Rafforzate le misure contro il terrorismo

La Svizzera non vuole diventare un centro del terrorismo internazionale: prevista la ratifica di due Convenzioni dell'ONU.
La Confederazione non aspira ad essere sfruttata come luogo di transito o come base logistica per gruppi terroristici. A questo proposito il Consiglio federale prevede di ratificare altre due Convenzioni dell’ONU per la repressione del finanziamento del terrorismo e degli attentati terroristici con esplosivo e di adottare nuove norme penali.
La prima norma, che reprime il finanziamento del terrorismo, prevede misure preventive e repressive per impedire le transazioni che contribuiscono alla riuscita degli atti terroristici. La sua applicazione comporta una revisione del Codice penale.
Un’altra norma dovrebbe colpire le persone che riuniscono o mettono a disposizione fondi in vista di appoggiare azioni terroristiche. Secondo la convenzione, le istituzioni finanziarie dovranno identificare i loro clienti, adottare precauzioni particolari e segnalare i casi sospetti. Queste esigenze non sono comunque più severe delle misure imposte dalla legge sul riciclaggio di denaro.
Uniti contro il terrorismo
Dopo gli attentati dell’11 settembre la lotta al terrorismo internazionale nonché la prevenzione degli attentati e la collaborazione con gli altri Paesi hanno assunto un’importanza capitale.
In questo senso la ratifica delle due Convenzioni permetterà alla Svizzera di lottare più efficacemente contro la minaccia terroristica. Le Convenzioni disciplinano la cooperazione internazionale e sono compatibili con il diritto svizzero in vigore. Gli Stati firmatari delle Convenzioni si impegnano a punire penalmente gli autori e i complici di attentati.
Nella conferenza stampa di giovedì, la consigliera federale Ruth Metzler, illustrando la posizione delle autorità elvetiche ha comunque specificato che la Svizzera non è un Paese a rischio, come è emerso dai rapporti dei gruppi di lavoro incaricati di esaminare la posizione svizzera nell’ottica della minaccia terroristica. Il pericolo di un attentato non si può comunque mai escludere
Le centrali atomiche svizzere sono sicure?
Prima dell’11 settembre un attacco terroristico contro una centrale nucleare era escluso. Ora le opinioni sono cambiate. Paesi come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Francia hanno adottato subito speciali provvedimenti per proteggere le centrali da eventuali attacchi.
In Svizzera, dopo l’11 settembre i rappresentanti del Dipartimento federale dell’energia si sono incontrati con i responsabili delle diverse centrali atomiche per elaborare nuove misure anti-sabotaggio. Tuttavia, secondo Werner Bühlmann, direttore della Divisione Diritto e Energia atomica del Dipartimento federale dell’energia, le centrali si erano già occupate prima dell’11 settembre di questo tipo di misure.
“Siamo in costante contatto con gli organismi competenti di altri Paesi, soprattutto quelli limitrofi”, spiega Bühlmann a swissinfo, “per coordinare le nostre misure, informarci sui provvedimenti necessari per il futuro, consultarci”.
“Dopo l’11 settembre le quattro centrali nucleari svizzere hanno avuto uno scambio di idee approfondito sulla situazione con l’organo di sorveglianza della Divisione principale per la sicurezza delle centrali atomiche” dice Hansjörg Ruh, vicedirettore dell’Associazione svizzera per l’energia atomica. “Queste persone sono giunte alla conclusione che le misure di sicurezza in vigore, già molto alte, sono sufficienti”.
Misure top secret
Naturalmente i responsabili non stanno con le mani in mano e altri provvedimenti sono in fase di attuazione. Provvedimenti che, per ovvie ragioni di sicurezza, non vengono rivelati. Secondo Hansjörg Ruh, l’eventualità che un aereo precipiti su un reattore è piccola. Il velivolo dovrebbe colpire in pieno il reattore ad altissima velocità e “perfino in questo caso, a seconda del tipo, la centrale continuerebbe a funzionare”.
Inoltre, un aereo è troppo leggero, per essere pericoloso, dichiara Ruh. Anche Werner Bühlmann ha fiducia nelle misure di sicurezza in vigore: “La sicurezza assoluta non esiste, ma rispetto ad altre centrali all’estero, sappiamo che le nostre dispongono di un grado di protezione estremamente alto”, ribadisce sicuro Werner Bühlmann.
swissinfo

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