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Governo e Banca nazionale salvano UBS

Keystone

Il Consiglio federale è uscito giovedì dal suo mutismo per svelare una serie di misure destinate a stabilizzare il sistema finanziario elvetico. La Confederazione vola al soccorso di UBS, mentre Credit Suisse procederà ad un aumento di capitale.

Il Consiglio federale, la Banca nazionale svizzera (BNS) e la Commissione federale delle banche (CFB) hanno adottato un pacchetto di misure «per stabilizzare ulteriormente il sistema finanziario svizzero e rafforzare in modo durevole la fiducia nel mercato».

In particolare – ha comunicato giovedì il Dipartimento federale delle finanze (DFF) in una nota – la Confederazione garantisce un prestito di 6 miliardi di franchi a UBS e rivedrà la protezione dei depositi bancari.

6 miliardi a UBS

Il governo e la BNS hanno deciso di adottare due provvedimenti coordinati «per rivitalizzare il bilancio di UBS».

Un accordo tra la BNS e la principale banca privata svizzera prevede un trasferimento di attivi illiquidi (per un importo massimo di 60 miliardi di dollari) a una società veicolo controllata dalla BNS. Il fondo sarà finanziato da un contributo di 6 miliardi di UBS e da un prestito massimo di 54 miliardi della BNS, indica il DFF.

«In questa fase di turbulenze sui mercati vogliamo prendere tutte le misure che s’impongono per proteggere la solidità della nostra banca (…) ed eliminare i rischi legati alle posizioni assunte in passato», ha spiegato il patron di UBS, Peter Kurer.

Per mantenere una base di capitale solida, UBS – che per il terzo trimestre 2008 prevede un utile di 296 milioni di franchi – beneficerà di un prestito del governo di 6 miliardi di franchi sottoforma di obbligazioni forzatamente convertibili (MCN): la Confederazione deterrà così circa il 9,3% del capitale azionario di UBS.

L’intervento di Berna a sostegno di UBS non è però gratuito: la Confederazione vuole poter dire la sua in merito ai bonus e alle indennità di partenza che saranno versati dalla principale banca elvetica. La partecipazione dello Stato, sottolinea il DFF, è inoltre «limitata allo stretto necessario». A seconda delle condizioni di mercato e sulla base di criteri commerciali, sarà venduta non appena possibile a investitori privati.

Ricapitalizzazione per Credit Suisse

Credit Suisse, che finora aveva resistito alla crisi senza dover ricorre ad un aumento di capitale, ha dal canto suo annunciato un incremento della base di fondi propri di circa 10 miliardi di franchi, in accordo con la CFB. L’aumento di capitale avverrà tramite il fondo statale asiatico Qatar Investment Authority.

Credit Suisse ha parallelamente annunciato una perdita netta di 1,3 miliardi di franchi nel terzo trimestre 2008. Ai robusti risultati operativi nel settore della gestione patrimoniale si affianca una perdita prima delle imposte di circa 3,2 miliardi di franchi nel settore dell’investment banking, a cui hanno contribuito nuovi ammortamenti per circa 2,4 miliardi di franchi dovuti alla crisi finanziaria.

Gli aumenti di capitale di Credit Suisse e UBS, indica il DFF, rappresentano dei «passi da gigante verso il consolidamento dei fondi propri delle grosse banche elvetiche annunciato dalla CFB».

Il Consiglio federale e la BNS – prosegue il comunicato – adotteranno sempre tutte le misure necessarie per garantire la stabilità del sistema finanziario, il quale contribuisce in modo determinante allo sviluppo economico del paese.

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Più garanzie per i risparmiatori

Il governo ha inoltre incaricato il DFF di sottoporre, durante la sessione invernale, un messaggio alle Camere federali che abbia lo scopo di «rafforzare immediatamente la protezione dei depositanti».

Attualmente in Svizzera i depositi bancari sono garantiti fino a 30’000 franchi per persona, somma decisamente inferiore ad altri paesi (la Commissione europea ha ad esempio proposto di aumentare la garanzia da 20mila a 100mila euro).

Entro la fine di marzo del 2009 il DFF dovrà inoltre presentare al Consiglio federale «un progetto di revisione approfondita del sistema di garanzia dei depositi», si legge nel comunicato.

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Borsa di nuovo giù

Dopo l’annuncio del governo svizzero i titoli dei due giganti bancari elvetici hanno vissuto alla Borsa svizzera una giornata contraddistinta da alti e bassi.

Al rapido incremento dei corsi ha fatto seguito nel pomeriggio un calo dei corsi azionari delle due grandi banche svizzere. Alla chiusura UBS ha perso il 4,93% (19,09 franchi), mentre le azioni CS hanno fatto registrare un calo contenuto dello 0,87% (45,5 franchi).

La Borsa ha chiuso in calo del 3,26% a 5’718 punti. Dopo un’apertura in negativo, l’indice SMI ha recuperato fino a superare la linea, prima di perdere tutto nelle ultime due ore di contrattazioni.

swissinfo e agenzie

L’Associazione svizzera dei banchieri saluta il piano del Consiglio federale, definendolo «un buon segnale per ristabilire la fiducia».

Anche il Partito liberale radicale (centro-destra) sostiene, in grandi linee, le misure a sostegno del sistema finanziario nazionale. Esige tuttavia che sia esaminata la responsabilità di una politica aziendale sbagliata e che gli ex membri della direzione di UBS restituiscano perlomeno i bonus ricevuti negli ultimi anni.

Per l’Unione democratica di centro (destra nazional-conservatrice), il piano del governo è indispensabile. Seppur contrario di principio all’intervento statale nel mercato, il primo partito del paese ritiene che se UBS dovesse sparire, le conseguenze per l’economia sarebbero «intollerabili».

La stabilità del sistema finanziario svizzero è prioritaria, ribadisce il Partito popolare democratico (centro), il quale si felicita della proposta di aumentare le garanzie sui depositi bancari.

Di parere opposto i socialisti, che si dicono contrari all’iniezione di soldi pubblici in banche in difficoltà, senza contropartita. La Confederazione, auspica il PS, deve entrare nel capitale di UBS e disporre di una sorta di “diritto di sorveglianza”, ad esempio attraverso un seggio nel consiglio di amministrazione.

Infine, il presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze, Christian Wanner, si rammarica del fatto che «a pagare i danni sono i contribuenti, non i responsabili».

Il pacchetto di misure adottato dalla Svizzera è stato accolto positivamente dalla Commissione europea, la quale spera che «possa contribuire alla stabilizzazione dei mercati finanziari».

La Commissione non era stata informata delle intenzioni del Consiglio federale. Quest’ultimo, in quanto governo di un paese non membro dell’Unione europea, non era d’altronde tenuto a farlo, ha puntualizzato un portavoce della Commissione.

Anche il primo ministro britannico Gordon Brown, tra gli iniziatori del movimento di sostegno alle banche europee, ha salutato l’intervento di Berna. «Mi fa piacere che dei paesi al di fuori dell’UE seguano il nostro esempio».

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