Malattie infettive e riduzione della povertà alla conferenza OMS di Winterthur

Per combattere le malattie infettive e ridurre la povertà nei paesi in via di sviluppo sono necessari più capitali. Lo ha detto martedì sera a Winterthur la segretaria generale dell'Organizzazione mondiale della sanità Gro Harlem Brundtland (foto).
Con il suo discorso la Brundtland ha aperto i lavori della conferenza internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La conferenza è il seguito di quella di un anno fa ad Okinawa, quando il G-8, l’organizzazione che riunisce i sette Paesi più industrializzati del mondo più la Russia, decise il lancio di una campagna mondiale contro le malattie infettive. L’obiettivo era di ridurre della metà il tasso di mortalità dovuto a malaria e tubercolosi e di un quarto il contagio dell’AIDS.
Proprio per passare dalle parole ai fatti ed ai progetti concreti, l’Organizzazione mondiale della sanità ha convocato a Winterthur i 200 esperti provenienti dal mondo intero. Il loro mandato è cercare di concretizzare delle strategie, realmente concrete, per combattere malattie infettive pericolose ed in crescente diffusione come la malaria, la tubercolosi, l’Aids.
Secondo gli esperti abbiamo, al massimo, due decenni a disposizione per riuscire a frenare l’avanzata delle malattie endemiche e virali, che ogni anno provocano la morte di 13 milioni di persone. Ed è per tentare di far giungere alle popolazioni interessate le risorse a disposizione, che gli operatori ed i delegati di organizzazioni non governative e del mondo economico sono riuniti da martedì sera a Winterthur. Uno sforzo massiccio per combattere questa povertà è la parola d’ordine del congresso, che durerà tre giorni.
In tutto il pianeta circa 1 miliardo e 200 mila persone vivono con meno di un dollaro al giorno e altri 1.300 milioni con meno di due dollari. «Una situazione moralmente inaccettabile» secondo la segretaria dell’OMS. Il crescente divario fra ricchezza e povertà provoca guerre, migrazioni ed aumenta i rischi di malattie.
Oggi è assodato che malattie come la malaria, la tubercolosi e l’Aids frenano la crescita dei Paesi più poveri. Ad un tasso di sieropositivi dell’8 percento, come quello registrato in 21 Stati africani, corrisponde una riduzione dello 0,4 percento della crescita pro capite. Ciò rappresenta circa un terzo della crescita dell’1,2 percento registrata negli ultimi tre anni in Africa, ha precisato la Brundtland.
Per la lotta alla malaria ed alla tubercolosi sarebbero necessari ogni anno un miliardo di dollari supplementari per malattia. Con un altro miliardo per la distribuzione di medicamenti si potrebbe ridurre nei prossimi cinque anni il tasso di mortalità del 50 percento. Per combattere l’Aids servono più fondi: soltanto per la prevenzione sarebbe necessaria una cifra intorno ai 2,5 miliardi. Ed i costi per le cure dei malati sarebbero ancora più elevati.
Più fondi e migliori strutture sanitarie non bastano tuttavia a combattere le malattie infettive in questi paesi. Altrettanto importante sono, secondo la Brundtland, le strutture politiche stabili ed in grado di garantire che l’aumento della ricchezza sia reinvestito a favore della popolazione.
Dalla conferenza di Winterthur non ci si possono aspettare soluzioni miracolose. Secondo la Brundtland, ciò che conta è lanciare un segnale forte in favore delle popolazioni povere per l’inizio del nuovo secolo.
swissinfo e agenzie

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.