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Un tempo per dormire e un tempo per mangiare

Ricercatori dell'Università di Ginevra hanno scoperto che, in determinate condizioni, lo stimolo della fame è indipendente dal ritmo del sonno e della veglia.

Perché di giorno sentiamo lo stimolo dell’appetito, quando si avvicina l’ora dei pasti, mentre di notte rimaniamo a digiuno per sette o otto ore senza avere fame? La ragione è che siamo animali diurni: tutte le funzioni del nostro organismo sono regolate da una sorta di orologio interno, che ha sede nel cervello ed è sincronizzato, attraverso il nervo ottico, con il ciclo della luce e del buio.

Questo orologio centrale, controlla altri meccanismi periferici, come quello che attiva lo stimolo della fame e che predispone l’apparato digerente a ricevere il cibo. Ora, un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra ha scoperto che l’orologio periferico dell’alimentazione non è necessariamente legato a quello centrale.

In particolari condizioni, l’organismo di un animale diurno può essere abituato a nutrirsi di notte e viceversa. Ueli Schibler e i suoi colleghi hanno condotto i loro esperimenti su topolini, animali notturni che di solito consumano i loro pasti al buio.

I ricercatori hanno verificato che, in condizioni normali, il fegato dei topi produce gli enzimi digestivi durante la notte. Se agli animali viene offerto del cibo solo durante il giorno, il ritmo di attivazione del fegato si modifica e si adatta alla nuova condizione, ma tutte le altre funzioni dell’organismo rimangono sincronizzate secondo lo stile di vita notturno. L’orologio periferico che regola la fame e la digestione, dunque, può essere spostato indipendentemente dal ciclo del buio e della luce.

I risultati dell’esperimento, pubblicati sull’ultimo numero della rivista scientifica Genes and Development, hanno fornito agli scienziati informazioni preziose sul ruolo del cervello nello svolgimento di attività fisiologiche basilari come il consumo del cibo. Questi studi potrebbero rivelarsi utili per aiutare le persone che, per varie ragioni, sono costrette a invertire il ritmo del sonno e della veglia, come i guardiani notturni.

Maria Cristina Valsecchi

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