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Uso della forza proporzionato per le espulsioni

Manifestazione di protesta a Sion, nel 2001, dopo la morte di un nigeriano nella prigione di Granges, in Vallese Keystone Archive

Per evitare nuovi eccessi, il governo ha fissato mercoledì l'arsenale ammesso contro gli stranieri che fanno resistenza durante un rinvio forzato.

Manganelli e apparecchi che emettono scosse elettriche possono essere utilizzati. Bavagli e caschi integrali sono invece essere vietati.

Il progetto di legge sull’uso della forza da parte della polizia, in consultazione fino a fine febbraio, costituisce la risposta ad alcuni casi di decesso o di ferimento di stranieri, avvenuti negli ultimi anni in occasione di rimpatri forzati.

Secondo il governo, le nuove regolamentazioni si prefiggono di garantire un uso della forza «proporzionato alle circostanze» e che preservi «nel limite del possibile» l’integrità fisica degli interessati.

La legge, che non si applica in caso di legittima difesa o di forza maggiore, cita i mezzi vietati o ai quali le autorità possono ricorrere in caso di necessità.

Casi di soffocamento

In base alle disposizioni legali sono proibiti i caschi integrali, i bavagli o altri procedimenti che potrebbero ostacolare le vie respiratorie.

Lo stesso dicasi per tecniche pericolose che impiegano la forza fisica, in particolare l’immobilizzazione che ostacola la respirazione e che potrebbe mettere in pericolo la salute delle persone rinviate.

Negli ultimi 5 anni, si sono registrati due casi di morte per soffocamento di cittadini stranieri, provocati dall’intervento inadeguato degli agenti di polizia durante la procedura di rinvio forzato.

Autorizzati anche i taser

La legge propone invece l’uso delle manette, di bastoni di difesa e di altri strumenti destinati ad immobilizzare le persone che oppongono resistenza.

Sarebbero autorizzati anche i cosiddetti «taser», strumenti, muniti di due elettrodi, che immobilizzato con una scarica elettrica, per un breve momento, la persona presa di mira.

Questi apparecchi elettrochoc sono già attualmente in dotazione presso diversi corpi di polizia in Svizzera

Trattamenti umilianti

Il progetto di legge vieta inoltre i trattamenti crudeli, degradanti o umilianti.

Il fatto d’imporre in generale alle persone da rimpatriare d’indossare pannolini sarebbe considerato ad esempio umiliante.

I pannolini potrebbero tuttavia essere imposti «quando il volo dura a lungo e quando, a causa del suo comportamento aggressivo, la persona non può essere accompagnata ai gabinetti senza provocare grosse complicazioni al personale della scorta».

Assistenza medica

Il testo della legge regola pure il ricorso all’assistenza medica e ai medicinali. Non è lecito ad esempio far ingerire un sonnifero con la forza.

Ogni persona sospettata d’essere pericolosa per gli altri o per se stessa o, ancora, d’essere in possesso di oggetti pericolosi, dovrà essere sottoposta a una perquisizione o a un esame corporeo.

Quest’ultimo dovrebbe essere compiuto da un membro del corpo medico.

Critiche al progetto di legge

Il testo presentato dal Consiglio federale solleva alcune critiche da parte dell’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati (Osar).

“L’Osar ha chiesto agli specialisti del Dipartimento di giustizia e polizia di prevedere la presenza di osservatori esterni nel corso della procedura di espulsione. Il progetto di legge non tiene conto della nostra proposta”, osserva Jürgen Schertenleib, portavoce dell’organizzazione.

“Dal momento che si tratta di un punto fondamentale, non solo per la Svizzera ma anche per i paesi in cui queste persone vengono espulse, cercheremo di far inserire questa proposta nell’ambito dell’esame parlamentare”, aggiunge Schertenleib.

Da parte sua, la sezione svizzera di Amnesty International si è detta invece scioccata per il fatto che il progetto di legge autorizza ancora l’impiego dei taser.

Secondo Amnesty, questi apparecchi sono da considerare pericolosi e avrebbero già provocato la morte di 11 persone negli Stati uniti.

swissinfo e agenzie

In Svizzera le misure di rimpatrio forzato vengono affidate ai corpi di polizia dei 26 Cantoni.
Nel 1999 un palestinese è morto soffocato a Zurigo-Kloten: era stato legato e imbavagliato nel corso della sua espulsione verso il Cairo.
Nel 2001 un nigeriano è deceduto nella prigione di Granges, in Vallese: l’uso della forza da parte di un poliziotto aveva ostacolato la sua respirazione.

Il governo svizzero ha presentato un progetto di legge destinato a regolamentare l’uso della forza nel corso delle procedure di espulsione di cittadini stranieri.

Manganelli, bastoni di difesa e taser, le pistole che emettono scosse elettriche, possono essere utilizzati contro coloro che oppongono resistenza. Bavagli e caschi integrali sono invece vietati.

Il testo di legge verrà ora sottoposto all’esame del parlamento.

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