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Stadio multifunzionale, ma sempre stadio

L'AFG Arena di San Gallo, inagurata nel 2008, è uno degli impianti più moderni della Confederazione. Keystone

Nel corso degli ultimi anni, la Svizzera si è dotata di stadi calcistici moderni e funzionali. Ciononostante, un'ottima struttura da sola non basta: a Ginevra c'è chi propone di radere al suolo l'impianto, inaugurato nel 2003...

«Bisogna demolire lo stadio di Ginevra», aveva dichiarato senza mezzi termini nel mese di febbraio del 2009 Michael Drieberg, responsabile della Live Music Production, azienda attiva nell’organizzazione di eventi musicali nella Svizzera francofona.

Un’affermazione che ha destato scalpore: l’impianto in questione – che può contenere 30’000 spettatori – è infatti stato costruito in tempi recentissimi, ed è completato da un centro commerciale, da un albergo e da vari ristoranti. Tutto quanto occorre, insomma, a uno stadio al passo con i tempi.

Le cose non sono però filate per il verso giusto: la squadra cittadina – il FC Servette – è scivolata in prima lega per vicende extrasportive, e non più riuscita a risollevarsi. Attualmente milita in Serie B e disputa le sue partite casalinghe di fronte a un migliaio di spettatori e 29’000 seggiolini deserti.

«Milioni per quattro fannulloni»

Secondo Drieberg, sull’area dello stadio potrebbero essere costruiti alloggi e un parco, mentre il FC Servette avrebbe la possibilità di disputare le proprie partite in una struttura più piccola, da costruirsi altrove.

L’idea di Drieberg ha raccolto diverse adesioni. Soli Pardo, presidente della sezione cittadina dell’Unione democratica di centro, ha sottolineato l’inutilità di mantenere un «pozzo finanziario senza fondo per quattro fannulloni che perdono tutte le partite». Altri politici hanno sottolineato l’opportunità di utilizzare un terreno così pregiato per scopi più redditizi, per esempio negozi o appartamenti.

Evoluzione necessaria

Per analizzare la questione, swissinfo.ch ha interpellato Nicolas Huber, ginevrino e autore di un libro – pubblicato nel 2008 – concernente l’evoluzione degli stadi in Svizzera dalle origini fino a Euro 2008.

«In Svizzera – premette – i principali impianti sono stati rinnovati in seguito a una presa di coscienza. Fino ad alcuni anni or sono, infatti, le strutture erano in uno stato davvero deplorevole, soprattutto per un paese come la Confederazione che dispone di mezzi finanziari importanti». A ciò si aggiungono altri due stimoli: i criteri più severi imposti dalla Federazione internazionale di calcio e l’organizzazione di un campionato europeo nel paese.

Il primo passo è stato compiuto a Basilea, con la costruzione del St. Jakob Park (2001), «a cui è seguito un certo effetto di emulazione: parecchie città elvetiche si sono rese conto che disporre di un impianto all’avanguardia era interessante, vista la possibilità di organizzare altri eventi».

La prospettiva di Euro 2008 ha inoltre avuto effetti positivi su parecchi stadi di periferia, che sono stati modernizzati nella speranza di fungere da campo d’allenamento per le nazionali giunte in Svizzera.

Concezioni diverse…

Gli stadi del giorno d’oggi sono sovente inseriti in un complesso comprendente negozi, mescite, cinema, centri commerciali. Una condizione imprescindibile? «Non è possibile fare altrimenti», risponde Nicolas, che precisa: «Ciò vale soprattutto per Svizzera, dove uno stadio non può funzionare senza questo genere di offerte accessorie poiché l’investimento statale è contenuto».

A titolo di esempio, rileva, «i maggiori stadi austriaci non hanno centri commerciali, poiché sono stati sovvenzionati dai poteri nazionali, regionali e locali nella misura di un terzo ciascuno. Anche negli altri paesi vicini, il contributo statale è molto superiore rispetto alla Confederazione».

Infatti, fa presente Huber, in Svizzera lo Stato sostiene sì le infrastrutture sportive, ma segnatamente quelle di cui approfitta tutta la popolazione: ad esempio, le palestre scolastiche o i centri sportivi locali. La Confederazione sovvenziona anche gli impianti più grandi, ma soltanto a titolo sussidiario, per incitare l’intervento degli investitori privati.

…ma la squadra serve!

Anche la seconda metà dell’equazione è comunque vera: uno stadio moderno non può funzionare senza una squadra all’altezza, commenta Huber, riferendosi alla situazione ginevrina.

Pur non approvando la proposta di demolire lo stadio, egli concorda sul fatto che un impianto previsto per una squadra di vertice della massima divisione non può funzionare con un sodalizio che naviga nella bassa classifica della serie cadetta.

Infatti, spiega, «difficilmente – anche per ragioni di autorizzazioni – uno stadio potrà accogliere più quattro-cinque grandi concerti all’anno. Inoltre, dal momento che gli impianti moderni sono parecchi, la concorrenza è maggiore e il mercato più ristretto».

Da ultimo, Huber constata che varie città svizzere sono piuttosto tiepide verso il calcio. A titolo di esempio, l’autore fa presente che a Neuchâtel è stato necessario abbassare considerevolmente il prezzo dei biglietti per avere buone affluenze. Per quanto concerne Ginevra, è emblematico il caso del recente incontro internazionale tra il Sion (squadra vallesana) e il Fenerbahce: «Vi hanno assistito circa 3’000 tifosi vallesani, 6’000 turchi e… 200 ginevrini!».

Andrea Clementi, swissinfo.ch

Basilea, St. Jakob Park
Capienza: 38’000 circa
Inaugurazione: 2001

Berna, Stade de Suisse
Capienza: 32’000
Inaugurazione: 2005

Ginevra, Stade de Genève
Capienza: 30’000 circa
Inaugurazione: 2003

Zurigo, Letzigrund
Capienza: 24’000 circa
Inaugurazione: 2007

Nato nel 1979, Nicolas Huber ha conseguito una licenza in relazioni internazionali all’Università di Ginevra. In seguito, si è specializzato in gestione pubblica e management dello sport. Attualmente è segretario scientifico presso il Parlamento cantonale ginevrino.

Per coniugare la sua passione per la scrittura a quella per lo sport e gli stadi, Nicolas Huber ha pubblicato nel 2008 un volume in cui gli stadi elvetici sono analizzati dal profilo storico, finanziario e socio-politico.

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