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A Ginevra nuovi negoziati sullo Sri Lanka

S.P. Thamilselvan, delle Tigri Tamil (sinistra) stringe la mano a Nimal Siripala De Silva, del governo cingalese. Al centro Heidi Tagliavini Keystone

Rappresentanti del governo dello Sri Lanka e dei ribelli tamil hanno riavviato sabato per la prima volta da 8 mesi dei colloqui per cercare di porre fine alle violenze nell'isola-stato dell'oceano Indiano.

Aprendo i due giorni di negoziati, l’ambasciatrice svizzera Heidi Tagliavini ha chiesto il rispetto dei diritti umani da parte di entrambe le parti.

Le due delegazioni si incontrano a Ginevra a porte chiuse con la mediazione della Norvegia. Nel precedente incontro, a fine febbraio, le parti in conflitto si erano separate impegnandosi a porre un freno alla violenza. Ma da allora i combattimenti hanno fatto quasi tremila morti.

Le Tigri tamil sono in lotta per l’autonomia del nordest dello Sri Lanka dal 1972: dall’inizio della rivolta sono stati uccisi più di 60.000 civili e militari. La Svizzera torna ad offrire i propri buoni uffici nella speranza che il contatto tra le due parti porti ad un miglioramento della situazione in cui si trova la popolazione civile.

Da quando rappresentanti del governo cingalese e dei separatisti tamil si erano incontrati a Ginevra lo scorso febbraio, il paese è infatti ripiombato nella guerra civile. Il nuovo round di incontri cerca di fermare l’escalation della violenza.

Inaugurando l’incontro di Ginevra, Heidi Tagliavini, direttrice politica supplente nella Direzione politica del Dipartimento federale degli affari esteri, ha sottolineato che la volontà di incontrarsi a Ginevra è pur sempre un segno di fiducia, anche nel mezzo di una situazione drammatica.

“La Svizzera come depositaria delle convenzioni di Ginevra sente di non poter prescindere dalla propria responsabilità, ricordando alle parti in conflitto l’obbligo di rispettare le leggi internazionali che sanciscono i diritti umani, in particolare dei civili”, ha detto la diplomatica.

“Il rispetto dei diritti dell’altra parte rende più semplice la ricerca della pace – un obiettivo che noi tutti, cingalesi e non, non dobbiamo mai perdere di vista”.

La colpa

Governo e separatisti si accusano a vicenda dell’inasprimento del conflitto, soprattutto nel nordest del paese, dove sabato un sospetto ribelle tamil ha ucciso un militare e ferito sei agenti di polizia in due attacchi con esplosivi.

Gli osservatori però hanno parecchie riserve sull’incontro di Ginevra: l’unica cosa che può scaturirne è la semplice volontà di continuare a parlarsi. Una visione che condivide Palitha Kohona, del coordinamento governativo per la pace in Sri Lanka. “Il conflitto dura da 25 anni e non ci aspettiamo di risolverlo in fretta”, dice a swissinfo.

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Buoni uffici

Questo contenuto è stato pubblicato al Si parla di buoni uffici quando un terzo offre la sua mediazione per far cessare una contesa o per facilitare il contatto tra due parti in conflitto. Più in generale, questo termine è applicato a ogni iniziativa volta a favorire la pace e la cooperazione internazionale. In quanto Stato neutrale, la Svizzera ha fatto dei…

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Le richieste

Interpellato da swissinfo, Anton Ponrajah, capo della Federazione svizzera delle associazioni tamil, ritiene che una delle richieste chiave dei ribelli sia la liberazione dal “blocco economico” della penisola di Jaffna e del nordest del Paese.

Il governo incolpa le Tigri tamil di bloccare il passaggio di provviste alimentari e di altre merci verso quelle zone. Ponrajah sostiene invece che le Tigri si sono impegnate per una soluzione pacifica e spera che la comunità internazionale metta pressione sul governo cingalese.

“È il governo che deve fare in modo che cingalesi e tamil possano convivere, perché dopo 60 anni non siamo più vicini ad una soluzione e la distanza si fa sempre più grande”.

swissinfo

Il conflitto tra le autorità Cingalesi ed i separatisti Tamil è scoppiato a metà degli anni ’70.

Nel febbraio 2002 entrambe le parti hanno firmato un accordo permanente di cessate il fuoco che prevedeva una suddivisione del potere. Al momento, la violenza sembra aver ripreso il sopravvento.

Gli scontri si erano calmati anche dopo lo tsunami del 2004 che causò la morte di 30’000 persone. Otto mesi dopo, l’assassinio del ministro degli esteri dello Sri Lanka Lakshman Kadirgamar riaccese le ostilità.

Negli ultimi 20 anni, il conflitto in Sri Lanka è costato 65’000 vite ed ha provocato l’esodo di 800’000 persone.
In seguito allo tsunami, la Svizzera ha offerto 10.5 milioni di franchi sotto forma di aiuto d’emergenza. Nel 2005, il sostegno totale della Svizzera allo Sri Lanka è stato di 16.95 milioni.
In Svizzera vivono più di 35’000 cittadini dello Sri Lanka (soprattutto tamil), una delle comunità più importanti al mondo dopo quelle in Canada, in Germania ed in Gran Bretagna.
Il 10% di loro ha ottenuto la naturalizzazione svizzera.

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