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Si esporta meno ma più caro

Cari orologi, cari orologi... Keystone Archive

Le esportazioni dell'industria orologiera svizzera calano ma il giro d'affari del settore regge grazie alla tenuta dei prodotti di lusso. Alla faccia delle regole congiunturali...

I primi segnali nel marzo dello scorso anno. Dopo una ventina di mesi di costante crescita, gli orologi esportati, che garantiscono circa il 95% dei redditi di un settore che in Svizzera impiega circa 40’000 persone, hanno conosciuto una prima battuta d’arresto. Niente di preoccupante. Semplicemente il culmine di un periodo estremamente positivo.

Tanto più che il 2001 si è chiuso comunque piuttosto bene, registrando un più 3.5% rispetto al già strepitoso 2000. In totale, lo scorso anno il valore di orologi e componenti svizzeri venduti all’estero ha raggiunto i 10.7 miliardi di franchi.

Tutto ciò nonostante la mazzata dell’11 settembre, “della quale non siamo tuttavia in grado di valutare le conseguenze dirette” rileva Philippe Pegoraro, della Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH). “È difficile isolare gli effetti di quell’evento. Si era già in fase discendente ed il settore orologiero tende generalmente ad adeguarsi con un certo ritardo alla congiuntura”.

2002: la contrazione continua

La tendenza al calo delle esportazioni è continuata nei primi mesi del 2002. In milioni di franchi, le vendite nel periodo gennaio-febbraio 2002 sono diminuite del 9.2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

“È più o meno quello che ci aspettavamo” dice Philippe Pegoraro, secondo il quale la ripresa del settore, in linea con l’economia in generale, dovrebbe avvenire nella seconda metà dell’anno. “Molto probabilmente non raggiungeremo tuttavia le cifre del 2001”.

Settore lusso a gonfie vele

Alcuni esempi: nel 1999 il prezzo medio degli orologi esportati è aumentato del 11.2%. Nel 2000 del 19.5%. Nel 2001 del 17.4%. Negli ultimi 3 anni il prezzo medio di un orologio Swiss made esportato è passato da 235 franchi a 366.60 franchi.

Il numero di pezzi venduti all’estero continua a diminuire ma è largamente compensato dai prezzi elevati dei modelli di alta gamma scelti dalla clientela straniera. Modelli spesso unici, impreziositi da oro, platino o argento e da componentistiche di prim’ordine. Senza dimenticare la garanzia di qualità che proviene dal marchio Swiss made.

Il punto di svolta si situa attorno agli orologi da 10’000 franchi. Al di sotto, le esportazioni stagnano. Al di sopra crescono. “Numericamente, i prodotti più cari rappresentano soltanto il 2% del totale. Ma non hanno limiti di prezzo. Non sono rari gli orologi da 50’000 franchi o più…”

Un altro mondo

Solitamente, nei periodi di congiuntura debole, come quello che stiamo attraversando, i prodotti di lusso sono i primi a risentire della riduzione del potere d’acquisto dei consumatori. Nel campo dell’orologeria, la situazione è invece paradossalmente inversa.

“L’evoluzione è in primo luogo legata alla variazione dei gusti dei clienti. Alcuni optano per dei veri e propri investimenti in prodotti orologieri, pensando magari anche ad acquisire dei beni rifugio. Non va inoltre dimenticato il décalage temporale che può inserirsi tra il rallentamento congiunturale e le ordinazioni di beni di lusso”.

Fondamentalmente però, secondo Philippe Pegoraro, la ragione principale dell’andamento è un’altra. “I prodotti normali sono destinati a consumatori normali, chiamati effettivamente ad obbedire alle leggi congiunturali. Gli orologi di alta gamma (ed i loro acquirenti) vivono invece in tutt’altra realtà, nella quale le risorse sono praticamente infinite e non risentono che in minima parte dei capricci della congiuntura…”.

Marzio Pescia

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