Prospettive svizzere in 10 lingue

Giacometti: comunista, ma soprattutto libero

Alberto Giacometti arriva a Parigi nel gennaio del 1922, all'età di 21 anni. È in questa città che creerà l'essenziale della sua produzione artistica. Succession Alberto Giacometti Fondation Giacometti Paris ADAGP Paris

Un'esposizione al Musée de la Libération di Parigi mostra dei ritratti che l'artista svizzero fece di un celebre resistente comunista. È il riflesso di un anno "molto Giacometti", in Francia e altrove.

Dopo gli anni di guerra trascorsi in Svizzera, Alberto Giacometti rientra a Parigi nel settembre del 1945, dove ritrova il suo piccolo e ingombrato appartamento in rue Hippolyte-Maindron. “Dalla mia ultima lettera, mi sono successe talmente tante cose che mi hanno impedito di scriverle o di fare altro”, scrive l’artista grigionese alla futura sposa, Annette Arm. “Ho lavorato come mai nella mia vita. Da 15 giorni ho lavorato giorno e notte, e continuo a farlo. Non mi interesso a nient’altro e non leggo i giornali”.

Un amico, il poeta comunista Louis Aragon, lo presenta a Henri Rol-Tanguy, uomo del momento a Parigi. Eroe della Resistenza, responsabile delle Forze interne francesi (FFI) durante la liberazione della capitale, il colonnello Rol si presta volentieri alle interminabili sessioni di posa con lo scultore che, “sulle sue sedie scomode, proibiva il minimo movimento al colonnello”, precisa il Musée de la LibérationCollegamento esterno di Parigi che espone fino al prossimo 30 gennaio queste opere poco conosciute.

Testa su doppia base in gesso, 1946. Succession Alberto Giacometti (Fondation Giacometti Paris+ ADAGP, Paris) 2021

Tra l’artista spettinato, foulard annodato senza fronzoli sulla vecchia giacca con il collo alzato – ma comunque troppo ossessionato dalla sua arte per essere davvero “bohème” – e il giovane militare, c’è intesa. “Mi piace enormemente e ha una testa molto bella (…), il portamento dei giovani generali di Napoleone ed è vivace e intelligente”, scrive Giacometti ad Annette.

“Compagno di strada”

Nella Parigi d’allora, conviene essere comunista o gollista. Giacometti non ha la tessera del Partito comunista francese (PCF), ma il suo trascorso ne fa un “compagno di strada” rispettabile, come allora si definiscono gli intellettuali e gli artisti impegnati per “la causa”. È, da molto tempo, l’amico di Aragon, il poeta “ufficiale” e talentuoso del PCF, pronto a coprire tutti gli orrori dello stalinismo.

Prima della guerra, Giacometti aderisce all’Associazione degli scrittori e artisti rivoluzionari (AEAR) che riunisce allora i simpatizzanti del PCF. In una lettera a André Breton, suo mentore surrealista, scrive: “Ho fatto la mia parte di disegni per la lotta, disegni dal soggetto immediato, e penso di continuare. In questo senso, farò tutto quello che posso per servire nella lotta di classe”.

persona al telefono
Henri Rol-Tanguy nel posto di comando delle FFI in Piazza Denfert Rochereau, ricostruzione dopo la liberazione. Archives nationales, droits réservés.

In uno di questi disegni, descritto più tardi da Aragon, lo svizzero raffigurata con inchiostro blu “un soldato giapponese, un piede sul Giappone, l’altro sulla Cina, una spada curva in ogni mano, che minaccia la frontiera dell’Unione sovietica. Era un disegno destinato a essere mostrato durante una manifestazione, ma non ci abbiamo mai fatto nulla”, racconterà Aragon.

Piccole teste in gesso

Giacometti ha insomma dimostrato di essere abbastanza “rosso” per scolpire il profilo dell’eroe comunista. Ci si aspetta dunque un ritratto glorioso di Rol-Tanguy, pistola e bandiera rossa in mano. Ma Giacometti rimane fedele a sé stesso. Diventare l’artista ufficiale del regime è fuori discussione. Produce delle minuscole teste in gesso, montate su una base o solo appoggiate a un chiodo, le guance del colonnello spesso intagliate con colpi di coltellino.

Rol-Tanguy non è suscettibile. Giacometti “vi ‘frugava’ letteralmente la fisionomia. Avevo l’impressione che le sue mani, sul ritratto che stava realizzando, erano invece sul mio viso”, testimonierà in seguito.

Per Giacometti prima viene l’arte, poi la causa. Quando il partito progetta di erigere un monumento alla memoria dell’eroe e martire Gabriel Péri, lo svizzero riprende la figura filiforme dell'”Uomo che cammina” che declinerà a lungo in seguito. Questo provoca la collera e l’incomprensione dei comunisti che ci vedono piuttosto un reduce emaciato dei campi di sterminio nazisti.

Nel XIV arrondissement di Parigi, a due passi dal piccolo ma affascinante Istituto GiacomettiCollegamento esterno, a qualche lancio di pennello dall’atelier della rue Hippolyte-Maindron, di cui non resta che una lastra commemorativa, il Musée de la Libération di Parigi propone, nei suoi seminterrati, la visita al rifugio in cui Rol-Tanguy ha pianificato la vittoria francese e alleata.

Persone
Alberto e Annette Giacometti nel loro studio parigino, 1951. Succession Alberto Giacometti (Fondation Giacometti Paris+ ADAGP, Paris) 2021 / Photo: Alexander Liberman 

Un’estate Giacometti

Giacometti, cripto-comunista, Giacometti, egitto-maniaco, l’uomo di Stampa e la sua famiglia, Giacometti opere complete fotografate da Peter Lindbergh, eccetera. Difficile percorrere gli sconfinati luoghi d’arte, in Francia e altrove, senza incontrare l’uomo della Val Bregaglia. Alla Fondazione MaeghtCollegamento esterno a Saint-Paul de Vence, al Forum Grimaldi di Monaco, all’Istituto Giacometti di ParigiCollegamento esterno, ma anche a Porto: l’estate e l’autunno sono stati all’insegna di Giacometti, spesso con record di pubblico. Il giornale Le Monde vede un “ritorno in stato di grazia” dell’artista, dopo anni caratterizzati dalle riserve degli specialisti nei confronti di un uomo sospetto poiché troppo…. libero.

“Giacometti è molto apprezzato dal grande pubblico”, indica Catherine Grenier, direttrice della Fondazione Giacometti e biografa dell’artista, “forse perché non ha cercato l’onore, il lusso o i viaggi, ma ha al contrario dato prova di grande semplicità. Chiunque poteva andare nel suo atelier, era spesso al bar e la gente poteva parlargli molto facilmente. È questo stile di vita semplice che lo rende un punto di riferimento”.

Grazie alla Fondazione Giacometti che presta sempre più opere ai musei, “il pubblico può scoprire l’ampiezza del suo lavoro, del quale conosciamo soprattutto finora l”Uomo che cammina'”, aggiunge Grenier.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR