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Sulla strage del Tempio Solare aleggiano ancora misteri

I pompieri di Cheiry non avrebbero mai potuto immaginare l'orrore che li avrebbe aspettati all'interno della fattoria una volta domato l'incendio. Keystone / Edi Engeler

Esattamente un quarto di secolo fa, la Svizzera di primo mattino fu scossa da una notizia rabbrividente: c'era stato un suicidio collettivo con decine di morti in seno a una setta. Il dramma, che avrà altri strascichi, è rimasto impresso nelle memorie.

La brutale e misteriosa vicenda non turbò solo tutto il Paese, ma suscitò sgomento anche all’estero. La Svizzera fu al centro dell’attenzione mediatica internazionale per giorni. Spiegazione in alcuni punti di quella tragedia fuori dal comune.

Dramma in tre atti

Il dramma ha attirato moltissimi giornalisti non solo da tutta la Svizzera, ma anche dall’estero, come qui a Cheiry. Keystone / Str

Il 5 ottobre 1994, poco prima dell’alba, 23 cadaveri sono scoperti in una fattoria in fiamme nel villaggio di Cheiry, nel cantone di Friburgo. Le vittime indossavano abiti cerimoniali. Quasi contemporaneamente in uno chalet in fiamme a Salvan, nel cantone del Vallese, sono ritrovati 25 morti.

L’indomani dal Canada giunge la notizia del ritrovamento di altri cinque cadaveri in uno chalet a Morin Heights, un villaggio a un’ora di strada da Montréal.

Denominatore comune 

Un poliziotto canadese presenta degli oggetti di culto dell’Ordine del Tempio Solare. Keystone / Paul Chiasson

Gli investigatori individuano rapidamente il denominatore comune dei tre eventi: l’appartenenza all’Ordine del Tempio Solare (OTS), una setta apocalittica. I membri sembrerebbero essersi dati la morte volontariamente, per raggiungere “un’altra dimensione”. I due fondatori, Luc Jouret e Joseph di Mambro, sono morti assieme ai loro seguaci.

Tuttavia, molte domande rimangono tuttora senza risposta. A Salvan, gli adepti hanno ingerito derivati del curaro prima di perire nell’incendio. I corpi non presentano tracce di violenza. A Cheiry invece, 20 delle 23 vittime hanno ferite d’arma da fuoco, quasi tutte alla testa. Parte dei proiettili sono stati esplosi con una pistola poi ritrovata a Salvan.

Una setta esoterica 

Cappe, spade… I membri dell’OTS utilizzavano una serie di accessori che ricordavano i cavalieri templari. Keystone / Paul Chiasson

Tutto inizia negli anni ’80. Le conferenze del naturopata belga Luc Jouret seducono parecchie persone inclini all’esoterismo. Insieme a Jo Di Mambro, un noto truffatore franco-canadese, Jouret nel 1983, a Ginevra, crea un “ordine” che riunisce diversi gruppi esoterici.

Nel 1989, l’OTS conta 442 membri, la maggior parte dei quali francesi, svizzeri e canadesi. La setta, con articoli sui media e spot pubblicitari, si descrive come una comunità vicina alla terra e alla natura, che vive felice.

Dietro la facciata si nasconde una realtà molto meno idilliaca. I due guru si circondano di un gruppo di fedelissimi, ai quali fanno credere di essere degli “eletti” in grado di sopravvivere all’apocalisse.

Una storia di soldi  

L’Istituto di medicina legale di Losanna si occupò delle autopsie delle 23 vittime di Cheiry. Keystone / Blaise Kormann

Il cocktail mistico-esoterico-religioso servito da Jo di Mambro con l’aiuto di effetti speciali convince la maggioranza dei seguaci per diversi anni. Ma la condanna in Canada di membri della setta per possesso illegale di armi segna un cambiamento di rotta.

Alcuni finanziatori si distanziano dalla setta e i soldi finiscono. I “maestri del culto” decidono quindi di anticipare il “viaggio verso Sirio”, cioè la morte.

Il “viaggio” che coinvolge – volenti o nolenti – 53 persone in Svizzera e in Canada, il 5 ottobre 1994, non è l’ultimo. Nel dicembre 1995, si scoprono 16 corpi carbonizzati nel massiccio francese del Vercors, in Francia, e il 23 marzo 1997 altre cinque persone sono ritrovate a Saint-Casimir, di nuovo nel Québec.

Tutti sono legati all’OTS. Il bilancio totale della vicenda è di 74 morti, fra cui 30 svizzeri, 30 francesi e 10 canadesi.

Dramma del passato 

Le vestigia dell’OTS, come questo tempio che si trovava nella cantina della fattoria di Cheiry, sono in seguito state distrutte. Oggi si possono ancora vedere su fotografie dell’epoca. Keystone / Ruben Sprich

A Salvan e Cheiry oggi non c’è più traccia del massacro. Lo chalet e la fattoria che furono lo scenario della strage sono stati rasi al suolo. Al loro posto ci sono nuove costruzioni e non c’è nulla che ricordi i tragici eventi.

“Nessuno nel villaggio ne parla più”, aveva spiegato il sindaco di Salvan in occasione del 20° anniversario della tragedia. Si è voltata questa triste pagina, benché ancora oggi sui motivi della strage non ci siano certezze e gli interrogativi di parenti e amici delle vittime su quanto sia veramente successo non abbiano trovato risposte. La sola amara certezza è il bilancio complessivo di 74 morti nel giro di due anni e mezzo in Svizzera, Canada e Francia.

(Traduzione dal francese)

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