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La Svizzera ratifica l’accordo internazionale sul clima

Con l’approvazione odierna della Camera dei Cantoni, il parlamento elvetico ha ratificato lo storico accordo sul clima concluso nel 2015 a Parigi. Ora non resta che rispettare gli impegni presi. L’obiettivo della Svizzera è di dimezzare le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030.

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La Svizzera non farà la fine degli Stati Uniti. A meno di una settimana dalla decisione del presidente Donald Trump di ritirarsi dall’accordo di Parigi, il parlamento elvetico ha ratificato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima.

Mercoledì, la Camera dei Cantoni (camera alta) ha accettato l’intesa internazionale con 39 voti favorevoli e 3 contrari (2 astensioni), allineandosi così alla Camera del Popolo, che si era espressa sul dossier in marzo. La Svizzera è così il 149° paese a ratificare l’accordo.

L’obiettivo di Berna – definito «ambizioso, ma realistico» dalla ministra dell’energia Doris Leuthard – prevede di dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto ai valori del 1990. Le riduzioni dovranno avvenire per almeno il 60% in Svizzera, mentre per il restante 40% potranno essere realizzate tramite progetti all’estero. Dal canto suo, l’Unione europea si è fissata un obiettivo di riduzione del 40%.

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Malgrado la ratifica delle due camere, l’accordo di Parigi non fa l‘unanimità. Durante i dibattiti parlamentari, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), primo partito del paese, e in misura minore il Partito liberale radicale (PLR, centro-destra), hanno tentato di affossare il progetto, o perlomeno di rivedere al ribasso lo sforzo elvetico.

Secondo l’UDC, non è possibile fissare degli obiettivi senza conoscere quali siano le misure da adottare per raggiungerli. Queste misure saranno infatti definite nel quadro della nuova legge sul CO2, in fase di elaborazione. Tra le proposte che il governo presenterà al parlamento entro la fine dell’anno ci sono l’aumento della tassa sul CO2 prelevata sui combustibili, l’inasprimento delle prescrizioni per le automobili e, forse, il divieto di utilizzare combustibili fossili per riscaldare gli edifici.

Alle camere si preannuncia quindi una nuova battaglia sul clima. Una battaglia che potrebbe continuare anche fuori dal parlamento. L’UDC non esclude infatti di lanciare un referendum contro la nuova legge sul CO2, come aveva fatto per la strategia energetica 2050, poi accettata dal popolo.

Di certo c’è che, da un punto di vista puramente climatico, la Svizzera ha tutto l’interesse che l’accordo di Parigi venga attuato. Il paese alpino, responsabile dello 0,1% delle emissioni globali, è infatti tra i più colpiti dal riscaldamento terrestre. Negli ultimi 150 anni, la temperatura media annuale è cresciuta di 1,8°C, quasi il doppio rispetto all’aumento osservato a livello planetario.

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Accordo sul clima

Quello adottato a Parigi nel dicembre 2015 è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima. È stato adottato da 195 paesi ed è entrato in vigore il 4 novembre 2016. I punti principali sono:

– Mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e impegnarsi a limitarlo a 1,5°C.

– Raggiungere il picco delleemissioni globali il più presto possibile.

– Rivedere gli obiettivi di riduzione delle emissioni ogni 5 anni a partire dal 2025.

– Stabilire una roadmap per raggiungere l’obiettivo di riunire 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 a sostegno delle politiche climatiche nei paesi in via di sviluppo.

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