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Cambiano chiesa i sans papiers “bernesi”

Una regolarizzazione di massa dei clandestini è comunque esclusa dal Consiglio federale Keystone Archive

È durata 8 settimane l'occupazione della chiesa evangelica di San Paolo, a Berna. Senza clamore i clandestini sono andati a Bethlehem.

I sans papiers – una ventina di persone senza documenti che chiedono la regolarizzazione della loro posizione – si sono trasferiti in una chiesa nel quartiere di Bethlehem, ha indicato un loro portavoce. Non avevano voluto far sapere in anticipo la loro nuova destinazione per ragioni di sicurezza e hanno quindi programmato il trasferimento con una certa segretezza.

Nella chiesa di San Paolo la permanenza si è svolta senza eccessivi problemi – una ventina di persone hanno pernottato regolarmente – e il trasferimento a Bethlehem, almeno fino a fine gennaio, sarà “sopportato” dal consiglio parrocchiale, ha detto il suo presidente Daniel Fischer.

Il Consiglio, in un comunicato, dopo aver richiamato “il messaggio di pace e di giustizia umana”, fa sapere che l’accoglienza temporanea non significa essere d’accordo con la richiesta principale dei senza documenti, ossia l’amnistia colletiva.

Il 24 novembre seimila persone avevano manifestato a Berna per i diritti dei “sans papiers”, in quella che è stata considerata la più importante dimostrazione di lavoratori irregolari, delle loro famiglie e di simpatizzanti mai avvenuta in Svizzera. La dimostrazione – autorizzata dalla polizia – era stata appoggiata da oltre 150 organizzazioni, tra cui anche il PS, il Partito ecologista e l’Unione sindacale svizzera.

Prima di occupare la chiesa di San Paolo, il gruppo di illegali aveva scelto quale dimora provvisoria la chiesa cattolica di Santa Maria.

La posizione del Governo

Il 27 novembre il Consiglio federale era tornato sulla questione, ribadendo che non intende cedere alle pressioni di una minoranza sul problema dei sans papiers. Dopo aver più volte sottolineato la propria opposizione all’adozione di una sanatoria collettiva degli illegali presenti sul suolo svizzero, il governo aveva respinto una serie di proposte parlamentari.

Il “niet” del Consiglio federale riguarda quattro proposte: l’adozione di contingenti speciali, la moratoria sui rimpatri, l’accettazione temporanea dei casi difficili e l’organizzazione di una tavola rotonda. Secondo il governo, l’attuale legislazione lascia sufficiente margine di manovra per esaminare i casi personali difficili.

Nonostante le ricorrenti occupazioni di chiese – con il benestare delle autorità religiose – ed edifici pubblici, il governo non intende mollare: una sanatoria collettiva dei clandestini non permetterà di limitarne, in modo efficace e duraturo, il loro numero in Svizzera. A tal proposito sono state citate le esperienze fatte in altri paesi europei.

swissinfo e agenzie

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