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Aiuto allo sviluppo in transizione

La Cina stringe legami con la Svizzera nel campo degli aiuti allo sviluppo

Mann trägt Schaf über Gleise
La ferrovia urbana di Addis Abeba, in Etiopia, è stata costruita dalla China Railway Engineering Corporation e finanziata con prestiti della banca statale cinese China Exim-Bank. Keystone / Daniel Getachew

Pechino è sempre più coinvolta nella cooperazione allo sviluppo e cerca contatti con la Svizzera, che non si tira indietro.

Nel gennaio 2021, la Cina ha pubblicato il terzo libro bianco sugli aiuti esteriCollegamento esterno. In esso, il Paese menziona un progetto pilota di cooperazione trilaterale allo sviluppo con la Svizzera. Ciò significa che la Confederazione sta fornendo un aiuto allo sviluppo congiunto con la Cina?

In risposta a una richiesta di SWI swissinfo.ch, il Dipartimento federale degli affari esteri svizzero scrive che i rapporti con le autorità cinesi competenti vanno avanti da oltre dieci anni. Nel gennaio 2019, la Svizzera ha firmato un memorandum d’intesa con l’agenzia di sviluppo statale cinese. Si tratta del primo e finora unico Paese ad averlo fatto.

Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri, è stata la Cina stessa a prendere l’iniziativa e la Svizzera è aperta a questa cooperazione con il colosso asiatico in Paesi terzi. “Data la crescente importanza della Cina nella cooperazione internazionale allo sviluppo, la Svizzera è interessata a questo dialogo”.

Il progetto pilota che la Cina menzionato nel libro bianco è probabilmente quello pianificato con la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) per combattere una parassitosi nel sud-est asiatico. “L’idea di un progetto comune per eliminare la schistosomiasi nella regione del Mekong è stata portata alla nostra attenzione già nel 2017”, dice Markus Dürst, responsabile del programma asiatico della DSC. “L’Istituto Tropicale di Basilea, l’Istituto Nazionale di Malattie Parassitarie di Shanghai e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) saranno coinvolti nella realizzazione”. Tuttavia, il progetto non è ancora partito per diversi motivi.

Il fatto che si stiano effettuando sforzi per stabilire contatti tra le agenzie di sviluppo svizzere e cinesi è confermato anche da Fritz Brugger del Centro per lo sviluppo e la cooperazione (NADEL) dell’ETH. “In generale, gli attori cinesi cercano il contatto con quelli occidentali”, dice Brugger. Non solo a livello delle autorità statali: anche l’Università di Ginevra e lo stesso NADEL sono stati contattati, dice. “Se collaboreremo con questa organizzazione cinese non è ancora stato deciso”, ha detto Brugger.

La Cina stessa commenta l’accordo con soddisfazione. “Si può dire che la cooperazione sino-svizzera nel campo dell’aiuto internazionale allo sviluppo abbia una buona base e un grande potenziale di crescita”, dichiara l’ambasciata cinese a Berna.

La Svizzera può collaborare con la Cina?

Cooperare con la Cina nell’aiuto allo sviluppo non è del tutto privo di problemi per ragioni di immagine. Le ONG svizzere sono scettiche: secondo Kristina Lanz di Alliance Sud, il think tank congiunto di sei organizzazioni svizzere per lo sviluppo, la cooperazione allo sviluppo cinese è motivata dalla politica di potere e di solito non va a beneficio dei più bisognosi (per le critiche, vd. il box).

I punti critici rispetto all’aiuto allo sviluppo cinese:

  • Gran parte degli aiuti cinesi sono prestiti e crediti agli Stati africani. Questo contribuisce all’indebitamento di questi Stati. Alcuni critici affermano che la Cina spinge deliberatamente i Paesi a indebitarsi per entrare in possesso di infrastrutture e poter controllare il bilancio nazionale.
  • Con la sua cooperazione allo sviluppo, la Cina persegue i propri interessi di potere, geopolitici ed economici.
  • La Cina punta soprattutto alle materie prime in Africa.
  • La Cina non distingue tra promozione economica e cooperazione allo sviluppo.
  • La Cina è poco trasparente.
  • La Cina coopera con i governi e le imprese e non con la società civile.
  • La Cina non impone condizioni ai Paesi beneficiari per quanto riguarda la corruzione o i diritti umani.
  • La Cina investe soprattutto in infrastrutture e porta con sé i propri lavoratori per la costruzione, alcuni dei quali poi rimangono nel Paese. Se la gente del posto viene impiegata, allora è in condizioni di lavoro precarie.
  • La Cina costruisce infrastrutture senza occuparsi del loro funzionamento o della manutenzione negli anni.
  • La qualità dei prodotti e degli edifici cinesi è scarsa.

L’ambasciata cinese a Berna commenta così i punti criticati: “Come Paese in via di sviluppo con una storia di sofferenza e povertà, la Cina ha empatia per altri Stati meno sviluppati. Le nostre motivazioni sono sincere e non abbiamo nulla da nascondere”. La Cina prende anche in considerazione la situazione reale dei Paesi destinatari e condivide le sue esperienze e tecnologie senza riserve, ha detto. “La Cina aiuta i Paesi in via di sviluppo a migliorare le proprie capacità, promuovendo uno sviluppo indipendente e sostenibile”, scrive l’ambasciata. Naturalmente, aggiunge, tiene conto anche dei criteri ambientali. “Abbiamo aiutato importanti Paesi in via di sviluppo a costruire una serie di progetti di energia pulita, come la centrale fotovoltaica di Garissa in Kenya”. La Cina è impegnata in progetti di cooperazione con 34 Stati per combattere il cambiamento climatico.

Tuttavia, Lanz non vuole escludere categoricamente la cooperazione tra la Svizzera e la Cina: “Nell’interesse di un migliore coordinamento tra tutti i Paesi donatori, sarebbe auspicabile coinvolgere maggiormente la Cina”. Finché i progetti specifici contribuiscono effettivamente a ridurre la povertà e a rafforzare la società civile locale, Alliance Sud non ha nulla da dire se la Svizzera realizza progetti di assistenza insieme alla Cina.

Luxuriöses Haus
La Cina ha donato questo edificio all’Etiopia come sede del centro conferenze dell’Unione Africana ad Addis Abeba. La costruzione è costata 200 milioni di dollari. Keystone / Ding Haitao

Se la Svizzera debba cooperare o meno con la Cina nell’aiuto allo sviluppo è una questione superata, secondo Brugger. “La Svizzera, per esempio, è membro della Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali, che è stata avviata e gestita dalla Cina dal 2016. La Svizzera in questo ambito lavora quindi insieme alla Cina”, dice Brugger. L’aiuto allo sviluppo congiunto con la Cina non è quindi un fattore nuovo.

Il metodo cinese fino a oggi

La Cina si considera ancora un Paese in via di sviluppo e descrive la sua attività di aiuto come una cooperazione sud-sud.  

Tra i governi africani, l’aiuto allo sviluppo cinese è spesso più popolare di quello occidentale. È visto come veloce, efficiente e soprattutto incondizionato. “La Cina non pone condizioni sulla corruzione o sui diritti umani”, dice Lanz. “Per gli Stati autocratici è naturalmente attraente ricevere soldi così”.

Che il metodo cinese abbia dei vantaggi dal punto di vista dei Paesi beneficiari è confermato anche da Brugger. “La cooperazione con l’Occidente è diventata in alcuni casi scomoda per i governi africani a causa dei molti paletti. Inoltre, negoziare un contratto può richiedere molto tempo”.

Bisogna anche riconoscere con onestà che la Cina sta investendo molto. Il Paese è uno dei donatori più generosi. “La Cina ha molti soldi da investire per via delle sue riserve di valuta”, afferma Brugger.

La Cina considera la sua imparzialità come un punto di forza. L’ufficio stampa dell’ambasciata cinese a Berna scrive: “La Cina e i Paesi beneficiari si rispettano e trattano da pari. La Cina non interferisce nel percorso di sviluppo e negli affari interni di altri Paesi, non impone la sua volontà agli altri, non detta condizioni politiche e non agisce secondo il proprio interesse.”

Lo spauracchio cinese

La Cina è anche coinvolta negli aiuti umanitari. Mentre gli Stati occidentali hanno fatto incetta di vaccini sul mercato per esigenze interne, la Cina fornisce il proprio vaccino ai Paesi in via di sviluppo.

Brugger è infastidito dal dibattito in bianco e nero e dalla rappresentazione esclusivamente negativa della Cina: “Il discorso è spesso limitato all’idea che la Cina faccia tutto per interesse personale o per ragioni di immagine e che la qualità delle sue prestazioni sia scarsa. Queste sono semplificazioni. Con questo atteggiamento, non riusciremo mai a capire come funziona e ragiona questo Paese a lungo termine”.

Conoscerlo è fondamentale: “La Cina è in questo ambito per restarci, non se ne andrà facilmente”, dice Brugger. Dobbiamo fare i conti con questo fatto e trovare una via per collaborare in modo sensato e pragmatico. L’ambasciata a Berna descrive così i punti di forza della Cina: “Manteniamo le nostre promesse e i nostri impegni”.

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