Alla ricerca dell’eterna giovinezza
Topi e vermi allo studio
La pillola dell’immortalità non esiste, non ancora. Ma da quando l’uomo ha scoperto che invecchiare è sgradevole, generazioni di studiosi hanno cercato un sistema per ingannare il tempo e arrestare il decadimento fisico e, negli ultimi anni, la ricerca ha prodotto risultati interessanti.
Le macchine, col passare del tempo, si usurano e smettono di funzionare. Gli organismi viventi, però, sono macchine speciali: sono dotati di meccanismi di auto-riparazione che, consumando energia, consentono di rinnovare le proprie strutture.
Che cosa impedisce loro di rinnovarsi e sopravvivere in eterno? Gli esperti concordano nel ritenere che l’invecchiamento ha origine nel DNA.
Diversi fattori esterni e interni alle cellule, come le radiazioni ultraviolette del sole e i radicali liberi, infliggono continuamente piccoli danni alla molecola del DNA.
I meccanismi di riparazione dei geni non sono perfetti e alcune lesioni permangono e si accumulano nel tempo, fino a danneggiare irreversibilmente le cellule e a decretare la loro morte spontanea.
Ricerche condotte sui topi hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di calorie riduce la concentrazione dei radicali liberi nell’organismo degli animali e allunga considerevolmente la durata della loro vita.
Inoltre, i biologi hanno prodotto ceppi di topi mutanti dotati di una maggiore abilità a riparare le lesioni del DNA che vivono più a lungo dei loro simili normali.
Un altro organismo su cui è concentrata l’attenzione degli scienziati è il Caenorhabditis elegans, un minuscolo verme dal corpo trasperente che vive nel suolo e si nutre di batteri. È una forma di vita molto semplice e il suo DNA è stato completamente mappato.
I biologi hanno condotto numerosi esperimenti sui suoi geni, hanno prodotto ceppi mutanti estremamente longevi e stanno cercando ora di invertire nel suo organismo il processo dell’invecchiamento.
swissinfo, Maria Cristina Valsecchi
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