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Le riviste dei consumatori al fronte per difendere il servizio pubblico

Servizio pubblico minacciato? Negli ultimi quindi anni sono stati chiusi 1800 uffici postali, ossia più della metà. Keystone

In Svizzera, le riviste dei consumatori hanno lanciato con successo un’iniziativa popolare a difesa del servizio pubblico, in votazione il 5 giugno. Sulla base dei reclami dei loro lettori, questi media parlano di un aumento dei prezzi e di un calo delle prestazioni. Il testo fa l’unanimità, a suo sfavore.

L’iniziativa popolare “A favore del servizio pubblico” è stata lanciata dalla rivista svizzero-francese a difesa dei consumatori “Bon à savoirCollegamento esterno” in collaborazione con tre pubblicazioni analoghe in Ticino e nella Svizzera tedesca.

“La nostra iniziativa si articola attorno a tre rivendicazioni: la Confederazione non deve avere scopi di lucro per le prestazioni di base; gli utili delle imprese pubbliche non devono finanziare il budget globale della Confederazione e i loro dirigenti non devono guadagnare più dei ministri competenti “, riassume Zeynep Ersan Berdoz, caporedattrice di “Bon à savoir” e membro del comitato d’iniziativaCollegamento esterno.

Questa proposta è stata ampiamente respinta dalle due Camere del parlamento. Oltre alla destra e alle associazioni economiche, l’opposizione viene anche dalla sinistra e dai sindacati, solitamente più sensibili alla tutela dei consumatori e del servizio pubblico.

Critiche ricorrenti

Iniziativa in breve

L’iniziativa “A favore del servizio pubblico” è stata lanciata dalle riviste d’informazione e di difesa dei consumatori «Bon à savoir», «K-Tipp», «Saldo» e «Spendere Meglio». Insieme, queste riviste contano 2,5 milioni di lettori in Svizzera.

Il testo è stato depositato alla Cancelleria federale nel maggio 2013, munito di 104’197 firme valide.

L’iniziativa è stata respinta dalle due Camere del parlamento. Anche il governo propone di bocciarla. 

L’iniziativa nasce dal malcontento dei consumatori. “Sulla base delle critiche dei nostri lettori, constatiamo da qualche anno un deterioramento del servizio pubblico. Nelle tre regioni linguistiche del paese abbiamo registrato un forte aumento del numero di commenti negativi, relativi all’aumento dei prezzi e alla diminuzione delle prestazioni”, spiega Zeynep Ersan Berdoz.

“In seguito a queste critiche, le nostre riviste hanno esaminato gli obiettivi strategici attribuiti dal governo alle imprese di servizio pubblico. E abbiamo constatato un chiaro spostamento: se prima si mirava ad accontentare il cliente, oggi si punta alla redditività e i profitti. La soddisfazione del cliente è praticamente scomparsa dagli obiettivi”.

L’impatto di questo cambiamento di strategia è evidente, secondo Zeynep Ersan Berdoz, che cita alcuni esempi. “Negli ultimi quindi anni sono stati chiusi 1800 uffici postali, ossia più della metà. Il prezzo per l’invio di un pacchetto fino a 1,5kg è cresciuto del 150% in 20 anni, mentre l’inflazione è aumentata solo del 13% nello stesso periodo. Per quanto riguarda le Ferrovie federali svizzere, il prezzo di un biglietto di andata e ritorno Ginevra-Losanna in 2a classe è salito del 75% dal 1990. Il servizio dal canto suo è deteriorato: sportelli chiusi, viaggiatori costretti a rimanere in piedi sui treni regionali e gli Intercity, diminuzione del numero dei controllori, e altro ancora”.

Queste argomentazioni non convincono però Roger Nordmann, presidente del gruppo socialista del parlamento e relatore della commissione durante i dibattiti alle Camere. “Fare una lista delle persone che si lamentano non è un indicatore affidabile delle qualità o dei difetti dei servizi pubblici. Alcune cose funzionano bene, altre meno. Ma non lo si può decretare unicamente sulla base dei commenti in una rivista, anche perché chi è contento non si esprime”.

Divergenze d’interpretazione

A dividere sostenitori e contrari è soprattutto l’interpretazione del primo capoverso dell’iniziativa. Questo stipula che “in materia di prestazioni di base, la Confederazione non mira a conseguire profitti, non sovvenziona trasversalmente altri settori dell’amministrazione e non persegue interessi fiscali”.

Per gli oppositori non è possibile impedire alle imprese di servizio pubblico di fare dei profitti. “Senza utili non c’è la possibilità di reinvestire per migliorare l’offerta. Inoltre è normale che il capitale immobilizzato abbia un rendimento. Se le imprese di servizio pubblico perdessero sistematicamente soldi, la Confederazione potrebbe essere tentata di vendere le sue quote per ridurre il debito”, afferma Roger Nordmann.

“La nostra iniziativa non impedisce che siano fatti degli utili, si difende Zeynep Ersan Berdoz. Chiediamo unicamente che questi non abbiamo la precedenza rispetto al criterio di soddisfazione dei clienti”.

Per il parlamentare socialista, anche il divieto di garantire sovvenzioni incrociate è problematico. “Queste sono fondamentali per i servizi pubblici. Per quanto riguarda i trasporti ferroviari, ad esempio, è evidente che gli utili realizzati sull’asse Ginevra-Zurigo servono a coprire il deficit della linea del distretto della Broye”.

Anche su questo punto, però, Zeynep Ersan Berdoz non è d’accordo. “Non c’è scritto da nessuna parte, nel testo dell’iniziativa, che le sovvenzioni incrociate sono vietate in seno alla stessa impresa. Semplicemente non vogliamo che questi utili vadano a finire nella cassa comune e che la Confederazione possa fare ciò che vuole di questi soldi, utilizzandoli in altri settori. Dal nostro punto di vista si tratta di un’imposta camuffata e non è giusto”.

Più pagato di un ministro?

Un punto dell’iniziativa potrebbe invece raccogliere consensi, per lo meno in seno alla sinistra. Nel capoverso 2, si precisa che “la Confederazione provvede affinché i salari e gli onorari dei collaboratori di tali imprese non siano superiori a quelli dell’Amministrazione federale”. 

Questa misura si rivolge chiaramente agli alti dirigenti delle imprese di servizio pubblico. “È esagerato che i manager guadagnino tre o quattro volte di più dei loro ministri di tutela. Siamo nel servizio pubblico e devono essere stabilite delle priorità. Anche un salario ragionevole fa parte di queste priorità”, ritiene Zeynep Ersan Berdoz.

Quello delle remunerazioni è l’unico punto positivo dell’iniziativa, dice Roger Nordmann. “Anch’io ritengo che questi manager siano pagati troppo – anche se è comunque di meno rispetto a banche e assicurazioni. E sono convinto che il salario non dovrebbe superare quello di un consigliere federale. Ma è un problema marginale, quantitativamente poco importante”.

Parola al popolo

Secondo gli oppositori, l’iniziativa va contro gli scopi dichiarati. “Naviga su problemi mal identificati, che non sono i veri problemi del servizio pubblico. Inoltre non permette di risolvere le questioni sollevate. È un approccio incomprensibile”, sottolinea Roger Nordmann.

Zeynep Ersan Berdoz ricorda dal canto suo che all’origine del testo vi è un aumento delle denunce da parte dei consumatori. “Abbiamo dato seguito a queste reazioni perché siamo preoccupati per il futuro del servizio pubblico. È importante iscrivere nella Costituzione una definizione del servizio pubblico universale, in modo da evitare derive”.

Tra queste due posizioni contradditorie, spetterà dunque ai consumatori decidere. Verdetto alle urne il 5 giungo 2016.


Servizio pubblico

L’iniziativa popolare si rivolge alle “imprese che assolvono compiti legali inerenti a prestazioni di base della Confederazione oppure sono direttamente o indirettamente controllate dalla Confederazione mediante una partecipazione maggioritaria”.

La Posta è una società autonoma di diritto pubblico, interamente di proprietà della Confederazione. Nel 2015 impiegava circa 62mila persone, per un fatturato di 8,22 miliardi di franchi e un utile di 645 milioni.

Le Ferrovie federali svizzere (FFS) sono la più grande impresa di trasporti pubblici in Svizzera. Interamente nelle mani della Confederazione, le FFS contavano 33mila collaboratori nel 2015, per un fatturato di 8,7 miliardi di franchi e un utile di 245 milioni.

Swisscom è una società di telecomunicazioni gestita secondo i principi dell’economia privata, ma con una partecipazione maggioritaria (51,22%) della Confederazione. Occupava circa 22mila collaboratori nel 2015 per un fatturato di 11,7 miliardi di franchi e un utile di 1,4 miliardi. 

(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

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