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SARS: non c’è motivo di panico

Per gli svizzeri non è ancora il caso di indossare mascherine di protezione Keystone

La SARS, o polmonite atipica, non rappresenta una minaccia grave per la Svizzera. In 9 casi su 10 i pazienti guariscono da soli.

La caccia al vaccino è tuttavia aperta, anche se la strada rimane lunga.

Al pari dell’influenza, la SARS (sigla inglese per “sindrome acuta respiratoria grave”) non rappresenta un pericolo mortale per tutti i malati.

Nel 90% dei casi la malattia non ha gravi conseguenze: l’organismo si difende e riesce ad eliminare il virus. Può però condurre ad una situazione critica nel 10% dei casi e provocare il decesso di 3 fino a 5 pazienti ogni 100.

“Non sappiamo ancora perché alcune persone non guariscono”, ammette il dottor Giorgio Zanetti, del reparto malattie infettive dell’ospedale universitario di Losanna (CHUV).

“È possibile che le vittime abbiano delle difese immunitarie insufficienti o che consultino troppo tardi un medico. Ma è troppo presto per sapere se esiste una particolare predisposizione”, aggiunge il medico losannese.

Tra speranza e inquietudine

Vista la situazione attuale in Svizzera, Giorgio Zanetti non vede il motivo d’inquietarsi oltre misura. Ma il medico rimane preoccupato per i possibili sviluppi dell’epidemia.

“È positiva la rapidità con cui le informazioni sono circolate. Le autorità sanitarie dei vari paesi hanno reagito bene”, osserva Zanetti. “Ma è preoccupante il fatto che quando la malattia arriva da qualche parte è molto difficile contenerla e venirne a capo. Il Canada ne sta facendo ora esperienza.”

Secondo il medico, è tuttavia possibile che le misure di prevenzione riescano a contenere l’epidemia, senza che sia necessario attendere il vaccino o la terapia su cui laboratori di tutto il mondo stanno già lavorando.

Corsa al vaccino

Secondo la stampa domenicale svizzera, almeno quattro grandi aziende farmaceutiche si starebbero occupando del caso. Tra di esse Aventis Pasteur (Francia), Glaxo Smith Klein (Gran Bretagna) e Merck e Wyeth (Stati Uniti).

Della partita è anche la svizzera Berna Biotech. Sebbene di dimensioni più modeste delle concorrenti, l’azienda vanta un secolo di esperienza nell’ambito dei vaccini.

“Per il momento seguiamo molto da vicino l’evolversi della situazione”, dice Patrik Richard, portavoce del laboratorio bernese. “Decideremo tra qualche settimana se lanciarci nell’impresa.”

Berna Biotech non dispone in effetti delle apparecchiature necessarie per partecipare all’identificazione del virus. Il laboratorio svizzero potrà perciò attivarsi solo al momento di sviluppare il vaccino.

Un mercato enorme

“I governi sarebbero disposti a spendere una fortuna per avere il vaccino”, afferma Roland Meier, della società d’investimento BB Biotech, che ricorda la costituzione di riserve di vaccini contro il vaiolo negli USA per timore di attacchi terroristici.

In quel caso non si è esitato a spendere milioni di dollari per proteggersi da una minaccia che è rimasta virtuale.

Il nuovo mercato è anch’esso enorme. Sempre secondo la stampa domenicale elvetica, la cifra d’affari potenziale di un vaccino o di una terapia contro la SARS potrebbe raggiungere i miliardi di franchi.

Ma prima di lanciarsi in questa corsa sarà necessario identificare con certezza il virus responsabile della SARS. Molti laboratori dicono di essere vicini alla soluzione, ma non vi è ancora nulla di definitivo.

Roche in corsa per la diagnosi

L’azienda farmaceutica basilese Roche concentra i suoi sforzi sull’elaborazione di un test per diagnosticare la malattia e sullo sviluppo di terapie, piuttosto che sulla ricerca di un vaccino.

“Una volta identificato il virus, dovremmo essere in grado di sviluppare molto rapidamente un test. Se tutto va bene, potrebbero bastare due mesi”, dice Horst Kramer, portavoce della Roche.

Per la terapia i tempi saranno invece molto più lunghi. Per Horst Kramer, la fase di ricerca e di sviluppo potrebbe durare tra i cinque e gli otto anni. Con costi compresi tra i 750 milioni e il miliardo di franchi.

swissinfo, Marc-André Miserez e Scott Capper (traduzione:Andrea Tognina)

Dall’inizio dell’epidemia, la SARS ha causato la morte di un centinaio di persone nel mondo.
I casi di infezione sono oltre 2600.
In Svizzera martedì si contavano sei casi possibili e un caso probabile. Dei sette pazienti, cinque sono già guariti.

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