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Le opere d’arte sopravvissute al terremoto

Una madonna di legno, danneggiata dal terremoto, nel deposito provvisorio di San Gregorio vicino a L'Aquila. Reuters

Il Ministero italiano dei beni e delle attività culturali ha individuato in Abruzzo 44 opere d'arte fortemente compromesse dal sisma, ma che potranno essere recuperate. Reportage da Fossa, dove la chiesa medievale di Santa Maria ad Criptas ha resistito in parte al terremoto.

Addossata all’alta rupe, la piccola chiesa, con l’austera semplicità della sua struttura architettonica, ha dovuto sfidare l’urto del terremoto. Ha resistito. Ma già all’esterno presenta ferite profonde, squarci nell’alto muro in pietra, le piccole colonne del portone leggermente ma visibilmente smosse, ed è scomparso il campanile.

La chiesa medievale, di origine cistercense, è quella di Santa Maria ad Criptas all’entrata del paese di Fossa. Contiene il più straordinario complesso di pittura medievale in Abruzzo. Un autentico gioiello dell’arte sacra.

La chiesa risale al XIII secolo. Fu visitata e ammirata anche da Dante Alighieri. Il sisma del 6 aprile ha rischiato di farne macerie. Ora la stanno rapidamente mettendo in sicurezza. Perché basterebbe un’altra scossa di una certa intensità per provocarne il collasso. Sarebbe una grande perdita per la cultura, non solo locale, non solo religiosa.

Per entrarci abbiamo dovuto chiedere una speciale autorizzazione del sindaco, e ci accompagnano due vigili del fuoco, anche questi “obbligatori”. Il primo impatto è davvero sorprendente.

Gli enormi dipinti su tutte le pareti, che riproducono soprattutto gli ultimi giorni del Cristo e varie fasi della vita della Vergine, sono di notevole bellezza, nella loro maestosa semplicità, nel tratto di semplice efficacia, nei colori che si alternano con straordinaria efficacia, nei diversi ma non contrastanti stili che, sotto il tetto completamente in legno, hanno coperto ogni centimetro delle pareti, in interventi proseguiti lungo un paio di secoli.

La chiesa ha retto bene

Aveva resistito meglio al terremoto di trecento anni fa, Santa Maria ad Criptas. Questa volta, la scossa ha provocato la parziale cancellazione di alcuni dipinti, e soprattutto una larga fessura sulla parete di destra.

“Ma tutto sommato – ci dice Fernando Nalli, dei vigili del fuoco di Frosinone – la chiesa ha retto abbastanza bene, il tetto in legno è stato un vantaggio…”, ma mentre parla arriva una scossa di assestamento, e tutti devono uscire precipitosamente.

Restauratori e operai sono impegnati in un lavoro rischioso, definito un’opera di pronto intervento. “Le scosse preoccupano, in questi primi giorni abbiamo dovuto sospendere più di una volta il lavoro e scappare fuori “, racconta Daniela Brandinu, una delle tre giovani restauratrici arrivate da Roma.

“Lavorare in queste condizioni non è certo l’ideale e non è nemmeno la regola, anzi è un fatto del tutto anomalo, eccezionale. Ma questo è un gioiello artistico, va assolutamente salvato, ecco perché lavoriamo nonostante qualche pericolo”.

Il primo intervento d’emergenza

All’interno della chiesa il lavoro riprende. Per terra, cassette piene di frammenti già accuratamente selezionati e che serviranno a ricomporre gli affreschi del Trecento danneggiati. Accuratamente ricoperto da vari strati di cellophane, c’è l’antico altare in pietra. In un angolo, la piccola campana: per evitare il crollo del tetto dell’abside danneggiata, hanno smontato il piccolo campanile.

Pazientemente, le restauratrici iniettano resina acrilica sui dipinti: “Serve a consolidare la pellicola pittorica, dove ci sono stati dei ‘ sollevamenti’ causati dal terremoto – spiega Daniela – ma questo è solo un intervento di emergenza, poi bisognerà fare un lavoro di restauro molto più vasto, radicale e approfondito”.

Il Ministero italiano dei beni e delle attività culturali ha già individuato 44 principali opere d’arte che in Abruzzo sono state fortemente compromesse dal sisma, ma che potranno essere recuperate. Per una spesa immediata di circa 50 milioni di euro.

Il museo bunker di Celano

Una parte dei capolavori recuperati e appartenenti a molte chiese lesionate è stata provvisoriamente sistemata in una sorta di “museo bunker” che si trova a Celano, a sessanta chilometri dal capoluogo abruzzese.

Anna Maria Reggiani è la direttrice generale dei beni culturali e paesaggistici della regione: “Spesso si tratta di recuperi effettuati in condizioni drammatiche nei giorni immediatamente successivi al terremoto”, racconta.

“Si trattava di mettere in salvo un patrimonio dell’arte locale, che è spesso arte religiosa. Basti dire che nella nostra regione ci sono circa cinquecento chiese, molte ospitano opere di pregio, e il nostro censimento di quelle da mettere in sicurezza continua, anche se sono passate quasi tre settimane dal sisma”.

Nel museo-rifugio delle opere recuperate c’è davvero di tutto: tele, crocifissi, statue, persino degli antichissimi confessionali. Ma ci sono capolavori che non si possono spostare. Come gli straordinari affreschi, anche di scuola benedettina, che lungo i muri della navata fanno di Santa Maria ad Criptas il più importante esempio di arte religiosa medievale degli Abruzzi.

Il giudizio universale

Una decina di operai stanno provvedendo al lavoro di puntellamento esterno: “Indispensabile per evitare altri crolli”, spiega il capo cantiere Pino d’Orazio.

“Per ora ci limitiamo a puntellarla con strutture in legno; ma presto dovremo passare alle strutture in acciaio: qui non c’è altra soluzione, in pratica dovremo ‘imbracarla’ completamente per evitare brutte sorprese”.

A una ventina di metri di distanza, l’ultranovantenne Felice e sua moglie seguono i lavori. Abitano quasi a ridosso della chiesa. Dicono di essersi salvati “per miracolo, come tanti qui attorno”, mentre anche Fossa ha la sua tendopoli, che ospita quasi 800 persone, su 1’200 che conta il paese.

Felice sembra tuttavia preoccupato soprattutto per la “sua” chiesa: “Da piccoli ci entravamo per giocare, e ai miei genitori il parroco aveva dato in custodia le chiavi. Erano tempi in cui a visitarla non veniva praticamente nessuno. E chissà se ora torneranno. Io non faccio che pregare: buon Dio non mandarci un altro terremoto altrimenti ti butta giù la chiesa”.

E, chissà perché, mi chiede se all’interno della chiesa ho visto l’affresco sul “Giudizio universale”.

swissinfo, Aldo Sofia, Fossa

Secondo le cifre fornite dall’ambasciata d’Italia a Berna, in Svizzera vivono circa 24mila abruzzesi.

Un decimo (2’860 persone) risiede in Ticino. Circa 150 famiglie provengono dalla provincia dell’Aquila.

Nella zona dell’Aquila sono registrati 104 svizzeri.

Le offerte possono essere effettuate sul conto postale della Catena della solidarietà 10-15000-6 con l’annotazione «Terremoto Italia», oppure direttamente via internet.

La Catena della solidarietà ha comunicato di aver finora raccolto 1 milione e 583’000 franchi per la ricostruzione nella regione (28 aprile). L’organizzazione ha inoltre inviato sul posto un delegato per definire le necessità più urgenti.

La raccolta di fondi, organizzata dalle associazioni di immigrati italiani in Svizzera, è coordinata dall’associazione “Terremoto Abruzzo” (CCP: 69-10314-2). Finora le donazioni hanno raggiunto 25 mila franchi. La raccolta continuerà sino a metà giugno.

Il governo Berlusconi ha annunciato il 23 aprile 2009 il piano della ricostruzione nelle zone terremotate. Sei miliardi e mezzo di euro per dare una nuova casa ad almeno 13 mila persone; 15 aree già individuate attorno all’Aquila su cui edificare i nuovi villaggi.

Chi ha perso irrimediabilmente la casa e vorrà ricostruirsene una riceverà 150 mila euro; per chi è costretto a ristrutturarla il contributo, sempre a fondo perso, sarà di 80 mila euro.

Uno sforzo imponente, soprattutto in tempi di recessione economica. E la promessa di agire rapidamente. Anche perché già questa fase di emergenza ha costi altissimi. Tre milioni di euro al giorno per assistere oltre cinquantamila sfollati.

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