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Alla TV, gli oppositori del governo si sentono discriminati

La presidente della Confederazione Doris Leuthard ripresa dalla televisione mentre parla in una conferenza stampa.
È giusto che prima di ogni votazione popolare solo il governo svizzero possa illustrare le proprie raccomandazioni all'elettorato, parlando a ruota libera in "prime time" sui canali televisivi nazionali, oppure i comitati d'iniziativa e di referendum dovrebbero aver diritto alle stesse condizioni? Keystone

Il popolo è sovrano nella democrazia diretta svizzera. Ma non nei programmi televisivi nazionali dedicati alle votazioni federali. Qui il governo elvetico ha una postazione privilegiata. Dai banchi parlamentari ora c’è chi gli chiede di condividerla con i comitati d’iniziativa e di referendum.

È una consuetudine che risale al 1971: prima di ogni votazione federale, i ministri illustrano in tivù la posizione del governo sui temi di loro rispettiva competenza che sono sottoposti al verdetto popolare. Le loro allocuzioni sono trasmesse in prime time sui canali della Società svizzera di radiotelevisione (SSR) nelle diverse lingue nazionali.

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Per la parità e la pluralità

Questa prassi, secondo il deputato nazionale Roger GolayCollegamento esterno, è contraria alla Costituzione federaleCollegamento esterno, che prevede per radio e televisione il compito di riflettere “adeguatamente la pluralità delle opinioni”. Il rappresentante del Mouvement Citoyens Genevois (Movimento dei Cittadini Ginevrini, MCG, destra conservatrice), in una mozioneCollegamento esterno, rivendica perciò condizioni di parola analoghe per i comitati d’iniziativa e di referendum.

“Non rimetto per nulla in questione il fatto che il Consiglio federale esprima la sua opinione. Ma dato che è diversa da quella dei promotori di iniziative e referendum, sarebbe normale che anche costoro avessero la parola in condizioni equivalenti”, spiega Roger Golay.

Roger Golay
“La SSR offre un servizio pubblico e ha dunque un ruolo importante nel dibattito democratico delle opinioni”, sottolinea Roger Golay, deputato nazionale del Mouvement Citoyens Genevois. RTS-SWI

Secondo il deputato MCG, la parità di trattamento di “coloro che hanno fatto un enorme lavoro per consentire ai cittadini di esercitare la democrazia diretta, ossia i promotori di iniziative e referendum, è anche una questione di rispetto per il dibattito democratico”.

Non va dimenticato che le emittenti della SSR offrono sempre ai promotori di iniziative popolari e referendum tempi di parola equivalenti a quelli dei loro oppositori nell’ambito di dibattiti e programmi informativi.

Tuttavia Roger Golay obietta: “È una situazione molto diversa. I consiglieri federali parlano senza essere interrotti, senza essere tempestati di domande dei giornalisti. Si tratta di un intervento molto protocollare, carico di ufficialità e di simbologia. Per gran parte dell’opinione pubblica, il Consiglio federale rappresenta la saggezza. E quando si esprime, con la sua immagine, influenza i cittadini”.

Consentendo ai comitati d’iniziativa e di referendum di esprimersi nelle stesse condizioni, prima o dopo l’allocuzione governativa, si assicurerebbe ai cittadini “un’informazione più completa ed equilibrata” e un dibattito “veramente democratico”.

Rispetto dell’indipendenza radiotelevisiva

Raccomandando alla Camera del popolo di respingere la mozione, il governo afferma di non poter interferire nei programmi della SSR, proprio in virtù di quello stesso articolo costituzionale al quale fa riferimento Roger Golay. L’articolo 93, infatti, sancisce che “l’indipendenza della radio e della televisione nonché l’autonomia nella concezione dei programmi sono garantite”.

La SSR non sarebbe neppure più obbligata ad offrire lo spazio allo stesso esecutivo elvetico. In seguito all’entrata in vigore della revisione legislativa del 2007, non c’è più alcuna disposizione che glielo impone, ricorda il Consiglio federale.

Pochi minuti per più democrazia

Dal canto suo, Roger Golay è però convinto che se il governo domandasse alla SSR di prolungare il tempo a disposizione per dare la parola anche ai comitati di iniziativa e di referendum, l’ente radiotelevisivo acconsentirebbe. “È una trasmissione semplice, che dura pochi minuti per ogni votazione. Non mi sembra che sconvolgerebbe i programmi della SSR. Ne guadagnerebbe invece la democrazia svizzera”.

Il parlamentare aggiunge che “indubbiamente la SSR ha la sua autonomia sui programmi, ma la discussione democratica è possibile. Occorre la volontà di farla. Questa volontà sembra però mancare al Consiglio federale”.

No comment della SSR, la Camera deciderà

Interpellata in merito, la SSR non si esprime: ricorda semplicemente che, conformemente alle proprie linee direttive sull’attività pubblicistica, la SSR non commenta alcun atto parlamentare.

La mozione ha il sostegno del Gruppo dell’Unione democratica di centro, del quale egli fa parte nel parlamento federale. È inoltre stata sottoscritta da alcuni deputati di altri partiti. Roger Golay è fiducioso sulle probabilità di riuscire a convincere la maggioranza dei parlamentari, nonostante l’opposizione del governo. Il primo esame sarà prossimamente alla Camera del popolo.

Parità nell’opuscolo

Se per lo spazio in tv la questione resta aperta, i comitati d’iniziativa e di referendum possono cantare vittoria per una fonte d’informazione sulle votazioni ancora più importante: l’opuscolo delle spiegazioni, inviato a tutto l’elettorato con il materiale di voto. Dalla votazione del 23 settembre 2018, ai loro argomenti sarà accordato esattamente lo stesso spazio che a quelli del governo. Il cambiamento rientra nell’ambito del rinnovo del concetto graficoCollegamento esterno del noto “libretto con le spiegazioni del Consiglio federale”. Esso gode di grande popolarità: mediamente ad ogni scrutinio, circa l’85% indica di averlo utilizzato come fonte d’informazione.

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