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Convenzione delle Alpi: avanti l’Ue, ferma la Svizzera

La Convenzione vuole conservare la bellezza delle Alpi. Nella foto: la regione del Grimsel, in Vallese Keystone

L'Unione europea ha deciso di firmare il Protocollo sui trasporti della Convenzione delle Alpi. È l'ultimo membro della Convenzione a fare questo passo.

La Svizzera ha firmato il protocollo già sei anni fa, ma la ratifica non è ancora arrivata: in parlamento, la destra si oppone. Il dossier sarà ridiscusso in novembre.

L’Unione europea ha a lungo tentennato, ma alla fine ha deciso di firmare il Protocollo sui trasporti della Convenzione delle Alpi. Ancora in giugno, le opposizioni erano numerose. Una dichiarazione indicante che il protocollo rispetta la legislazione europea è stata decisiva.

Il Protocollo sui trasporti prevede la riduzione degli effetti negativi (per l’uomo ma anche per l’ambiente) che derivano dal traffico transalpino. Quindi va incrementato l’uso di vettori meno inquinanti, in particolare va sfruttata la ferrovia non solo per i trasporti a lunga distanza ma anche per la promozione del turismo.

In particolare, il trattato chiede di rinunciare alla costruzione di nuove strade transalpine. La costruzione di strade “intra-alpine” continua invece ad essere possibile, purché l’esame dell’impatto ambientale lo consenta. Inoltre deve essere provato che le esigenze in materia di trasporto non possano essere soddisfatte in altro modo.

Svizzera in ritardo

Con la decisione presa giovedì dall’Ue, il Orotocollo sui trasporti può fregiarsi della firma di tutti gli Stati che aderiscono alla Convenzione delle Alpi. La Svizzera, l’Italia, il Principato di Monaco e l’Ue non l’hanno però ancora ratificato.

Difficilmente la firma dell’Ue avrà un influsso sulla procedura svizzera di ratifica del Protocollo sui trasporti e degli altri otto protocolli aggiuntivi della Convenzione delle Alpi. I testi, contestati dalla destra, giacciono da cinque anni negli uffici del parlamento ma potrebbero tornare presto all’ordine del giorno.

Il dossier tornerà sul tavolo della Commissione dell’ambiente del Consiglio nazionale (camera bassa) durante la seduta del 20 e 21 novembre. Per il momento è però impossibile dire se ci saranno decisioni in merito.

Timori

La Svizzera ha firmato i protocolli già sei anni fa, persino otto in alcuni casi. Alla fine del 2001, il governo aveva chiesto al parlamento di ratificare i nove documenti, ma la destra si era opposta temendo ripercussioni per lo sviluppo delle regioni di montagna.

Per i liberali radicali (destra economica) e l’Unione democratica di centro (destra nazionalconservatrice), nella definizione della politica di sviluppo della regione alpina, i protocolli potrebbero dare eccessivo peso agli interessi ecologici a scapito di quelli economici.

I rappresentanti in parlamento dei cantoni, non sono entrati in materia. Prima di farlo, vogliono essere sicuri che i protocolli non siano in contraddizione col diritto svizzero e che dalla loro applicazione non risultino oneri o doveri supplementari per la Confederazione. In questo senso, hanno chiesto delle garanzie al governo.

Rapporto

Il Consiglio degli Stati ha inoltre approvato una mozione che invitava il governo alla redazione di un rapporto sullo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna e sui provvedimenti necessari in quest’ambito.

Il rapporto, stando alle indicazioni del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), sarà pubblicato dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) entro la prossima estate.

Nel 2005, l’ARE aveva già pubblicato un documento nel quale informava che i protocolli della Convenzione non violano il diritto svizzero. Secondo la deputata socialista Ursula Wyss «il rapporto non conterrà niente di più di quello che il Consiglio federale ha già dichiarato più volte».

Dall’altra parte dello scacchiere politico, l’Unione democratica di centro preferisce attendere la pubblicazione prima di esprimersi. Al centro, il presidente del Partito popolare democratico Christophe Darbellay ha dichiarato di aspettare il rapporto «con serenità».

Precursori che frenano

L’Iniziativa delle Alpi e la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (CIPRA) hanno definito la decisione dell’Ue « un buon segno per una politica dei trasporti transalpina». Le due associazioni invitano il parlamento a ratificare velocemente il Protocollo sui trasporti e criticano il fatto che la Confederazione non l’abbia ancora fatto malgrado sia tra i precursori di una politica dei trasporti sostenibile.

Dal canto suo, reagendo alla decisione dei ministri dei trasporti dell’Ue, il DATEC esprime soddisfazione: si tratta della prova della volontà di concretizzare il trasferimento del trasporto delle merci transalpino dalla gomma alla rotaia.

swissinfo e agenzie

La Convenzione sulla protezione delle Alpi riunisce otto paesi dell’arco alpino (Germania, Francia, Italia, Liechtenstein, Monaco, Austria, Slovenia, Svizzera) e l’Unione europea.

Firmata nel 1991, la Convenzione quadro mira alla salvaguardia dell’ecosistema e allo sviluppo sostenibile delle regioni alpine, sviluppo che deve prendere in considerazione gli interessi economici e culturali degli abitanti.

Per raggiungere questi obiettivi, i paesi aderenti alla Convenzione devono prendere delle misure adeguate in tredici settori, oggetto di protocolli d’attuazione.

Sono già stati elaborati nove protocolli: pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile; protezione della natura e tutela del paesaggio; agricoltura di montagna; foreste; difesa del suolo; turismo; energia; trasporti; composizione delle controversie.

I testi sono in vigore nella maggior parte dei paesi che aderiscono alla Convenzione. La Svizzera e l’Italia sono in ritardo con le ratifiche.

In cantiere ci sono altri quattro protocolli: qualità dell’aria; idroeconomia; popolazione e cultura; rifiuti.

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