Prospettive svizzere in 10 lingue

“Un intervento necessario, ma chi pagherà?”

swissinfo.ch

Dopo il crollo dei mercati finanziari, il Governo corre in soccorso di UBS con un piano di salvataggio da 68 miliardi di franchi. Una misura ritenuta necessaria dalla stampa svizzera, che sottolinea tuttavia il malumore che serpeggia tra i contribuenti.

Accusato di mutismo e inerzia da più parti, il Consiglio federale ha svelato giovedì mattina le sue carte, mettendo sul tavolo una serie di misure volte a stabilizzare il sistema finanziario e a rafforzare la fiducia nel mercato.

Imparare dagli errori del passato

Una mossa che la Neue Zürcher Zeitung definisce un atto di responsabilità da parte dello stato per «porre fine a questa spirale negativa dell’economia», mentre il Tages Anzeiger parla di una «svolta epocale per la piazza finanziaria, che ha messo in evidenza manager ancora più mediocri».

Entrambe le testate volgono lo sguardo al passato, rievocando il caso della Swissair. Per la Neue Zürcher Zeitung il Consiglio federale ha imparato la lezione e di fronte alla crisi del mercato finanziario si è dimostrato «più convincente» rispetto al passato, scongiurando così il rischio di un altro grounding.

Dal canto suo, il Tages Anzeiger mette in evidenza i costi finanziari del pacchetto, ancora più alti di quelli stanziati per tentare di salvare la Swissair. «Se queste misure sono necessarie o meno, possono dirlo soltanto UBS e gli organi preposti alla vigilanza delle banche. Noi contribuenti non possiamo far altro che accettare questa decisione».

Per L’Express e L’Impartial, nessuno può comunque contestare la necessità di un intervento statale. Concretamente infatti, «UBS significa 25’000 impieghi in Svizzera, il finanziamento di 70’000 piccole medie imprese, come pure crediti per il 20% della popolazione». Si tratta di un provvedimento rassicurante, rincara La Liberté, anche perché «di fronte al silenzio delle autorità ci chiedeva se la barca stava navigando senza il suo capitano…».

Un privilegio contestato

Se in linea di principio tutte le testate sono concordi sull’opportunità di un piano di salvataggio, a destare qualche perplessità sono le modalità prescelte. «Il modello vagliato da Berna è la perfetta illustrazione della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite», puntualizza infatti la Tribune de Genève. In questo modo, si legge sul quotidiano romando, «la BNS deve rimediare, una volta di più, ai rozzi tentativi di un’amministrazione da 24 milioni di salario annuo».

«Queste misure non possono che sorprendere tutti coloro che non hanno avuto il privilegio di beneficiare di una bancarotta assistita», denuncia dal canto suo Le Temps. Un’opinione condivisa anche dal Blick, secondo cui le piccole e medie imprese vorrebbero avere un margine di manovra analogo a quello della principale banca elvetica: «Puntare tutto su un’unica carta per poi rivolgersi a Berna se qualcosa va storto».

«Adesso tocca ai contribuenti sgomberare i detriti lasciati sul campo da acrobati della finanza ben pagati», rincalza la Berner Zeitung. Per il cittadino la partita si chiude dunque con una perdita netta, ammonisce il Corriere del Ticino, perché «le risorse impiegate serviranno per tentare di scongiurare il dramma di un fallimento, ma non ad attutire gli effetti di una recessione ormai alle porte».

La vignetta del Tages Anzeiger affronta con un tocco di ironia uno scenario a dir poco preoccupante. In prima pagina viene infatti illustrata l’arca di Noé, attorniata da una folla in subbuglio e al centro un tappeto rosso sul quale sfilano i dirigenti dell’UBS. Di fronte all’agitazione dei contribuenti, Noé esclama: «Mantenete la calma, in fin dei conti la barca appartiene un po’ anche a voi!».

Resta da chiedersi, infine, chi pagherà per gli errori commessi. «Una domanda retorica», precisa La Regione Ticino, perché nei momenti di gloria, fra invidia e un tocco di glamour, per le astronomiche cifre incassavano volentieri. Oggi i vari Ospel invece non li vedi più…».

swissinfo, Stefania Summermatter

Il governo elvetico e la Banca nazionale svizzera hanno annunciato giovedì un piano di aiuto in favore dell’UBS, che ha accumulato titoli illiquidi per 60 miliardi di franchi in seguito alla crisi americana dei mutui ipotecari.

La Confederazione rafforzerà la base di fondi propri dell’UBS, sottoscrivendo un prestito di 6 miliardi di franchi convertibili in azioni. Lo Stato deterrebbe così il 9,3% del capitale azionario della grande banca.

Questo importo sarà prelevato dalla Tesoreria della Confederazione e non graverà sul bilancio delle casse federali. Il credito dovrebbe fruttare oltre 700 milioni di franchi all’anno alla Confederazione, grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%.

La Banca nazionale svizzera metterà a disposizione 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di trasferire in una società veicolo gli attivi illiquidi, sgravandosi dei prodotti “tossici” detenuti finora.

Questo fondo viene finanziato con l’assunzione di dollari USA presso la Federal Reserve e prestiti contratti sul mercato.

swissinfo.ch

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR