 (2, 0, 1)
4. Germania 2 (2, 0, 0)
5. Norvegia 2 (1, 0, 1)
Canada 2 (1, 0, 1)
7. Francia 3 (0, 3, 0)
8. Italia 2 (0, 1, 1)
9. Slovenia 1 (0, 1, 0)
Cechia 1 (0, 1, 0)
11. Finlandia 2 (0, 0, 2)
12. Croazia 1 (0, 0, 1)

Per ritrovare un bilancio simile per la squadra svizzera, bisogna risalire al 1997. Ai Mondiali di Sestrière, in Italia, gli elvetici conquistarono due medaglie d’oro, tre d’argento e una di bronzo.

Il record record fu invece stabilito nel 1987 a Crans Montana. In Vallese gli sciatori rossocrociati vinsero quasi tutto quello che c’era da vincere: otto medaglie d’oro (solo nello slalom speciale e nella combinata uomini non vi fu un trionfo svizzero), quattro d’argento e due di bronzo.

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