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Voto sull’adesione all’ONU: una battaglia dall’esito incerto

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Il 3 marzo, gli elettori dovranno decidere se la Svizzera, che è già attiva nella maggior parte delle istituzioni dell'ONU, diventerà membro a pieno titolo dell'organizzazione. La domanda d'adesione è stata avanzata da un comitato interpartitico, che il 6 marzo del 2000 ha deposto un'iniziativa intitolata " Per l'adesione della Svizzera all'Organizzazione delle Nazioni Unite". Il testo aveva raccolto 124'772 firme valide.

I cittadini sono combattuti tra la voglia di partecipare per essere più efficaci e la paura di perdere parte della sovranità. Riuscirà la classe politica ad evitare un clamoroso tonfo come quello di 16 anni fa, quando popolo e cantoni la sconfessarono bocciando la proposta di adesione all’ONU? Questa volta, politica ed economia hanno costituito un fronte unico compatto.

Ma in agguato c’è il grosso dell’Unione democratica di centro, con il suo braccio militante, l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente. Non è loro abitudine rinunciare ad argomenti populistici e il risultato resta incerto.

Lo statuto della Svizzera

Insieme al Vaticano, la Svizzera ha lo statuto di paese osservatore. Non ha il diritto di parola all’Assemblea generale, non può votare né essere eletta al Consiglio di sicurezza.

La Svizzera è però già oggi formalmente membro di tutte le organizzazioni specializzate delle Nazioni Unite. Ad esempio, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, l’Organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Organizzazione internazionale del lavoro e l’Unione postale universale. Fa parte anche delle istituzioni di Bretton Woods, vale a dire il Fondo monetario e la Banca mondiale. Oggi, la Svizzera non ha però più alcun suo rappresentante alla testa di un organismo dell’ONU.

I costi dell’adesione

La partecipazione finanziaria della Svizzera, che si limita al budget ordinario, era nel 2000 di circa 6 milioni di franchi. Passerebbe a poco meno di 20 milioni in caso di adesione. A questo si aggiungerebbero i costi per le operazioni di mantenimento della pace: circa 39 milioni. In tutto, quasi 53 milioni in più di quanto paga già oggi, equivalente al costo di un chilometro di autostrada. Da segnalare che oggi la Svizzera paga già circa 470 milioni di contributi alle istituzioni specializzate di cui è membro.

Gli argomenti per il sì

L’ONU è diventata il portavoce riconosciuto della comunità mondiale e oggi costituisce un contropeso essenziale nei confronti delle grandi potenze. Aderendovi, la Svizzera potrebbe far valere in prima persona i propri interessi, tra cui quelli legati alla Ginevra internazionale, le cui attività generano ogni anno fino a tre miliardi di franchi.

La minaccia per il nostro Stato proviene oggi dal crimine organizzato e dal terrorismo, nei cui confronti non si può pretendere di rimanere neutrali. La neutralità non è minacciata dall’adesione. L’ONU non esige l’abbandono della neutralità e il Consiglio federale non intende rinunciarvi. La Svizzera otterrebbe finalmente diritto di parola, di decisione e di elezione. Altri paesi neutrali sono membri e il loro statuto non ha minimamente sofferto di questa appartenenza.

Tutta l’economia svizzera è interessata: le ditte trarrebbero beneficio da una situazione politica mondiale più stabile. Inoltre, la vicenda dei fondi ebraici ha fatto capire agli imprenditori l’importanza di contatti politici internazionali.

Questi argomenti hanno convinto il parlamento. La camera bassa ha votato per l’adesione con 151 voti contro 44, i senatori con 37 voti contro due.

Le ragioni del no

Si cristallizzano attorno alla paura di perdere la neutralità. Gli oppositori dicono che agendo in questo modo il Consiglio federale e il Parlamento violano la Costituzione. La Svizzera si farà coinvolgere in conflitti che non la riguardano. Inoltre, temono che questo sia soltanto un passo intermedio verso una successiva adesione alla NATO.

La Svizzera non avrà più peso di quanto ne abbia già oggi. Inoltre, l’ONU influirebbe sempre di più anche sul nostro diritto nazionale, senza che i cittadini possano difendersi. L’adesione, pretendono gli oppositori, serve a politici, funzionari e diplomatici per ottenere posti di prestigio ben pagati.

Mariano Masserini

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