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Un fondo globale per le vaccinazioni

Alla maternità di Malipur, a Dehli, un bimbo si sottopone alla vaccinazione. WHO/P. Virot

Un nuovo programma internazionale multimiliardario, creato per aumentare le vaccinazioni nei paesi poveri, sta per elargire i suoi primi aiuti finanziari.

Ma rappresenta davvero un’offensiva contro quelle malattie mortali che ogni anno spengono milioni di vite? swissinfo indaga.

L’idea è molto semplice, e c’è da chiedersi perché nessuno non ci abbia pensato prima: un nuovo sistema di finanziamento provvederà a partire dal 2006 all’emissione di obbligazioni pari a 4 miliardi di dollari sui mercati finanziari.

I fondi raccolti attraverso l’International Finance Facility for Immunization (IFFIm), ossia il nuovo strumento di finanziamento, possono essere distribuiti molto velocemente per sostenere progetti di aiuto – in questo caso programmi di vaccinazioni – nei paesi in via di sviluppo.

L’IFFIm è stato creato per reperire fondi a vantaggio della “Global Alliance for Vaccine and Immunisation (GAVI), un’organizzazione nata come alleanza tra il settore pubblico e privato per diffondere la somministrazione di vaccini e ridurre così l’incidenza delle malattie infettive.

La Gran Bretagna, per esempio, si è impegnata per uno stanziamento di oltre 4 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni. A questa e ad altre somme si aggiungerà il denaro proveniente dalla fondazione di Bill e Melinda Gates, il magnate della Microsoft, che si è schierato in prima linea nella realizzazione del progetto.

Malattie che si possono evitare

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), con sede a Ginevra, non ha dubbi: più di due milioni di bambini muoiono ogni anno a causa di malattie che possono essere loro risparmiate.

Finora, purtroppo, gli sforzi per vaccinare i bimbi da malattie come il morbillo o l’epatite B sono stati ostacolati dall’insufficienza di fondi.

E’ quanto sostiene la GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization), l’organizzazione incaricata di supervisionare l’IFFIm. “Attraverso questo nuovo modello di finanziamento – spiega a swissinfo Jean-Pierre Le Calvez – l’industria farmaceutica e i produttori di vaccini hanno un mercato virtualmente garantito per i loro prodotti”.

Una conferma in tal senso viene direttamente dal produttore svizzero di vaccini: Berna Biotech. “A medio termine – dice a swissinfo Yves Leurquin – l’IFFIm contribuirà all’aumento dei vaccini attualmente disponibili contro la febbre gialla e l’epatite B”.

Orizzonti troppo limitati?

Molto meno entusiasmo all’idea di incoraggiare ricerche su nuovi prodotti farmaceutici. “La creazione di un nuovo vaccino richiede da 8 a 10 anni e l’IFFIm – commenta Leurquin – ha pianificato la sua azione sull’arco di 10 anni”.

“Troppo poco secondo me, per sviluppare progetti di ricerca su nuovi vaccini per malattie come l’Aids o la tubercolosi”.

Eppure anche il gigante farmaceutico svizzero Novartis non è stato a guardare. L’anno scorso infatti ha acquistato l’impresa biotech americana “Chiron”, il quinto più grande produttore di vaccini al mondo. Una mossa, quella della Novartis, inserita in una precisa strategia di mercato.

Il suo portavoce Chris Lewis precisa che l’acquisizione della Chiron risponde agli orientamenti complessivi della multinazionale elvetica. Novartis punta sullo sviluppo di nuovi settori come, appunto, quello dei vaccini, con un grande potenziale. “La GAVI fornisce incentivi ai produttori, ma la situazione non è così chiara come può sembrare”.

Sostenibilità alla lente

La Dichiarazione di Berna, organizzazione non governativa (ONG) svizzera, solleva comunque degli interrogativi sulla sostenibilità di progetti come l’IFFIm.

Julien Reinhard, responsabile del dossier salute, spiega infatti a swissinfo che per i governi dei paesi in via di sviluppo le cose non sono così semplici.

Su di essi rischia infatti di gravare il peso degli elevatissimi costi dei programmi di vaccinazione che dovranno mantenere anche dopo la fine degli aiuti finanziari. “Questi paesi potrebbero non avere i mezzi o le risorse per far fronte a risultati disastrosi”.

La Dichiarazione di Berna collaborara con l’ONG indiana “Drug Action Forum – Karnataka”, molto critica nei confronti della decisione di New Dehli di immunizzare tutti i bambini contro l’epatite B.

“Iniziative come quelle – afferma Gopal Dabade, uno dei medici dell’ONG indiana – aiutano soltanto i produttori farmaceutici”. E aggiunge: “Il denaro speso per la vaccinazione contro l’epatite B, che in India non è un problema maggiore di salute pubblica, equivale pressappoco a quanto si sarebbe speso per sei vaccini destinati ai bambini”.

swissinfo, Dale Bechtel
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Si stima di poter prevenire 10 milioni di morti premature e di migliorare i sistemi sanitari di 72 tra i paesi più poveri
In questi paesi la GAVI ha finanziato vaccinazioni e servizi sanitari locali per un totale di 1,5 miliardi di dollari
13 milioni di bambini in più hanno ricevuto i vaccini di base (difterite, pertosse, tetano)
90 milioni in più sono stati vaccinati contro l’epatite B
14 milioni contro la febbre gialla e altrettanti contro l’hib (haemophilus influenzae, responsabile ogni anno della morte per meningite e polmonite di 400 mila bambini sotto i 5 anni)

La “Global alliance for vaccines and immunization” (GAVI) è nata nel 2000 allo scopo di estendere l’uso dei vaccini a tutti i bambini dei paesi più poveri e finanziare lo studio di nuove cure.

Ne fanno parte UNICEF, OMS, Banca mondiale, Unione europea, una decina di governi, ma anche istituti di ricerca e case produttrici di vaccini, ONG e fondazioni private.

Attraverso il nuovo modello di finanziamento lanciato nel 2005, ossia l’International Finance Facility for Immunization (IFFIm), si vogliono aumentare gradualmente le vaccinazioni.

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