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Pollice verso per il finanziamento dei partiti

Finanziamento dei partiti: Transparency International vorrebbe che i politici svizzeri "vuotassero il sacco" Keystone

Transparency International punta il dito contro il sistema di finanziamento dei partiti politici svizzeri, che sarebbe «uno dei più oscuri d'Europa».

Nel suo rapporto mondiale 2006 sulla corruzione pubblicato mercoledì, l’organizzazione non governativa chiede inoltre alla Svizzera di rafforzare la sua legislazione contro il riciclaggio di denaro.

In Svizzera il sistema di finanziamento dei partiti «è uno dei più oscuri d’Europa» e gli ambienti interessati non dimostrano nessuna volontà di far luce sulla provenienza dei fondi.

È una delle critiche contenute nel rapporto annuale sulla corruzione dell’organizzazione non governativa Transparency International, pubblicato mercoledì.

«I politici svizzeri devono finanziare da soli la loro campagna elettorale», dice a swissinfo Anne Schwöbel, membro della direzione della ONG.

«Il problema è che non devono dichiarare né chi li sponsorizza né le somme che ricevono. Ciò rende l’intero sistema particolarmente poco trasparente», aggiunge.

Caso Fetz e Zanetti

Transparency International ricorda il caso dei socialisti Anita Fetz, consigliera agli Stati per Basilea città, e Roberto Zanetti, membro del governo solettese.

I due politici erano balzati all’onore della cronaca nell’estate del 2004 per aver accettato delle donazioni elettorali di 30’000 e 20’000 franchi, la cui origine forse risiedeva in speculazioni finanziarie legate a una fondazione di cui Fetz e Zanetti erano vicepresidenti.

«Pensavamo potesse essere un buon punto di partenza per cambiare il sistema, ma i partiti non hanno reagito. Forse temono che se dovessero dichiarare le loro fonti d’entrata perderebbero i loro sponsor», sottolinea Anne Schwöbel.

Dal dicembre del 2003 qualcosa è comunque cambiato. Una nuova legge obbliga infatti i politici a dichiarare le loro attività e di quali consigli d’amministrazione fanno parte. «Si è trattato di un primo passo verso una maggiore trasparenza», commenta Anne Schwöbel.

Lotta al riciclaggio da rafforzare

Altro punto dolente, secondo Transparency International, è la lotta contro il riciclaggio di denaro sporco.

L’ONG riconosce che sono stati compiuti dei progressi, ma sottolinea che le punizioni dovrebbero essere più severe.

Il numero di casi sottoposti all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro è «più basso rispetto agli altri principali centri finanziari».

Per quanto concerne la corruzione privata (ad esempio una bustarella versata da un’impresa svizzera a una ditta straniera), Transparency International chiede alla Svizzera di considerarla un crimine e non un semplice delitto.

La differenza non è puramente retorica: un crimine è passibile di una pena fino a 20 anni di prigione, mentre per un delitto gli anni di carcere sono al massimo tre. Lo scorso mese di marzo, il Consiglio degli Stati aveva optato per la seconda opzione, ricorda Transparency International.

swissinfo e agenzie

Uno dei principi che reggono il sistema politico svizzero è il cosiddetto sistema di milizia. Per gli eletti il lavoro parlamentare è generalmente un’attività accessoria, per la quale ricevono un’indennità annua.

I partiti non beneficiano di fondi forniti dal governo (salvo piccoli contributi alle fazioni partitiche).

Le iniziative atte a professionalizzare l’attività in parlamento si sono arenate, dal momento che si presuppone che la scelta di entrare in politica dipenda dalla convinzione e non da riflessioni di natura finanziaria.

Le campagne elettorali dei politici svizzeri sono finanziate in parte dai partiti e in parte dai politici stessi, che si cercano i propri sponsor.

Tra le organizzazioni non governative, Transparency International è quella che più è ingaggiata nella lotta contro la corruzione nel mondo.
Con il suo segretariato internazionale basato a Berlino e 85 antenne nazionali, si impegna a porre un freno alle pratiche corrotte.
L’organizzazione sottolinea che il suo scopo non è di portare alla luce casi singoli di corruzione, ma di concentrarsi sulle riforme che prevengono tali atti illeciti.

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