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Un quartiere verticale a Caracas

Alla fine del XX secolo, la «Torre David» avrebbe dovuto essere il più alto edificio di Caracas. Mai terminato dai promotori, il grattacielo è occupato da oltre 3'500 persone alla ricerca di un alloggio, che vi hanno insediato la loro «casa», alla maniera dei quartieri che circondano la capitale venezuelana.

La morte, nel 1993, del promotore, David Brillembourg, e la crisi che l’anno seguente ha colpito il paese sudamericano, avevano posto fine al progetto. Il grattacielo è rimasto all’abbandono fino al 2007. Quell’anno il comune ha deciso di aprire il primo livello dell’edificio per alloggiare diverse centinaia di persone nel bisogno.

Oggi la torre ospita oltre 750 famiglie che si sono organizzate in cooperativa, alimentata dalle loro modeste pigioni di 170 bolivar. Con il tempo, gli abitanti si sono organizzati. Certi vi hanno aperto un negozio.

Diventato simbolo della Caracas contemporanea, l’edificio e i suoi abitanti sono stati oggetto di un libro illustrato del fotografo Iwan Baan, edito da Alfredo Brillembourg –figlio del promotore – e Hubert Klumpner, del Politecnico federale di Zurigo.

Sociologo al Politecnico federale di Losanna e grande conoscitore del Venezuela dagli anni ‘80, Yves Pedrazzini analizza per swissinfo.ch questo fenomeno urbano. “Dopo essere stata il simbolo, sui piani, della potenza finanziaria e dell’architettura formale del Venezuela, la Torre David è diventata oggi quello dell’ibrido delle icone urbane che sono ormai, in tutte le grandi città del Sud – e dell’Asia – lo «slum» e il grattacielo.

Tuttavia a Caracas, la rivoluzione bolivariana ha permesso la loro unione «politica», unica finora, ma evidentemente premonitoria di un’urbanizzazione del XXI secolo che, affinché le città siano abitabili, dovrà integrare l’informalità creativa dei settori popolari, cercando di allearli ai saperi tecnici dei professionisti e alle politiche pubbliche”.

Testo: Frédéric Burnand / Foto: Iwan Baan

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